di Anna Zaffino - Ha svelato ai giovani i meccanismi perversi del gioco d'azzardo, compreso il rischio di essere risucchiati nel vortice di una vera e propria patologia. Un mondo che provoca gravi disagi. A livello economico, psicologico e sociale. E che cela dietro di sé anche un business illegale fatto di riciclaggio, estorsioni, usura. La "Iena" Luigi Pelazza è stato ospite giovedì scorso dell'Istituto scolastico "Raffaele Piria" di Reggio per la presentazione del numero verde (800 589335), promosso dall'Osservatorio sulla 'ndrangheta, dedicato ai malati di gioco.
E mentre la crisi sta sconvolgendo gli italiani e le piccole e medie imprese chiudono giornalmente, l'industria dell'azzardo continua a prosperare.
Una realtà parallela, vasta e oscura, quella che si nasconde dietro questo mondo. Non solo il rischio di una dipendenza patologica che porta a sofferenze profonde per se stessi e per gli altri, ma anche un intreccio occulto con i sistemi criminali. Si pensi alle slots machines, vere e proprie "lavanderie" di denaro sporco.
E' incontrollato il proliferare in Italia – ma anche a Reggio negli ultimi anni – di sale giochi con macchine "mangiasoldi" o anche di centri scommesse, che catturano prima l'attenzione e poi le tasche delle persone più vulnerabili. Persone più facilmente esposte alle suggestioni dei facili e lauti guadagni. Un'illusione. Una malattia sempre più comune perché favorita anche dalla vasta gamma di giochi "legalizzati"che creano dipendenza. E che affonda le sue radici nella crisi economica e nella disperazione che ha aperto la porta al miraggio del gioco come fonte di guadagno. Ed è proprio l'illusoria speranza di facili e laute entrate – ha spiegato più volte Pelazza – che spinge nel turbine del gioco soprattutto i più poveri, i giovani, i disoccupati, i pensionati. "Si lucra e si specula sulla debolezza dei cittadini", tuona nei confronti di uno Stato che non solo ha legalizzato ma ha anche incentivato (tramite la pubblicità) queste pratiche.
La dipendenza patologica è un fenomeno in forte ascesa (così come cresce in maniera esponenziale il giro d'affari) e gli effetti a livello sociale, psicologico ed economico sono devastanti. Persone che cadono nella trappola del "vincere facile" e che rovinano se stesse e le proprie famiglie. Gente che, senza rendersene conto, arriva a giocarsi interi stipendi. Che passa intere giornate a giocare, come ipnotizzata in un altro stato mentale, intrappolata nella speranza della vincita. Che spende tutto, che chiede prestiti e che può arrivare anche a togliersi la vita. Una malattia che è considerata alla stregua della tossicodipendenza.
Sceglie Reggio Calabria, Luigi Pelazza.
La città-simbolo della Calabria. Quella Calabria, che "La Iena" definisce così, non nascondendo un filo di amarezza: "Se vado in Sicilia o a Napoli la mafia non si sente, non ho paura né percezione di nulla ma appena arrivo in Calabria è come se ci fosse una cappa sulla mia testa, non so perché ma sento una cosa diversa...
E poi continua: "Fino a qualche anno fa si pensava che le mafie esistessero solo da Roma in giù, mai nessuno pensava che a Milano ci fosse la 'ndrangheta, dalle indagini invece è risultato che esiste da vent'anni. Ed è ovvio che ci sia perché è li che c'è il business, come i grandi appalti. Per esempio alcuni appalti dell'Expo sono stati bloccati perché in odor di 'ndrangheta. Prima si pensava al mafioso come al tipo con il basco, la lupara, il picciotto. Ma questa è anche stata una strategia furba messa in atto dalla 'ndrangheta perché "se pensano – si è detta – che staremo sempre in Calabria ad esercitare il nostro potere vorrà dire che al Nord non staranno molto attenti e ci potremo ramificare anche lì molto facilmente".
Luigi come si cade nella trappola del gioco d'azzardo? Essere malati da gioco è una vera e propria patologia che può avere delle cause ma anche delle conseguenze sia psicologiche sia sociali molto gravi...
