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Processo Bergamini, depone il giornalista Milicchio: “Procuratore Abbate parlò esclusivamente di suicidio”

Udienza oggi in Corte d’Assise a Cosenza per il processo sulla morte di Donato Bergamini, il calciatore del Cosenza, originario di Argenta (Ferrara), morto il 18 novembre del 1989, a Roseto Capo Spulico. Unica imputata è Isabella Internò, ex fidanzata del calciatore, accusata del reato di omicidio volontario, in concorso con ignoti.

Oggi ha deposto Giuseppe Milicchio, giornalista, che all’epoca dei fatti collaborava con il Cosenza Calcio. “Mi sono occupato giornalisticamente della morte di Bergamini.

Ero presente – ha detto Milicchio – alla trascrizione di un’intervista telefonica fatta in Rai, dopo la morte di Bergamini al dottore Abbate, procuratore dell’epoca, e ricordo che non formulò dubbi e parlò esclusivamente di suicidio, perché le dichiarazioni della Internò e del camionista coincidevano. Successivamente – ha aggiunto il teste – andai sul posto per fare delle riprese televisive, ma sopraggiunsero i carabinieri che mi vietarono di fare le riprese.

Riuscimmo lo stesso a fare una camera-car e constatai che la caserma dei carabinieri era più vicina del bar. Valutai come lacunosa la valutazione dei fatti.

Dopo qualche giorno ebbi un incidente e al mio rientro la notizia si era sgonfiata e per tutti, anche per la società, si era trattato di un suicidio”. Il pm Luca Primicerio ha chiesto l’acquisizione del nastro registrato dal giornalista, ancora in suo possesso.

Per altri due testi, Spagnuolo e Speziale, sono state acquisite le dichiarazioni. Per la Parte civile, rappresentata dall’avvocato Fabio Anselmo, l’udienza è “stata proficua perché il teste ha inserito un nuovo elemento a seguito del suo sopralluogo dell’epoca, vale a dire che la caserma dei carabinieri era più vicina del bar di Infantino, dove fu accompagnata la Internò e dunque, non si capisce perché non fu condotta in caserma per le telefonate.

Il teste poi ci ha parlato di un’intervista di Abate, completamente forviante perché difende la tesi Internò in barba a quelli che erano gli interessi di allora del Cosenza e questo fa riflettere. Abate difende la tesi Internò – ha aggiunto il legale – che non era sostenibile e da qui nasce tutto, anche i depistaggi avviati fin dai primi atti che appartengono alla cronaca di questo processo”. Si tornerà in aula il prossimo 24 febbraio.

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