Oltre un centinaio di persone presenti in sala e 5.500 contatti online. Sono i numeri significativi dell’iniziativa promossa dal comitato civico “La cura” nella sala riunioni del ristorante Jure Cafè di San Giovanni in Fiore, dove lo scorso venerdì 23 maggio sono state presentate le proposte per la riconfigurazione degli ospedali montani calabresi di San Giovanni in Fiore (Cs), Acri (Cs), Serra San Bruno (Vv) e Soveria Mannelli (Cz). Per la prima volta. delle rappresentanze delle quattro realtà montane si sono incontrate per convergere nella stessa direzione, al punto da riconoscersi in un comitato unitario, con il nome simbolico “La cura”.
Si è trattato di incontro partecipato e sentito, a riprova di quanto il tema dell’assistenza sanitaria nelle aree interne e montane della Calabria sia oggi tra le priorità più avvertite dai cittadini, stanchi di promesse disattese e di una politica sanitaria regionale che da anni penalizza i territori periferici.
Sono intervenuti Silvio Tunnera (associazione L.A.C.A. di Acri), Alessandro Sirianni (presidente del Comitato civico per l’ospedale del Reventino e moderatore dell’incontro), l’avvocato Caterina Perri (moglie di Serafino Congi, deceduto il 4 gennaio scorso in ambulanza), il docente e meridionalista Giovanni Iaquinta e il giornalista Emiliano Morrone. È intervenuto telefonicamente anche Rocco La Rizza, esponente del Comitato per l’ospedale di Serra San Bruno.
Sirianni e Tunnera hanno illustrato le ragioni dell’iniziativa e il metodo che la sostiene: i quattro ospedali montani calabresi presentano la stessa configurazione strutturale e insistono su territori con identici bisogni assistenziali. Da qui la scelta di unire le forze per una battaglia comune, volta a ottenere, già a normativa vigente, l’attivazione della Chirurgia generale con degenza e Terapia intensiva, l’Ortopedia, la Cardiologia ospedaliera e altri servizi tipici dell’Ospedale generale o addirittura dello Spoke. «Non servono fantasie, ma volontà politica», è stato detto con forza.
Rocco La Rizza ha rilanciato la proposta fondativa del comitato: dotare ciascuno dei quattro Comuni di almeno un ospedale generale, per contrastare lo spopolamento e garantire l’eguaglianza di diritti tra cittadini. L’assistenza ospedaliera in montagna – ha rimarcato – non può essere residuale né considerata un lusso.
L’avvocato Perri ha espresso indignazione per la mancanza di trasparenza da parte dell’Asp di Cosenza, che a quasi cinque mesi dalla morte del marito, Serafino Congi, non ha ancora reso pubbliche le conclusioni dell’inchiesta interna avviata nello scorso gennaio. Ha inoltre denunciato l’insensibilità di alcuni sanitari dell’ospedale di San Giovanni in Fiore, in merito alle modalità del soccorso e alla mancata tempestività nel trasferimento del marito con un medico a bordo dell’ambulanza.
Nel suo intervento molto applaudito, Giovanni Iaquinta ha invitato a superare le divisioni, i protagonismi e le strumentalizzazioni politiche, richiamando l’urgenza di una proposta condivisa e concreta per la riqualificazione della sanità montana. Ha lanciato l’idea della fusione amministrativa dei Comuni di San Giovanni in Fiore, Castelsilano, Cerenzia, Caccuri, Savelli e Cotronei, per migliorare l’accesso ai servizi sociosanitari. Ha inoltre suggerito di valutare la possibilità, per San Giovanni in Fiore, di tornare sotto la competenza dell’Asp di Crotone.
Sulla vicenda di Congi è intervenuto anche Emiliano Morrone, che ha ribadito delle domande sulla gestione del caso da parte della Centrale operativa del 118 e ha chiesto formalmente alla direzione generale dell’Asp di Cosenza di pubblicare gli esiti dell’indagine interna, nel rispetto della verità e della cittadinanza. Morrone ha poi ricostruito le cause strutturali del degrado sanitario in Calabria, risalendo ai vincoli europei del Patto di stabilità, del Fiscal Compact e al Piano di rientro dai disavanzi, evidenziando l’ipocrisia di un sistema che consente sforamenti per acquistare armi ma non per costruire o potenziare ospedali. Peraltro, Morrone si è congratulato con il giornalista Mimmo Famularo per un suo articolo molto critico sul comportamento della politica calabrese, tutta, riguardo all’organizzazione e alla gestione, negli anni, della sanità regionale.
Morrone ha presentato la proposta strategica del comitato “La cura”: trasformare gli ospedali montani di San Giovanni in Fiore, Acri, Serra San Bruno e Soveria Mannelli in strutture moderne, sul modello dell’ospedale di Sondalo, in provincia di Sondrio, dotate di tutte le unità operative indispensabili. È una proposta che va oltre le rivendicazioni frammentarie dei singoli comitati locali. Il giornalista ha inoltre avanzato la proposta di istituire un’Azienda ospedaliera unica per le aree montane, progetto sul quale stanno già lavorando i tecnici del comitato “La cura”, coordinati dal dottor Tullio Laino.
L’iniziativa, con un intervento dal pubblico di Riccardo Allevato in rappresentanza del Comitato cittadino Sila Salute Bene Comune, è servita per fare chiarezza e invitare alla coesione sulla base di una proposta coraggiosa. Il comitato civico “La cura” annuncia che proseguirà con la propria attività informativa e propositiva nei prossimi mesi. Si sta valutando anche l’avvio di una raccolta firme per la fusione tra San Giovanni in Fiore e i Comuni limitrofi, come premessa a una nuova visione per i territori montani.
Il segnale è chiaro: le comunità montane non intendono più restare in silenzio. La sanità pubblica non è una concessione, ma un diritto. E difenderlo, oggi, significa costruire il futuro.