di Daniela Liconti – Maria Pia Mazzitelli, ex Archivio di Stato, direttrice dell’Archivio diocesano, da quattro anni funzionario della Biblioteca Comunale Pietro De Nava chiamata a riordinare il Fondo Umberto Zanotti Bianco, oggi completato e pubblicato sul sito degli Archivi Novecento del Senato della Repubblica. Il metodico lavoro di riordino e catalogazione ha fatto emergere preziosissimi volumi, manoscritti, incunaboli e documenti della nostra storia passata a contemporanea, stimolando il bisogno di divulgare alla città il patrimonio librario che non sa di possedere. Conoscere è il primo passo verso la tutela e il rispetto del bene comune.
L’esperienza alla Biblioteca De Nava ha spalancato le porte ad un piccolo tesoro conosciuto solo a studiosi ed esperti. Quanto la catalogazione influisce nella diffusione di un patrimonio che dà lustro alla città e nella sua tutela?
Non avendo una competenza specifica, ho frequentato corsi di biblioteconomia per poter essere nelle condizioni di procedere a un lavoro scientifico di catalogazione, di cui ora sono la responsabile. Il patrimonio della Biblioteca include documenti e fondi ma anche raccolte librarie di enorme pregio. La parte antica comprende anche l’ampio e importantissimo Fondo Sandicchi (ndr Pasquale Sandicchi, bibliofilo) ma anche volumi e documenti non catalogati di rilevante valore storico-culturale. Una parte di questi testo patrimonio non era inserito nel sistema bibliotecario nazionale Opac ma catalogata su supporti cartacei; l’altra era conservata negli armadi compattati del deposito senza alcun ordine, probabilmente giunta da donazioni, acquisizioni o in seguito alla soppressione degli ordini religiosi. Testi meravigliosi che spero di poter inserire tutti nel sistema perché catalogare significa rendere tracciabile il patrimonio e la parte antica evitando eventuali sottrazione. Mi sto battendo perché gli impiegati della Biblioteca possano partecipare a questi corsi in modo da avviare un lavoro sistematico e poter procedere in autonomia.
L’ultimo inserimento in ordine temporale ha riguardato la vasta e bellissima donazione Attisani, che include testi di archeologia, esoterismo, storia delle popolazioni mentre la biblioteca dell’ingegner Domenico Spanò Bolani va ancora catalogata e inserita in Opac per essere resa fruibile anche attraverso il prestito interbibliotecario. Solo così è possibile conseguire una conoscenza diffusa dell’effettiva entità del patrimonio in custodia. Insisto nella formazione per potermi dedicare alla catalogazione del libro antico, che è il filone più importante e prezioso. In assenza di risorse, moltissimo è basato sulla fondamentale presenza dei volontari e molto spesso chiedo alle persone che hanno competenza e buona volontà di darmi una mano: la biblioteca è un bene di tutti e va salvaguardata e valorizzata.
Che tipo di supporto avete dalle amministrazioni?
Nessuno. Da luglio abbiamo problemi di rete e da 25 giorni siamo senza collegamento internet. In questo momento, vista la condizione della città, cerchiamo comunque di fare il nostro lavoro basandoci sulle nostre forze e le nostre competenze. Il Maggio dei libri che ha avuto come tema la Prima guerra mondiale, organizzato qui in anticipo di un anno sulle celebrazioni del centenario assieme ad Anassilaos, Italia Nostra e Università per Stranieri, è stato particolarmente innovativo. Mettendo insieme la collezione privata di un appassionato che ha conferito reperti e documenti, i bellissimi testi rinvenuti nei nostri archivi e soprattutto i due fondi di Umberto Zanotti Bianco e di Giuseppe De Nava, che includono interessantissimi documenti inediti, abbiamo realizzato una mostra e un ciclo di conferenze che hanno visto la collaborazione gratuita di studiosi e docenti dell’Istituto superiore di Scienze religiose, Università per Stranieri, Italia Nostra e Anassilaos. Siamo riusciti a realizzare tutto senza fondi perché credo che in questo momento di impasse della città, il volontariato sia un bene prezioso, una risorsa insostituibile per colmare le lacune e le responsabilità istituzionali. Le conseguenze di questo immobilismo, in particolare nell’ambito della cultura, sono enormi. Abbiamo una biblioteca, a mio parere tra le più importanti della Calabria, che sta faticosamente mantenendosi nel circuito ma che certo va potenziata con risorse umane competenti e specializzate, con risorse strutturali vedi la mediateca, ad oggi inutilizzabile, non solo per il collegamento in rete ma soprattutto per la consultazione digitale online dei testi antichi conservati. Il primo passo è, come già detto, la catalogazione e immissione su Opac di tutti i fondi antichi, cui seguono le attività di promozione e valorizzazione del patrimonio. In questa direzione vanno tutte le iniziative che promuoviamo e quelle di associazioni che ci sostengono organizzando eventi nella villetta De Nava, abitazione del ministro donata alla città perché diventasse biblioteca che oggi periodicamente si trasforma in un polo museale-punto d’incontro molto piacevole.
