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La rete “No ponte” si riunisce a Villa San Giovanni: “Tante perplessità sull’opera”

Assemblea della rete “No ponte” a Villa San Giovanni che ha preso in esame le procedure in atto per la realizzazione del ponte sullo Stretto soffermandosi, con il contributo di esperti, su quelle che sono state definite le “tante perplessità che riguardano le procedure avviate in queste settimane e propedeutiche all’apertura dei cantieri, il cui avvio è stato annunciato per l’estate 2024”.

“Oggi – ha sostenuto l’avvocata Aurora Notarianni – vogliamo fare informazione . È stato appena pubblicato l’avviso sugli espropri che ha determinato allarme sociale tra la popolazione. Accanto ai disagi che un’opera così imponente determina va aggiunto, infatti, anche quello del danno da stress”. Per Notarianni si evince “il mancato rispetto di alcuni commi del Decreto ponte nel quale si prevede che l’azione degli espropri sia preceduta dalla Conferenza dei Servizi, ancora non iniziata, la valutazione di impatto ambientale”.

Di “grande operazione di propaganda” ha parlato invece Albero Ziparo, docente dell’Università di Firenze. “E il fatto che si annuncino gli espropri senza che ci sia un progetto esecutivo e definitivo – ha detto – è già sintomatico. Per la prima volta, una grande opera italiana non ha struttura di missione al Ministero, perché i dirigenti tecnici ministeriali conoscendo la natura dell’operazione non si sono voluti impegnare e lasciano un’operazione che è fatta dal ministro Matteo Salvini, dal suo ufficio stampa e dalla Società Stretto di Messina”.

“Intanto non c’è un progetto definitivo – ha sottolineato Domenico Gattuso, docente di Economia dei Trasporti dell’Università di Reggio Calabria – si è lavorato sul vecchio progetto definitivo del 2012 che era assolutamente carente, con molte prescrizioni e osservazioni. Tra queste, per esempio, manca uno studio sulla mobilità, i flussi veicolari. Non è solo un problema di ambiente. Però, se addirittura si dice che i traffici sono diminuiti rispetto a dieci anni fa va da sé che se diminuiscono i traffici l’inquinamento sarà minore. Il problema è ancora più grave perché forse diminuendo i traffici si lavora ad un’opera sovradimensionata mentre non si interviene sui veri problemi delle due regioni come le reti ferroviarie inadeguate. Il problema non è porre la prima pietra, quindi, ma porre le pietre che servono”.

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