Nel gioco d'azzardo non interviene la capacità umana. Sicuramente il fatto che ci sia la crisi favorisce questa pratica. Quando manca il lavoro, quando non ci sono entrate è molto facile cadere nella trappola. Poi ci sono le persone che, nonostante un lavoro, pensano di poter vivere solo giocando, lo trascurano fino a lasciarlo. Figuriamoci chi è disoccupato: si dirige dritto verso il gioco. Inoltre, essere bombardati in televisione, nelle radio e nei giornali con Winforlife ("Vinci per la vita, spensierati e sistemati" è il tormentone, ndr) mette nella testa della gente la possibilità di avere una rendita garantita a vita. Misuriamo le parole. In quel momento in testa si può avere uno shock, ci si può dire: "Significa che non devo più far nulla, andiamo a giocare". Anche lo spot "Ti piace vincere facile?" (Gratta e vinci, ndr), per esempio, ti fa credere che è talmente facile vincere che lo potrebbero far tutti, ma la realtà è ben diversa.
Luigi quali sono i meccanismi che si possono innestare in una persona nel momento in cui gioca fino a diventarne completamente dipendente? Cosa c'è dietro?
Tra il giocatore "normale" e il malato da gioco c'è un confine molto labile. Si è giocatori nel momento in cui, una tantum, si tenta la sorte. Si compra un biglietto della Lotteria, il sabato che si fa la schedina o gioca al Lotto perché hanno sognato dei numeri. Tra essere un semplice un giocatore e diventare un malato da gioco scatta un meccanismo che è la vincita. Poi c'è la persona predisposta, una persona che dentro di sé pensa di poter vivere giocando perché ha un metodo. E sbaglia perché è assurdo, è matematicamente impossibile. Nessuno può dire che ha un sistema che permetta di vincere alla roulette o alle scommesse. Ma c'è chi lo pensa, ed è già un po' distorto verso una realtà che sarà impossibile. Poi se a questa persona capita di fare una vincita importante si convince sempre di più che la possibilità di lauti guadagni non è poi così lontana. Il passo successivo è che si auto convince del proprio metodo (ritenuto "infallibile", ndr), riprova ma perderà. Nonostante questo persevererà perché crede nel suo sistema. Spende tutto quello che ha, si fa prestare i soldi (con il rischio di cadere anche nella trappola dell'usura, ndr), racconta bugie ai familiari tanto da diventare patologico e aver bisogno di qualcuno che lo aiuti.
Come si possono curare le persone affette da gioco compulsivo?
Ci sono delle cliniche che usano gli stessi metodi che adottano per i tossicodipendenti. Il malato da gioco subirà lo stesso percorso, si confronterà con altre persone, parlerà dei problemi e dei disagi che ha vissuto. Gli esperti poi lo faranno giocare ma in maniera diversa da quella che conosceva. Si intraprenderanno dei veri e propri percorsi.
C'è gente che anche in un giorno si è giocata lo stipendio frutto di un mese di lavoro. Qual è l'episodio che hai vissuto e che ti è rimasto più impresso?
Ho un amico che ha un ristorante. Mi è capitato di mangiare spesso lì. Ogni sera però notavo che lui, a un certo punto, si sedeva in un angolino e si metteva al computer. All'inizio pensavo che stessa chattando o lavorando. Poi mi sono avvicinato e ho visto lo schermo diviso in quattro: stava giocando on line in quattro tavoli da gioco differenti.
Cosa ti ha risposto?
"Sono due mesi che studio il poker", mi disse. Aveva il monitor diviso in quattro e stava giocando on line e in diretta in quattro tavoli diversi. Pensi lo sforzo mentale, lo stare concentrati in quattro situazioni diverse. Lui lavorava fino all'una e poi andava a giocare. Lo faceva tutta la notte. Era diventato patologico, il primo pensiero appena sveglio era quello di giocare a poker.
La dipendenza da gioco d'azzardo è un fenomeno trasversale rispetto per esempio all'età e alla classe sociale?
Uno psicologo mi ha detto che colpisce le classe sociali più deboli e meno istruite. Per ciò che concerne la classe d'età il fenomeno è trasversale: colpisce sia i giovanissimi, anche minorenni, sia gli anziani.
Qual è il ruolo delle Istituzioni? Che cosa dovrebbero fare?
Lo Stato non dovrebbe permettere le pubblicità e poi finanziare le Asl per aiutare i malati da gioco. Le Istituzioni dovrebbero vietare la pubblicità che è fuorviante.
Alcuni mesi fa un tuo collega alle Iene aveva parlato di presunte lobby (tra le quali quelle del gioco d'azzardo) che avrebbero a "busta paga" dei parlamentari, per ottenere voti favorevoli quando si tratta di provvedimenti di loro interesse...
Se fosse così sarebbe una cosa schifosa. Le lobby esistono, e questo si sa, sennò non si spiega che queste aziende possano fare pubblicità o che possano nascere in maniera così evidente. Ci sono perché la legge lo ha permesso.