di Valeria Guarniera - Vivere la legalità non è poi così difficile. Basta volerlo. Significa orientare la propria vita verso determinati valori. Semplicemente, senza bisogno di gesti eclatanti. Senza atti eroici o gesti eccezionali. Significa, nel proprio piccolo, svolgere – ogni giorno - il proprio compito di cittadini onesti, di persone vere. E farlo non è difficile: basta crederci. E' un percorso che, una volta intrapreso, diventa naturale. Una strada che, una volta imboccata, non si vuole più lasciare. E allora vivere la legalità significa svolgere il proprio lavoro dignitosamente. Applicare alle scelte quotidiane l'onestà e la correttezza. Favorire la cultura, quella che parte dai libri e poi entra nelle vite, orientandole. Pretendere un'informazione libera. Amare la propria terra. Favorire il bello e non abituarsi al brutto. Indignarsi. Arrabbiarsi. Ribellarsi ad un sistema corrotto. Vuol dire non cercare di fregare l'altro. Votare consapevolmente.
Vivere la legalità, non è impossibile. Significa – in una terra come la nostra – schierarsi apertamente. Senza lasciare spazio ad ombre o a dubbi. Niente gesti eccezionali. Semplicemente e coraggiosamente portare avanti quei valori nella quotidianità della vita. Applicarli alle decisioni importanti. Metterle alla base di ciò che si intende costruire. Organizzando, ad esempio, il proprio matrimonio senza lasciare niente al caso. Facendo arrivare i propri soldi "nelle mani giuste". E' quello che hanno fatto Tonino e Maria Stella, giovani sposini che, lo scorso 29 giugno, hanno detto "si" ad una vita insieme secondo un progetto comune. Lo hanno fatto in maniera del tutto originale e - se qualcuno volesse copiarli - gli sposi ci tengono a precisarlo: "Non ci offendiamo!".
Una festa della legalità, all'insegna del divertimento e della gioia, quella autentica, contagiosa. Persone, luoghi, oggetti legati tra di loro hanno reso questo matrimonio speciale. Una giornata all'insegna della fede, vissuta nella maniera più autentica. A concelebrare la cerimonia don Bruno Verduci, parroco e padre spirituale di sempre di Maria Stella e padre Giovanni Ladiana, fondatore di "ReggioNonTace", movimento al quale Tonino aderisce. Fiori e musica affidati alla sensibilità di giovani volontari: "Abbiamo utilizzato i contadini della vigna del Signore" ha detto la giovane sposa.
Le bomboniere, certo, non possono mancare. Rappresentano il ricordo che gli sposi vogliono lasciare ai loro amici e parenti.
E per l'occasione, dentro semplici scatole ben confezionate in casa, la dolcezza del miele di "Libera Terra": un autentico assaggio di legalità, simbolo di rinascita. I coppettini poi, quelli che accompagnano le partecipazioni, a marchio "Ail". Soldi decisamente spesi bene. Infine il ricevimento – anima di ogni festa – affidato all' "ambasciatore anti racket della ristorazione italiana nel mondo": Filippo Cogliandro. Lo chef, ospitale e cordiale, li ha accolti in quel locale simbolo di lotta a certi meccanismi che mettono in ginocchio la nostra terra. All'Accademia ristorante Gourmet-La Terrazza, a Lazzaro, i sapori sembrano diversi. Più genuini. Più veri. Provengono dal coraggio di dire "no, io il pizzo non lo pago". Hanno il sapore della fatica fatta per andare avanti, con molte difficoltà. E la dolcezza di un riscatto più che meritato: quel secondo posto, nella sezione Ristoranti Gourmet, nell'ambito del premio nazionale "Ospitalità Italiana 2013". Per Filippo – e per la sua squadra – l'ospitalità è un atteggiamento naturale. Come lo è per gli altri proprietari delle aziende "Pizzo Free" che – esattamente come Filippo – portano avanti con coraggio e determinazione una scelta sicuramente giusta, ma non sempre facile.
Ad accompagnare la bomboniera, le parole degli sposi su una pergamena:"Nelle fiabe non si insegna ai bambini che esistono i draghi. Quello lo sanno già .. si insegna ai bambini che i draghi si possono sconfiggere. Nella vita nessuno ci insegna che la mafia esiste, questo lo sappiamo da soli ... ma nessuno ci dice che ci sono persone che ogni giorno lottano per sconfiggerla".
Qualcosa si sta muovendo. C'è un movimento che preannuncia una danza. E' la voglia di riscatto di chi, stanco, ha deciso di fare la propria parte. Di chi ha capito che le decisioni non vanno delegate. Perché legalità non è astrazione. E' qualcosa di concreto, che ha un odore. E ha un sapore. E riempie di sostanza la forma.