Come si concilia tutto questo con la tanto sbandierata vocazione turistica della città?
Se è davvero così, bisogna creare una rete museale e riaprire il Museo archeologico, il Piccolo Museo San Paolo, il Museo dello strumento musicale, portare a compimento il Museo Civico e soprattutto riaprire la Pinacoteca, che conserva opere di notevole pregio. Le speranze sono tantissime così come la passione delle persone, senza la quale non si farebbe nulla, ma facciamo tanta fatica da soli a rientrare nel circuito dell’offerta culturale della città. Lo stesso vale per l’Archivio diocesano, che conserva un pregevole fondo pergamenaceo oggi inserito in un portale europeo gestito da un consorzio di archivi ecclesiastici. Ma ci sarebbe ancora tanto da fare e investire per diffondere la conoscenza del patrimonio esistente ed offrire questo ulteriore servizio alla città. Sarebbe importante istituire una rete tra le biblioteche cittadine che ad oggi non esiste, gestire via web tutti gli istituti culturali sia come comunicazione che come riordinamento e fruizione, e ancora potenziare le risorse umane, che siano qualificate o messe nelle condizione di accedere ad una formazione specifica e informatica. Nonostante la buona volontà dei nostri operatori interni, nessuno di loro è stato sostenuto nell’acquisire delle qualifiche: bisogna investire risorse per rendere il personale all’altezza di gestire il bene culturale. Nella fattispecie, intendo non solo capace di procedere ad una catalogazione, ma anche ad attività di valorizzazione del bene; ecco allora i contatti con le scuole e l’interazione con altri poli del territorio regionale e statale. Ci auguriamo che il sindaco eletto capisca che bisogna dare una certa priorità al patrimonio dei beni culturali, maggiormente se si intende puntare sul turismo, senza nulla togliere a tutti gli altri ambiti che hanno valenza indiscutibile in un momento di crisi come questo. E che capisca che la cultura è un notevole investimento con ampie ricadute e benefici. Abbiamo già delle bellissime realtà, basta solo metterle a regime. Nel nostro piccolo ospitiamo iniziative quali i laboratori di lettura e scrittura dell’associazione Pietre di scarto, che ha portato in biblioteca la scrittrice armena Antonia Aislan, informata del fatto che il fondo Zanotti Bianco custodisce il manoscritto inedito di Nazariantz sulla strage degli Armeni, tema del suo libro “La masseria delle allodole”. E’ rimasta entusiasta della nostra biblioteca. Grazie a loro verrà anche lo scrittore Eraldo Affinati con il suo “Vita di vita”; un gruppo di pediatri ci ha proposto un’attività per bambini da zero a sei anni con l’associazione”Nati per leggere”, che opera a livello nazionale e coordina laboratori di lettura per abituare i piccoli al rapporto con il libro e stimolare il piacere di leggere; assieme al professore Pasquale Amato, presidente del premio Nosside, organizzeremo degli incontri su tutti quei popoli che hanno subìto gli esiti del trattato di Parigi, traendo spunto dalla vasta documentazione sulle politiche delle nazionalità post Prima guerra mondiale conservato nel fondo Zanotti Bianco. In assenza di fondi, non possiamo stare fermi, dobbiamo dare risultati, offrire un prodotto e ci si organizza come si può, ma ogni cosa è limitata alla disponibilità delle persone. In queste condizioni siamo operativi al 10%.
Reggio al bivio: quali le prospettive di crescita anche grazie alla cultura?
Intanto si potrebbe fare moltissimo per la formazione. Sarebbe vitale organizzare in loco dei corsi di formazione specifici – di catalogazione, di biblioteconomia, di archivistica ecclesiastica – ma non ci sono i fondi. Se mancano le risorse economiche, la buona volontà non può sopperire, il privato non può sostituirsi all’ente pubblico. La nuova amministrazione dovrà dare risposte anche in questo senso. Pensiamo solo che il settore delle politiche culturali è stato accorpato a quello delle politiche ambientali e allo sport e la dirigente Carmela Stracuzza, proveniente dalla Politiche sociali, si è dovuta occupare anche dei rifiuti mentre le sue competenze erano altre. Come si può pretendere che un’unica persona abbia competenze così variegate? Fare ordine a partire dalla strutturazione interna dell’ente, abbandonare la logica di piazzare le pedine e mettere le persone competenti al posto giusto, perché ci sono e vanno utilizzate.