di Claudio Cordova - Da trentasei anni in magistratura, da anni ancora antecedenti con la passione del teatro. E' il giudice Oscar Magi, presidente della quarta Sezione Penale del Tribunale di Milano, sul palco per divertimento, ma non solo Oggi porta in scena a Reggio Calabria l'opera "Paolo Borsellino. Essendo Stato", in uno spettacolo gratuito al Teatro Francesco Cilea. Un mix tra oratoria e riflessione, un flusso di coscienza sugli ultimi attimi di vita del giudice assassinato a Palermo da un'autobomba nel 1992, proprio negli anni della presunta "Trattativa" tra Stato e mafia. Quella "Trattativa" cui il giudice Borsellino si opporrà strenuamente, anche nei cinquantotto giorni che lo separeranno dall'amico e collega di sempre Giovanni Falcone, saltato in aria insieme alla moglie e alla scorta a Capaci. Quei cinquantotto giorni in cui Borsellino vivrà con la consapevolezza che presto sarebbe arrivata la sua ora: una consapevolezza che non gli impedirà di svolgere fino in fondo il proprio dovere.
Lo spettacolo è tratto da un libro di Ruggero Cappuccio: un'opera da cui nascerà uno spettacolo "professionale" che intorno al 2006 girerà l'Italia. L'opera firmata dal giudice Magi, però, è diversa: "E' uno spettacolo molto particolare – dice ai microfoni de Il Dispaccio – non c'è un'azione scenica precisa, tutto si svolge dal punto di vista storico, dal momento dell'esplosione alla morte di Paolo Borsellino". Lo spettacolo – organizzato dall'Osservatorio sulle Misure di Prevenzione, dall'Osservatorio sulla 'ndrangheta, dal Tribunale di Reggio Calabria e con la collaborazione della Commissione Straordinaria - riporta dunque nella drammatica atmosfera di via D'Amelio, alle 16.58 del 19 luglio 1992: "La storia – spiega ancora Magi - ripercorre tutte le situazioni di vita che hanno avuto importanza per Paolo Borsellino, dalle difficoltà lavorative alla morte di Giovanni Falcone e poi, ancora, il ricordo della famiglia, della Sicilia, di Palermo".
Pensieri ed emozioni che si affollano: "E' un flusso finale di coscienza" afferma il giudice/regista. Negli ultimi istanti di Paolo Borsellino si inseriscono quindi altri due personaggi: il "professore" una sorta di Virgilio dantesco che guida il giudice nel mondo della morte. Attraverso questa persona il giudice vedrà le vittime di mafia, spesso e volentieri uomini e donne con cui condividerà gioie e dolori della lotta a Cosa Nostra. Ma l'apice emozionale arriverà nell'incontro con Falcone: "Quello è un momento molto particolare" dice il giudice Magi.
Uno spettacolo molto intenso, portato in scena da attori non professionisti, ma con una precisa peculiarità: l'attività comune all'interno del Tribunale di Milano. E così, per qualche ora, gli interpreti abbandonano le toghe di presidente di sezione, di avvocato, di procuratore onorario e vanno in scena nel tentativo di trasmettere emozioni, ma, soprattutto, di trasmettere le ultime emozioni di Paolo Borsellino, dalle riflessioni sulla Giustizia al senso dello Stato, che lo accompagnerà fino alla fine. Sbagliato pensare che si tratti però di un cast totalmente maschile. Di rilievo, infatti, è la presenza delle donne, che hanno la funzione di coriste, in pieno stile da tragedia greca: "Le donne rappresentano la Sicilia" dice il giudice Magi.
Magistrato molto noto, Oscar Magi: a lui si devono le sentenze sul caso dell'Abu Omar, la condanna di Google, ma anche la recente condanna di Silvio Berlusconi per l'intercettazione tra Fassino e Consorte. La magistratura è stata ed è una missione, ma il teatro è un'antica passione: "Un amore giovanile ripreso negli ultimi anni insieme a un gruppo di amici" dice Oscar Magi. E il fatto che gli ultimi attimi di vita del giudice Borsellino siano messi in scena da persone che, a vario titolo, operano nel mondo della giustizia, segna il salto di qualità dell'opera: "Cerca di trasmettere sensazioni, emozioni e pensieri, filtrati da esperienze personali" dice ancora Magi.
Una rappresentazione che arriva a Reggio Calabria proprio nelle settimane in cui il procedimento sulla "Trattativa" sta avendo la sua propulsione a Palermo: "Quest'opera l'abbiamo pensata quando la vicenda "Trattativa" non era ancora arrivata alle pagine giornali – dice Oscar Magi – è quindi un'assoluta casualità, anche se forse le cose non avvengono mai per caso". Tuttavia, il giudice dimostra grande rispetto per una partita così delicata per le sorti del Paese, come quella che si giocherà nei prossimi mesi a Palermo, nel tentativo di fornire delle risposte su uno dei tanti misteri d'Italia: "Noi non abbiamo intenzione di schierarci, noi vogliamo percorrere la valenza teatrale e quella emozionale, stimolare la memoria e il ricordo". E non è casuale la scelta di portare in scena l'opera a Reggio Calabria, in maniera unanime riconosciuta come la capitale della 'ndrangheta: "Tra i vari luoghi in cui abbiamo portato in scena lo spettacolo, devo dire che a Palermo ci sono state emozioni forti, anche perché in platea c'erano i figli di Paolo Borsellino, ma Reggio Calabria, come Palermo, è un luogo simbolo, così come lo sarebbe Napoli" afferma Magi.
La riflessione di Oscar Magi si muove infine sul doppio binario. Quello che ha percorso durante la propria vita: magistrato da trentasei anni impegnato in processi molto delicati, ma anche persona amante dell'arte, tanto da impegnarsi in prima persona. "Trasmettere cultura, tramite l'arte come fatto civile. Credo che gli spettacoli come questo abbiano l'importanza significativa dell'arte che riesce a sublimare e a sollecitare. In questi ultimi due anni, facendo questo spettacolo, ho avuto modo di notare come la capacità di coinvolgimento che ha il teatro è molto forte ed è nettamente superiore a centinaia di seminari, che pure ho fatto ovunque discutendo delle difficoltà della giustizia".
Insomma, per Oscari Magi giustizia e cultura sono due missioni che vanno seguite fino in fondo: "Ho sempre creduto nell'attuazione della Costituzione ovunque, in una società più giusta, che rispetti dignità delle persone e soprattutto dei più deboli. Ma credo nella giustizia non tanto e non solo come concetto di "combattere qualcosa", ma soprattutto di "combattere per qualcosa"".
Sicuramente anche Paolo Borsellino sarebbe d'accordo.