I colori sono un abbraccio di dolcezza e di speranza, in uno spazio libero dai pensieri dove far galleggiare solo ritrovato, e mai perso, amore. Uno spazio senza confini, per genitori e figli che si ritrovano nella “Casa di Nemo”, nel Centro sociale di via Salemi, nel quartiere Aranceto.
Dopo la prima esperienza avviata con un precedente progetto biennale, lo spazio neutro gestito dal Centro Calabrese di Solidarietà Ets entra in una nuova fase: un potenziamento strutturale e operativo che sancisce il passaggio da un’iniziativa sperimentale a un presidio stabile e riconosciuto per la città di Catanzaro e per tutte quelle famiglie che vivono momenti di fragilità nelle relazioni genitoriali.
Un’evoluzione che nasce grazie alla collaborazione con i Servizi sociali del Comune di Catanzaro e viene formalizzata dal protocollo operativo siglato il 22 settembre 2025 tra il sindaco Nicola Fiorita e la presidente del Centro, Isolina Mantelli, documento che disciplina obiettivi, funzioni e modalità di accesso a uno spazio pensato per tutelare i bambini e accompagnare gli adulti nel recupero della relazione familiare.
Il progetto, sviluppato nell’ambito di “Dignitas – La voce dei bambini, al centro del sistema”, prosegue dunque con una forma più ampia e strutturata, in linea con le normative nazionali che regolano gli interventi di “spazio neutro” (Legge 285/1997, Legge 149/2001, Legge 54/2006, Riforma Cartabia) e con le indicazioni contenute nelle convenzioni internazionali sui diritti dell’infanzia.
La “Casa di Nemo” è molto più di uno spazio fisico: è un ambiente in cui genitori e figli – soprattutto nei casi in cui non convivono – possono incontrarsi in modo protetto, osservato o facilitato, accompagnati da un’équipe multidisciplinare specializzata.
L’obiettivo è chiaro: ricucire legami interrotti, riparare relazioni ferite, restituire ai bambini il diritto fondamentale di mantenere un rapporto sereno con entrambi i genitori.
Non è un nuovo inizio, ma un’evoluzione naturale di un percorso che ha già dato risultati significativi, sottolineano dal Centro calabrese di solidarietà Ets: l’obiettivo è rafforzare ciò che ha funzionato, estendendo l’esperienza a un numero maggiore di famiglie e territori e rendendo il servizio sempre più integrato con il sistema pubblico di welfare locale.
Il servizio si basa su un modello di intervento fondato sulla prossimità, sulla collaborazione istituzionale e sulla tutela del minore, come previsto dal protocollo: l’accesso avviene su segnalazione dei Servizi sociali comunali, su indicazione del Tribunale o in presenza di specifici provvedimenti della magistratura civile.
La presidente del CCS Ets, Isolina Mantelli ha evidenziato la natura profonda dello spazio neutro:
«È uno spazio che in passato aveva subito una sospensione, ma che ora è stato potenziato perché lo riteniamo particolarmente importante. In molte famiglie qualcosa si è rotto: si è incrinata la relazione tra i genitori, che invece di continuare a svolgere il loro ruolo si trovano a combattere una guerra, mettendo spesso i bambini in mezzo al conflitto».
E ancora: «L’idea dello Spazio di Nemo nasce proprio per questo: restituire ai bambini la possibilità di avere entrambi i genitori e di poter condividere con loro questa ricchezza affettiva. “Spazio neutro” significa che non è un luogo che prende le parti di qualcuno: se esiste una parte da tutelare, quella è del bambino. Ci auguriamo per ogni bambino un grande acquario in cui possa nuotare liberamente».
A spiegare nel dettaglio le funzioni e le prospettive del servizio è Luigia Barone, referente della “Casa di Nemo”: «Questo Open Day presenta il potenziamento della Casa di Nemo, già attiva da qualche anno e gestita dal Centro Calabrese di Solidarietà. È uno spazio neutro volto a facilitare gli incontri tra bambini e bambine che non convivono con almeno un genitore, un luogo dove – quando esistono le condizioni – si punta a ricostruire la relazione genitore–figli».
Barone ha chiarito i diversi livelli di intervento: «Lo spazio neutro può essere osservato, facilitante o protetto. In quest’ultimo caso gli incontri vengono attivati su richiesta del Tribunale Ordinario. Lo spazio è stato costruito nel rispetto dei protocolli del CISMA e delle linee guida nazionali, ed è gestito da un’équipe specializzata, costantemente aggiornata anche attraverso il confronto con servizi analoghi in tutta Italia».
Un progetto fondato sulla qualità più che sulla quantità: «Qui si realizza veramente l’interesse del minore: un’opportunità perché i bambini possano sentirsi accolti e mai costretti. E per i genitori è un’occasione per mettersi in gioco nella propria genitorialità. Abbiamo coinvolto l’Ordine regionale degli assistenti sociali e tanti servizi territoriali: il territorio piano piano risponde, e questo luogo è stato pensato anche per essere bello, accogliente, perché tutti potessero sentirsi a casa».
Tra i partner che hanno reso possibile il progetto c’è anche Intesa Sanpaolo, che ne ha finanziato la realizzazione. Il responsabile d’area Salvatore Madia, con il direttore della filiale di Catanzaro Lido Giuseppe Aiello, ha dichiarato: «Siamo pronti a sostenervi: siamo contenti di aver finanziato questo intervento, così come abbiamo già fatto in passato, e siamo disponibili a valutare concretamente anche le proposte future. Non si tratta solo di un intervento sociale, ma di un investimento per il territorio. L’obiettivo è restituire al territorio ciò che la banca raccoglie attraverso le proprie attività di lucro diffuse ovunque. Nel caso specifico di Catanzaro, si tratta di un intervento già sperimentato che ha prodotto reciproca soddisfazione».
La “Casa di Nemo” è attiva ogni lunedì, martedì e giovedì dalle 15 alle 19, con accesso gratuito su appuntamento. È un luogo pensato per accogliere situazioni che richiedono incontri osservati, protetti o mediati da operatori e operatrici professionisti, come previsto dal protocollo sottoscritto tra Comune e Centro Calabrese di Solidarietà Ets.
Un luogo dove ogni incontro rappresenta un passo verso la ricomposizione dell’identità familiare, e dove il lavoro condiviso tra istituzioni, professionisti e comunità diventa un vero atto di cura. Perché la cura, come dimostra la “Casa di Nemo”, non è solo un gesto individuale: è un impegno corale, capace di restituire speranza ai legami più fragili.
