Un’operazione della Procura di Reggio Calabria ha portato alla luce una complessa rete di scommesse illecite, con un protagonista centrale: Luigi Catanoso, 37 anni, un arbitro della provincia reggina. L’inchiesta, denominata “Penalty”, ha scosso il mondo delle scommesse sportive, con accuse gravi che coinvolgono diverse figure di spicco, tra cui organizzatori e finanziatori di un sistema fraudolento che manipolava gli esiti di eventi sportivi per favorire il gioco d’azzardo.
Catanoso è stato posto agli arresti domiciliari su ordinanza del gip di Reggio Calabria, a seguito di una richiesta da parte della Procura, diretta da Giuseppe Borrelli. L’arbitro, stando agli inquirenti, avrebbe avuto un ruolo cruciale nel dirigere le partite su cui il giro di scommesse era incentrato, influenzando gli esiti per garantire profitti illeciti.
Oltre a Catanoso, altri cinque individui sono stati coinvolti nell’operazione. In particolare, Giancarlo Fiumanò, 42 anni, di Reggio Calabria, è stato posto agli arresti domiciliari insieme a Lorenzo Santoro, 32 anni, di Melito Porto Salvo. A questi si aggiungono Giampiero e Tommaso Reale, rispettivamente di 60 e 30 anni, padre e figlio titolari di un’agenzia di scommesse a Sesto Fiorentino, ritenuti i finanziatori principali dell’intero sistema. La loro agenzia, secondo gli investigatori, fungeva da punto nevralgico per l’organizzazione, che contava su un ampio giro di scommesse illecite in tutta Italia.
Ad oggi, Bartolo e Leo Palamara, 38 e 36 anni, anch’essi di Melito Porto Salvo, sono indagati a piede libero, mentre gli altri soggetti arrestati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Le indagini hanno rivelato che l’organizzazione non solo truccava le partite, ma gestiva anche una fitta rete di scommesse clandestine, con guadagni milionari provenienti da puntate illegali.
