- di Gianni Carteri*- Ho conosciuto Mimmo Gangemi la scorsa estate a Bovalino. Venne con il giudice Francesco Neri a parlare di traffici di rifiuti tossici e di navi cariche di veleni , inabissate nello Jonio.Un argomento che aveva trattato con vigore nel romanzo Il giudice meschino , edito da Einaudi e premio Selezione Bancarella 2010.
In quella occasione apprezzai il suo forte richiamo ai calabresi a ribellarsi ai venditori di morte e a scrollarsi dai servilismi che impediscono il progresso e una sana democrazia.
Mi annunciò l'uscita per il 2011 di quello che considerava il suo libro più importante che puntualmente è arrivato nelle librerie: La Signora di Ellis Island , edito sempre da Einaudi.
" Chissà dove si era nascosto in tutto questo tempo il talento di Mimmo Gangemi, si è chiesto Curzio Maltese su Repubblica che considera il romanzo dell'ingegnere di Santa Cristina d'Aspromonte uno dei rari capolavori della narrativa della nostra epoca: l'epopea di una famiglia calabrese attraverso tre generazioni che attraversano quasi per intero il Novecento.
La notte del 9 maggio 1902 inizia la storia di Giuseppe , il nonno dello scrittore che trova il coraggio di cambiare la rotta del proprio destino facendosi ingoiare nel ventre del Rio Amazonas insieme ad altri emigrati. Il mare Oceano mostrò che aveva anch'esso una fine. Si aprì poco alla volta nei particolari acquistando i contorni e colorandosi di Merica. Comparvero infine i palazzoni di una grande città. "Dopo 19 giorni di mare eccola la Merica , il sogno infelice da non mancare . Faceva sentire più piccoli, derelitti ."
Giuseppe nel romanzo è scartato alla visita prescritta ( nella realtà ciò non è successo) per essere ammessi nel nuovo mondo, appare disperato ma nella disperata attesa d'essere rimesso sulla nave gli compare una donna vestita di celeste con un bambino in braccio. La signora " incuteva un senso di rispetto per il portamento, per i modi, per la serenità di cui era avvolta.
" Sei entrato in America – gli comunicò. Ora aspetta qui . Appena vedi passare i tuoi amici , ti unisci a loro ."
Una Signora dalla quale Giuseppe si sente miracolato , in tutto eguale alla sua Madonna del Carmine dal volto paesano e contadino.
La Signora di Ellis Island è un 'opera articolata , quasi fluviale , due romanzi in uno. Le prime duecento pagine narrano la vita degli emigrati nelle baracche fatiscenti e nelle viscere delle miniere , negli altiforni avvampanti delle fonderie. Pagine che ti avvolgono , ti rapiscono e ti catturano con una scrittura vigorosa e densa , per lunghi tratti iridescente. Era da tempo che non si restava incantati da uno stile sicuro guidato da una mano che mette in campo la vera anima del Sud : un Aspromonte davvero generoso che dà nuova linfa all'anemica letteratura italiana che ha prodotto in questi anni solo scrittori senz'anima ,coltivati nelle serre delle case editrici per rispondere alle esigenze di un pubblico narcotizzato dalla modernità consumistica e senz'anima. La letteratura è tale in quanto è scrittura , è stile. Stile e scrittura sono inscindibili dall'attraversamento di una esperienza storica , inscindibili dalla memoria. Tutte queste caratteristiche sono presenti nel romanzo di Gangemi e lo rendono un romanzo davvero completo in ogni aspetto.
La seconda parte narra il ritorno a casa di questo moderno Ulisse , la sua lenta ascesa sociale che fa perno sulla famiglia , sul lavoro , su una fede primitiva ed adamantina. Non mancano le suggestioni magiche , anima del profondo Sud ,come le magarie di Cata che Mimmo Gangemi mette in scena con la consueta leggerezza narrativa:
" Cata faceva impressione. Per il volto, piacente e spaventevole insieme, bruno , pelle sottile e raggrinzita come le olive dopo una gelata, una maschera solcata da mille rughe dentro cui sprofondavano gli occhi. E specialmente per le pupille, di un azzurro chiarissimo , trasparente quasi. A incrociarle , le si doveva scansare , sembrava d'avere addosso le orbite vuote della morte. Da vicino, invece, il suo sguardo incantava , ci si smarriva, annebbiava i pensieri ."
Lo scrittore attraversa quasi per intero il secolo breve : le due guerre mondiali , il fascismo ,le guerre coloniali,gli anni della ricostruzione, fino a lambire gli anni settanta :con l'arrivo dell'autostrada al Sud e con essa delle prime feroci guerre della violenta nuova mafia che soppianta la vecchia onorata società. Come dice Gangemi si passa dal tifo curabile al colera incurabile di oggi .
Questa saga famigliare è la storia di tante famiglie del Sud , di friulani e veneti e della determinazione per uscire dalla povertà. Storie di solidarietà come quella di Ehitù , un ragazzo salvato dalla morte sicura nella miniera e che diventa il beniamino della compagnia.
