Associazione a delinquere, truffa, fabbricazione e possesso di documenti falsi validi per l’espatrio e riciclaggio. Sono i reati contestati agli indagati nell’operazione ‘L’isola che non c’è’ conclusa questa mattina dalla Digos di Catanzaro, con l’ausilio della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione. Sono state eseguite dodici ordinanze di applicazione degli arresti domiciliari e un’ordinanza di applicazione dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, emesse dal gip presso il Tribunale di Catanzaro su richiesta della locale Procura.
L’articolata attività investigativa ha preso avvio il 7 aprile 2021 da una perquisizione che si è svolta in un immobile di Catanzaro che costituiva la sede diplomatica dello ‘Stato Teocratico Antartico di San Giorgio’. A seguito degli approfondimenti investigativi finora svolti e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento delle responsabilità, è emersa l’esistenza di un’associazione a delinquere attiva su tutto il territorio nazionale e avente i principali nuclei territoriali a Catanzaro, Alcamo e Teramo, finalizzata alla commissione di un numero indeterminato di truffe basate sul raggiro in merito all’esistenza dello “Stato Teocratico Antartico di San Giorgio” come soggetto dotato di un’autonoma sovranità e di connessi privilegi, in forza del Trattato Antartico del 1959.
Secondo l’ipotesi accusatoria, per conferire credibilità in ordine all’effettiva esistenza dello Stato agli occhi di ignari cittadini, i componenti del gruppo criminale avrebbero utilizzato una serie di artifici come l’apparente creazione di istituzioni varie (capo di Stato, Governo e relativi ministri, Corte di Giustizia, Tribunale Supremo, Delegazioni territoriali), di una gazzetta ufficiale, di siti internet e, soprattutto, il confezionamento di documenti d’identità anche validi per l’espatrio.
Così facendo, avrebbero indotto in errore oltre 700 persone residenti in tutta Italia circa l’acquisizione della cittadinanza dell’inesistente Stato Antartico, previo pagamento di una somma di denaro variabile tra i 200 e i 1000 euro, prospettando loro i vantaggi più disparati: dalla possibilità di ricevere finanziamenti per i propri progetti di ricerca, alla possibilità di fruire di una burocrazia più snella per le proprie imprese o di utilizzare i documenti dello Stato per circolare liberamente in Italia e all’estero, alla possibilità di consentire l’ingresso sul territorio nazionale di cittadini stranieri. Attraverso l’adesione allo Stato Antartico, i benefici più allettanti esposti erano però quelli connessi alla riduzione dell’imposizione fiscale, con un’aliquota pari solo al 5% da versare al nuovo Stato di appartenenza con correlativa esenzione dalla corresponsione delle imposte ln Italia; quelli afferenti alla possibilità di preservare i propri beni da possibili azioni esecutive dello Stato italiano atteso che sarebbero divenuti beni “sangiorgesi”; quelli di poter continuare a esercitare la professione medica nonostante l’avvenuta radiazione o sospensione dall’albo e di poter essere esentati dagli obblighi vaccinali.
In almeno due casi è emersa la vendita di terreni in Antartide con annesso titolo nobiliare. Gli indagati, poi, avrebbero incamerato dal cittadini “antartici” un’ulteriore somma di denaro pro capite proponendo l’acquisto dell’isola di Kouneli, in Grecia, per dare una concreta territorialità allo Stato. Il gip ha inoltre riconosciuto la sussistenza della gravità indiziaria per i delitti di illecita fabbricazione e possesso di documenti falsi validi per l’espatrio. Stando alle attuali risultanze investigative, gli indagati hanno infatti formato dei documenti di riconoscimento contraffatti (passaporti, carte d’identità diplomatiche), ma totalmente corrispondenti ai format internazionali, e li hanno utilizzati in diverse strutture alberghiere, sul territorio nazionale ed estero, nonché nel corso di controlli di polizia, come avvenuto a Catanzaro e in alcuni aeroporti, anche per gestire traffici illeciti di sostanza stupefacente. In almeno un caso, poi, è emerso l’utilizzo di una patente di guida dello Stato Antartico per superare un controllo stradale di Polizia.
I proventi illeciti acquisiti, quantificati in un importo superiore a 400.000 euro, sarebbero stati poi oggetto di successive condotte di riciclaggio attraverso un conto estero situato in territorio maltese, ove avrebbe sede una rappresentanza dello Stato. Nel procedimento risultano complessivamente indagate trenta persone.