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Scioglimento dei Comuni per mafia, il Governo pensa alla modifica della norma: “Commissariamento non funziona”

Alla riunione del Cdm convocata in tarda serata non era presente inizialmente il ministro dell’Economia Giorgetti, impegnato a completare le tabelle sulla legge di Bilancio. E allora prima della manovra il Consiglio dei ministri di ieri sera si è occupato di un’altra materia: è stato il ministro dell’Interno, Piantedosi, a introdurre la discussione che ha poi portato l’esecutivo a deliberare “lo scioglimento dei consigli comunali di Cosoleto (Rc) e Anzio (Rm) e l’affidamento della gestione degli enti a commissioni straordinarie appositamente nominate, per un periodo di diciotto mesi”. E ad affidare inoltre “a una commissione straordinaria, per diciotto mesi, anche la gestione del Comune di Nettuno (Rm), il cui Consiglio comunale è stato già sciolto il 30 giugno 2022, in quanto non ha approvato il rendiconto di gestione del 2021”. Ma la postilla del responsabile del Viminale, secondo quanto si apprende, è stata eloquente. Non posso fare altro che applicare la legge ma bisogna aprire una riflessione perché questo meccanismo non funziona, è stato il ragionamento di Piantedosi che ha illustrato una relazione dettagliata del motivo per cui si è deciso di commissariare i comuni di Anzio e Nettuno.

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Al dibattito durato quasi un’ora si sono ‘iscritti’ in tanti. Il fatto è che molti comuni vengono commissariati e poi tornano ad esserlo a distanza di anni, e’ il ‘refrain’. Per di più nessuno ‘paga’. E allora occorre rivedere il sistema, sostengono i membri dell’esecutivo.

Ad intervenire sono stati il ministro per gli Affari europei, Fitto, quello per la Protezione civile e per le Politiche del mare Musumeci che ha ricordato l’esperienza dei comuni sciolti in Sicilia.

Il vicepremier Tajani ha osservato come occorra fare attenzione ad alcuni comuni nei quali vengono mandati esponenti della criminalità in confino. Piantedosi ha sottolineato però che spesso si tratta di una malavita stanziata sul territorio difficile da ‘estirpare’.

Sulla necessità di ripensare alle norme sul commissariamento dei comuni si sono espressi in molti nella riunione del Consiglio dei ministri. Il responsabile della Difesa Crosetto, per esempio, ha osservato come in un comune del Piemonte ‘colpito’ in passato dal commissariamento, una multinazionale decise di non investire più. Mentre il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità nazionale, Lollobrigida, ha sottolineato come il tema deve essere approfondito perché, spesso, il commissariamento arriva in comuni che poi soffrono in alcuni settori, come il turismo. Nessun dubbio da parte degli esponenti di governo sulla linea dura da adottare in presenza di situazioni nelle quali si verificano infiltrazioni mafiose o comunque criminali.

Lo stesso presidente del Consiglio Meloni, secondo quanto viene riferito, si è detto concorde sull’eventualità di analizzare gli strumenti normativi a disposizione.

Nessuna ‘ricetta’ sul tavolo per il momento, l’argomento è stato rinviato anche perché all’incontro di ieri non era presente il ministro della Giustizia Nordio.

Lo scioglimento per infiltrazioni della criminalita’ organizzata è stato introdotto nel 1991 ed è ora disciplinato nel Testo unico degli enti locali. Si tratta di una misura di prevenzione straordinaria che si applica quando esiste il reale pericolo che l’attività di un comune o di un’altra amministrazione locale sia piegata agli interessi dei clan mafiosi. Al fine di accertare il condizionamento delle organizzazioni criminali sull’ente locale, il ministro dell’Interno nomina un’apposita commissione di indagine prefettizia che svolge un approfondito esame dell’attivita’ amministrativa, analizzando anche gli esiti delle indagini giudiziarie sui gruppi criminali presenti sul territorio e gli eventuali provvedimenti adottati nei confronti di amministratori locali e dipendenti. Il prefetto poi trasmette le conclusioni di questo lavoro e poi il titolare del Viminale decide se archiviare oppure sottoporre la proposta di scioglimento al consiglio dei ministri che delibera nel merito. Il decreto di scioglimento comporta la cessazione dalla carica di tutti i titolari di cariche elettive, la risoluzione degli incarichi assegnati a dirigenti e consulenti e l’affidamento dell’intera gestione dell’ente locale ad una commissione straordinaria, che dovrà adottare tutti i provvedimenti necessari per il pieno ripristino della legalità.

La maggior parte dei commissariamenti avviene in Calabria, Campania e Sicilia. (AGI)

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