Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha preso parte alla presentazione del libro “Scampoli di luce”, opera di Domenica Pirilli. La bellezza della poesia ha, dunque, riempito la sala “Gilda Trisolini” di Palazzo Alvaro, nel corso di un confronto con l’autrice che ha coinvolto anche il filosofo, storico e giornalista Gianfranco Cordì.
«La sede della Città Metropolitana – ha sottolineato il sindaco nel suo intervento – si conferma come punto di incontro per la comunità su temi di carattere artistico e culturale. Sempre più, è diventata la casa dei cittadini nel senso autentico della parola».
Entrando nel merito dell’opera di Domenica Pirilli, Falcomatà ha esaltato l’animo di chi racconta la società in versi: «Per scrivere poesie serve qualcosa in più perché non basta l’esilio per definirsi poeta. Serve un’intimità maggiore, quella sensibilità favorita da una visione, da un’attenzione alle cose che fanno parte di un mondo esterno e che un poeta porta nel proprio mondo rielabolendola e restituendola agli altri secondo il proprio punto di vista».
«Domenica Pirilli – ha affermato – dedica, per esempio, uno dei suoi componimenti al tema della violenza sulle donne, riuscendo a unire il bisogno di sicurezza a un senso di protezione più intimo e meno collegabile a un aspetto normativo. Così, mentre la società si è incattivita, chi ha un animo romantico ha necessità di raccontare ciò che di bello e buono ancora esiste e resiste intorno a noi. Questa raccolta, quindi, credo sia un vero inno al futuro».
«Chi scrive – ha aggiunto Falcomatà – vuole lasciare qualcosa proprio perché crede nel futuro ed una raccolta di poesie è una dichiarazione d’amore nei confronti di una società dell’avvenire che, magari, sia meno aspra di adesso».
«La giornata di oggi – ha concluso il sindaco – rappresenta un pomeriggio un po’ fuori dal mondo rispetto a ciò che viviamo nell’attualità. Oggi, anche scrivere una poesia è un qualcosa che appartiene ad un’altra epoca, come scrivere una lettera. In tempi in cui anche l’intelligenza diventa artificiale, possiamo tranquillamente affermare che sarà difficile pensare ad un algoritmo in grado di elaborare una poesia. Almeno nel presente, nessuna macchina può essere capace di indagare l’universo dell’animo umano così come sa fare un poeta».
