Proseguono presso la Sala Giuffrè della Biblioteca De Nava gli incontri di approfondimento legati alla Mostra “Fare l’Italia” promossa congiuntamente dalla Biblioteca Pietro De Nava e dall’Associazione Culturale Anassilaos in programmazione presso la stessa Biblioteca fino al 28 febbraio 2025, che si avvale del Patrocinio del Comune di Reggio Calabria, di quello del Dipartimento di Studi Umanistici/DIPSUM dell’Università di Salerno, dell’Archivio di Stato di Reggio Calabria, della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, dell’ Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, dell’Istituto Storico Italiano per l’Età Moderna e Contemporanea.
“La rivoluzione nazionale del 1860” sarà il tema della lezione che il Prof. Carmine Pinto, Storico, Ordinario di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi Salerno. Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici/DIPSUM dell’ dell’Università degli Studi Salerno nonché consulente scientifico della mostra, terrà giovedì 30 gennaio alle ore 16,45 presso la Sala Giuffrè della Villetta De Nava. Il 1860 è l’anno “fatidico” in cui l’Italia raggiunse quella sia pur provvisoria unità territoriale (soltanto nel 1866 si aggiunse il Veneto, nel 1870 Roma e una parte del Lazio, nel 1918 Il Trentino e il Friuli) che condusse il 17 marzo del 1861 alla proclamazione del Regno d’Italia. A rendere fattibile tale unità i plebisciti che in quell’anno si svolsero a decidere l’unione con il Regno di Sardegna: l’11 e il 12 marzo 1860 nello Stato Pontificio (Legazione delle Romagne), nel Ducato di Modena e Reggio, nel Ducato di Parma e Piacenza, nel Granducato di Toscana; il 21 ottobre dello stesso anno nelle Province Napoletane e Siciliane. «Volete l’unione alla monarchia costituzionale di Re Vittorio Emanuele II?» era il quesito rivolto agli elettori del Nord e centro Italia mentre “Il popolo vuole l’Italia Una e Indivisibile con Vittorio Emanuele Re costituzionale e i suoi legittimi discendenti? fu quello rivolto ai cittadini del Meridione. Il 4 e 5 novembre 1860 si svolse infine il plebiscito nelle Legazioni delle Marche e dell’Umbria con il seguente quesito “Volete far parte della monarchia costituzionale del Re Vittorio Emanuele II?. A sconvolgere l’assetto territoriale dell’Italia venuto fuori dal Congresso di Vienna fu senza ombra di dubbio la 2^ Guerra di Indipendenza (1859), frutto dell’alleanza tra Francia e Piemonte, grazie al contributo decisivo delle truppe francesi di Napoleone III che insieme ai Sardi sparsero il sangue nelle sanguinose battaglie di Solferino e San Martino. Il sostegno di Napoleone III alla causa italiana fu essenziale anche dopo l’armistizio di Villafranca deciso dall’imperatore dei Francesi senza consultare i Piemontesi e in violazione degli accordi sottoscritti con essi. Sul momento poté sembrare – nonostante la cessione al Piemonte della Lombardia – un voltafaccia ma la slavina messa in moto da quella guerra fu inarrestabile e consentì a Cavour di operare in accordo con Parigi al fine di evitare la restaurazione dei sovrani di Toscana, Parma e Modena e nelle Legazioni, spodestati dai moti popolari. Il lavorio del Primo Ministro piemontese è ben documentato nella biografia che a Lui ha dedicato Rosario Romeo che ne ha descritto lo stato di febbrile operosità e le difficoltà incontrate sia con Vittorio Emanuele che con Garibaldi allorquando si trattò di cedere alla Francia la Savoia (culla dei re piemontesi) e Nizza (città natale di Garibaldi) in cambio del sostegno sostanziale di Napoleone III al nuovo assetto del Paese. In quel 1860 nacque dunque l’Italia, non quella dei rivoluzionari, dei poeti e degli utopisti d’ogni risma, non l’Italia ideale ma l’Italia reale e concreta frutto di circostanze insperabili e del genio politico-diplomatico di Cavour, delle capacità militari di Garibaldi, dell’acquiescenza calcolatrice di Vittorio Emanuele II nei confronti del suo Primo Ministro e del complottismo, quasi sempre fallimentare, di Mazzini, di cui si avvalse Cavour per intimorire l’Europa alla quale fece balenare una Paese in preda alla rivoluzione.