Personaggi come Mico di Platì , sempre ombroso, si scioglieva con questo ragazzo sfortunato , ne cercava la compagnia:
" Gli raccontava delle capre, dei nomi che aveva assegnato a ciascuna e di come si girassero appena le chiamava. Gli insegnò a fischiare da pecoraio, quei fischi acuti tra lingua, denti e palato "
Una scrittura piena di metafore e fantasia che ci rende famigliari tutti i personaggi:
" Il destino è scritto nel libro del Signore. Non ha ali proprie. Si fa condurre dalle ali di Dio . E' come una foglia di faggio che va dove decide il vento . "
Mimmo Gangemi sa che raccontare questa storia sarebbe servita a lasciare una testimonianza delle sofferenze e delle peregrinazioni della gente del Sud , del loro spirito di solidarietà.
Le vere coordinate della sua poetica le spiega l'ingegnere di Santa Cristina :
" Sono affascinato dal racconto orale. Mi sono sforzato di imitare la struttura narrativa dei vecchi del paese. A volte la mia lingua è una specie di traduzione in italiano di strutture linguistiche dialettali che , un tempo , non venivano considerate italiano . "
Ha ragione Gangemi. Non a caso abbiamo parlato di Odissea del nostro tempo. La narrazione epica dell'antica Grecia- osserva Vincenzo Consolo- era orale. Ma anche nella tradizione araba era lo stesso. Personaggi che venivano chiamati cantastorie – ricorda sempre Consolo- ma che in effetti sono contastorie, narratori orali. I veri poemi narrativi , e quello di Gangemi è un poema narrativo , sono nati dall'oralità.
Ne è riprova una pagina del romanzo:
"Finito di mangiare, Saverio attaccò con la storia della famiglia. Più di cent'anni fa vennero da Paracorio tre fratelli . Si chiamavano Saverio , Pasquale e Francescantonio. Cominciò allo stesso modo di quando raccontava una fiaba. E fiaba doveva apparire ai piccoli perché la seguivano a bocca spalancata. Anche Giuseppe Aveva pensato che suo padre snodava ilo racconto quasi fosse un passo della Bibbia."
Per questo il libro di Mimmo Gangemi è importante , pur nella crudezza e nella sua vivida realtà. Ha il grande merito di non essere lamentoso, senza speranza. Al contrario indica la vera via del riscatto , ben narrato nella seconda parte del romanzo che , forse , avrebbe necessitato di qualche sforbiciata . Ma sono solo peccati veniali. Niente piagnistei o ricerca di compatimenti, ma una via certa da seguire : la solidarietà, lo studio come emblema di crescita civile , il rifiuto dell'ominità 'ndranghetista che soffoca questa terra che aspetta – diceva bene Alvaro –solo di essere parlata.
E Gangemi ha digerito bene la lezione alvariana , regalandoci pagine di intenso realismo lirico:
" Celebrarono il matrimonio ai primi di settembre , sotto un'afa arrostita e con il cielo di un azzurro sciupato che ovattava la luce del sole. Fuori, i ricci sui castagni erano gonfi e verdi e i8 ragazzi scagliavano pietre per farli cadere, con un occhio guardingo all'arrivo del padrone e i passi pronti alla fuga, la fiumara mormorava il fruscio leggero della poca acqua sopravvissuta all'estate seccagna, le sorbe rosseggiavano il fitto fogliame, le pale di fichi d'India si contornavano di una corona di frutti che si andavano tingendo di colore."
Intense anche le pagine dell'incontro con i soldati americani " accolti con festa, anche dai fascisti più fascisti . Senza pudicizia alcuna . Giuseppe li sentiva amici. Per gli anni trascorsi in America. Offrì loro da mangiare funghi sott'olio, pomodori raggrinziti al sole, soppressate , una pezza di formaggio pecorino."
Anche il fratello Ciccio, sacerdote , si impegna a seguire nello studio i ragazzi meritevoli, intelligenti ma impediti dalla povertà. Decide di impiantare una scuola : una via sicura per riscattare la Calabria.
Mimmo Gangemi , partendo da un piccolo diario del nonno , trovato per caso , è riuscito a mettersi sulle tracce dei nostri emigranti, è ritornato tra i palazzoni di Ellis Island, dove talora i destini potevano essere atroci.
E' cambiata la vecchia Merica. Ha scritto Gangemi qualche tempo fa sulla Stampa:
" Risorgo d'orgoglio nella Fifth Avenue: sulle facciate dei negozi più eleganti dei ristoranti alla moda, dei caffè espresso, il gelido vento dell'oceano svolazza assieme la bandiera italiana e quella americana."
*Scrittore, saggista e critico letterario, Gianni Carteri è un profondo conoscitore della Calabria e dei letterati calabresi - di nascita o d'adozione - che l'hanno scelta come patria. I suoi testi su Corrado Alvaro e Cesare Pavese sono considerati un riferimento imprescindibile dalla critica letteraria nazionale. Vincitore del premio "Pavese" per la critica letteraria e del premio "Amantea", per la saggistica, Carteri ha di recente dato alle stampe la sua ultima fatica " Come nasce uno scrittore" (Città del Sole Edizioni), un sentito omaggio a Mario La Cava.