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Gratteri sull’operazione “Olimpo”: “‘Ndrangheta controllava tutta l’attività turistica di Tropea”

“Questa operazione dimostra la presenza delle cosche ma anche la presenza dello Stato e la capacita’ della Procura distrettuale di Catanzaro e della polizia a contrastare questo strapotere”.

Cosi’ il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa sull’operazione “Olimpo” che ha disarticolato alcune cosche di ‘ndrangheta del Vibonese.

“L’indagine di oggi – ha spiegato Gratteri – e’ importantissima non solo per il numero degli arrestati ma soprattutto per il livello probatorio, un livello altissimo perche’ noi attraverso le intercettazioni di vario tipo siamo riusciti ad acquisire prove dirette, dalla voce degli attori protagonisti, di richieste in chiaro di estorsioni, e stiamo parlando di estorsioni di 20mila euro al mese. E stiamo parlando di una organizzazione mafiosa e di una ‘ndrangheta di serie A che controllava tutta l’attivita’ turistica di Tropea e centri limitrofi e l’indotto di queste attivita’, con connessioni che portano fino alla Germania, attraverso anche la compiacenza di enti pubblici. Infatti – ha rilevato il procuratore di Catanzaro – qualcuno degli indagati che aveva delle connessioni con la pubblica amministrazione e con la Regione Calabria, anche se ora in pensione, che ha consentito e facilitato questo business per far ottenere contributi regionali che provenivano dalla Comunita’ europea. Quindi un’operazione molto seria”.

Gratteri si e’ soffermato anche sul tema delle poche denunce, osservando che “non e’ semplice denunciare, ancora dobbiamo fare passi avanti e passi importanti, ma io sono fiducioso”, ha rilevato il procuratore, che parlato di “una rivoluzione soprattutto nel distretto di Vibo come di Crotone ma anche a Cosenza e nella stessa Catanzaro, isola felice dove si diceva non accadeva nulla, abbiamo fatto cose importanti. Ce la stiamo mettendo tutta, e tutto questo miracolo e’ stato possibile perche’ siamo stati credibili, perche’ i vertici delle forze dell’ordine ci hanno dato credito e ci hanno mandato gli uomini migliori”, ha sottolineato.

Secondo il procuratore, “nell’indagine ci sono prove, non gravi indizi di colpevolezza, grazie ad intercettazioni ambientali, telematiche e telefoniche. Ci sono le voci degli arrestati, sequestri di beni, pedinamenti effettuati”.

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