Con l’istituzione della ZES Unica siamo in presenza di un cambiamento di paradigma economico che segue un approccio macro territoriale (le 8 regioni del Sud Italia, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna) rispetto a quello seguito per la costituzione delle Zone Economiche Speciali (introdotte nel nostro ordinamento dal Decreto legge 20 giugno 2017 n. 91, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2017 n. 123) di tipo micro territoriale.
La ZES Unica si differenzia dalle ZES su aspetti di principio e di contenuto:
- La prima, segue un approccio più specifico finalizzato a favorire gli investimenti aziendali in un territorio molto vasto (il “Mezzogiorno”). La gestione è maggiormente centralizzata, anche sotto gli aspetti gestionali-organizzativi, con l’istituzione di una Cabina di regia ZES insediata presso la Presidenza del Consiglio e una “Unità di missione per la ZES” dipendente direttamente dal Ministro per gli affari europei, il sud, le politiche di coesione e il PNRR. Essa prevede un “Piano strategico della ZES” (durata triennale) che individua (in coerenza con il PNRR), anche in modo differenziato per le regioni che ne fanno parte, i settori da promuovere e quelli da rafforzare, gli investimenti e gli interventi prioritari per lo sviluppo della ZES e le modalità di attuazione.
- La seconda, segue un approccio più generale di sviluppo di specifici territori, dimensionalmente (alcuni comuni) e numericamente limitati (solo 8 ZES in totale al Sud) con una gestione-organizzazione delle singole ZES autonoma e decentrata sul territorio.
Sotto l’aspetto degli incentivi, la ZES Unica si concentra sul credito di imposta e su singoli progetti che abbiano un valore di almeno 200mila euro, scelta che di fatto andrà a penalizzare gli investimenti delle micro imprese. Al contrario, la ZES prevedeva il credito di imposta senza un “limite minimo” relativo ai singoli progetti e sgravi del 50% sul reddito di impresa.
La ZES Unica, nonostante i suoi interessanti e indubbi vantaggi, tuttavia non sembra rappresentare uno strumento efficace per la valorizzazione delle zone di montagna e della loro economia.
Da alcune rilevazioni emerge che l’Italia, è il primo Paese dell’Unione europea a 27 per Pil realizzato in province montane (fonte: Eurostat) dove si concentra il 47,8% della popolazione nazionale e il 51,1% delle presenze turistiche totali e il 50,7% delle presenze turistiche straniere e dove si produce il 44,9% del valore aggiunto nazionale.
Allo stesso tempo le aree montane da molti anni, in particolare nel Mezzogiorno, sono caratterizzate da elementi di forte criticità come lo spopolamento (in particolare dei giovani) e la delocalizzazione di imprese verso aree di pianura e/o urbane.
Secondo il Presidente di Confcommercio Calabria, Klaus Algieri: “al fine di invertire queste tendenze e rilanciare l’economia della montagna, nell’ambito della ZES Unica, sotto forma di integrazione/complementarizzazione e affiancamento del “modello ZES” si potrebbe introdurre il modello delle “Zone Economiche Montane” (ZEM) con “fiscalità dedicata”, che abbiano come destinatari i Comuni di montagna e che diano priorità a investimenti (nazionali e esteri) dedicati alla transizione green per tutelare il patrimonio ambientale della montagna pur garantendone lo sviluppo (ad esempio favorendo la filiera del legno, la filiera agro-alimentare, la filiera turistica, etc,) e alla transizione digitale al fine di superare le “barriere infrastrutturali e naturali” dettate dalla carenza di dotazioni infrastrutturali materiali e immateriali e dalla morfologia del territorio.
Le ZEM – aggiunge Algieri – non si pongono assolutamente in contrasto con la ZES Unica delle Regioni meridionali, anzi la integrano e la rafforzano, trattandosi per l’appunto di uno strumento solo integrativo delle opportunità già previste e complementare alle stesse, volto a favorire quei territori che, rispetto alla generalità delle aree del Mezzogiorno, scontano una condizione naturale di maggior sfavore. La Regione Calabria che a tal proposito, rappresenta un caso emblematico di forte presenza di economia della montagna, secondo i dati della Regione infatti, il 42% circa della superficie della Calabria è montuosa. Qui vive il 24% circa della popolazione distribuita in 205 comuni definiti “montani” su 404 comuni, con tutte le sue fragilità.
Secondo Algieri – inoltre – si potrebbe pensare alle opportunità di vantaggio già previste dalla ZES Unica ed in stretto raccordo con gli organi regionali e nazionali deputati all’attuazione, si potrebbero utilizzare come strumento, per il sostegno economico della misura, gli Investimenti Territoriali Integrati (ITI) un nuovo strumento attuativo che consente di riunire le risorse di più assi prioritari di uno o più programmi operativi per la realizzazione di interventi multi-dimensionali e intersettoriali e si caratterizza per la previsione di un regime di gestione ed attuazione integrato”.
A livello nazionale l’Accordo di Partenariato individua l’ITI quale strumento privilegiato per l’attuazione della Strategia per le Aree Interne. Tale strumento consentirebbe di utilizzare le fonti finanziarie previste da più fondi a favore del Mezzogiorno ed in particolare della Regione Calabria (FESR – FSE – FEASR – FSC – PNRR – PNC – PON), nell’ottica di realizzare una strategia territoriale di sviluppo integrato che ponga in evidenza la necessità di ridurre gli svantaggi delle popolazioni montane e di favorire il contrasto allo spopolamento di queste aree, fenomeno che registra dati sensibilmente più alti rispetto alle zone di pianura o costiere.
“Lo strumento ITI a favore delle ZEM proposto in piena autonomia dalle Regioni nel rispetto della normativa Ue e coordinato con le agevolazioni previste dalla ZES Unica – conclude Algieri – costituirebbe quindi un volano di notevole efficacia per lo sviluppo dei territori montani come quelli calabresi e più in generale del Sud Italia, riducendo le condizioni di marginalità delle popolazioni montane e favorendo la crescita di quei territori. Auspico pertanto che il Presidente della Regione Occhiuto, insieme agli altri presidenti delle regioni del sud, si facciano portavoce con il Ministro Fitto affinché le ZEM diventino parte integrante della ZES Unica. Se le due cose non cammineranno insieme difficilmente si otterranno risultati concreti a livello di rilancio economico”.