Esclusivo. "Mafia bunker": John Dickie svela la vita sotterranea dei boss

mafia bunkerdi Benedetta Malara - Forni per il pane, depositi di materiali e pollai. Ma anche vere e proprie città sotterranee collegate da una fitta rete di cunicoli, o semplici muri diroccati in mezzo alle campagne. Questi, ma non solo, saranno i luoghi in cui verranno portati i telespettatori di "Mafia Bunker", in onda questa sera su History Channel. Strutture apparentemente normali, molte abbandonate, che in realtà celavano i bunker dei più grandi latitanti della storia della mafia italiana. Mafia Bunker si addentra fisicamente nei nascondigli delle più importanti famiglie mafiose di Calabria, Campania e Sicilia, per mettere a nudo una realtà fatta di ingegneria ultramoderna e grandi reti organizzative, spesso talmente potenti da sfuggire per decine di anni al lavoro incessante delle forze dell'ordine.

In un progetto che vede la collaborazione di History Channel Italia e la Bbc, nasce uno dei primi documentari sulla mafia realizzato con l'intero appoggio dei militari e con esperienze dal vivo, riprese in tempo reale.

Per presentare il documentario viene scelto John Dickie, storico, esperto di Storia Italiana e Docente di Studi Italiani all'University College London. Dickie non è di certo un novellino, quando si parla di mafia. Ha infatti pubblicato due libri, "Cosa Nostra. Storia della Mafia Siciliana", nel 2004, tradotto in 21 lingue, e "Onorate società. L'ascesa della mafia, della camorra e della 'ndrangheta", nel 2011, divenuto in poco tempo un best seller mondiale.

John Dickie oggi racconta al Dispaccio la sua esperienza, che dichiara di aver accettato la conduzione di Mafia Bunker con molto entusiasmo, definendo il contenuto del programma "una storia significativa da raccontare, un aspetto caratterizzante della fase contemporanea della lotta alle mafie. Ma anche una storia spettacolare dal punto di vista della televisione. Il perfetto aggancio per parlare di mafie in un modo nuovo". E parlare di mafie in modo nuovo interessa anche oltremanica, anche se sottolineando sfumature diverse. Mafia Bunker, infatti, andrà in onda con due diverse strutture: una realizzata per l'Italia, di 90 minuti e una per il resto del mondo, della durata di 55. Il motivo della durata, in realtà, è legato esclusivamente agli spazi canonici della televisione. Ma le differenze contenutistiche sono anch'esse importanti, adattate alle esigenze del pubblico. "La versione inglese – racconta Dickie – è quasi tutta sulla Calabria, ed offre dunque un quadro più completo della situazione in una regione che, dico francamente, l'inglese medio non sa nemmeno dove sia. Lo spettatore medio italiano, invece, ha un livello di conoscenza di base molto più avanzato, dunque abbiamo potuto concentrarci molto di più su quello specifico aspetto della lotta alle mafie che è la caccia ai latitanti, e questo in due regioni, la Calabria e la Campania, dove il fenomeno dei bunker si è manifestato negli ultimi 5-6 anni".

Anche l'esperienza sul campo non è un terreno nuovo per Dickie: per scrivere i suoi libri, infatti, ha già visitato molti luoghi legati alla mafia – come ad esempio il Santuario della Madonna di Polsi, anch'esso contenuto nel documentario – o le Vele di Scampia e Casal di Principe.

"Non scrivo mai la storia di un posto – ha detto – senza averlo visto da vicino. Conoscevo già alcuni dei magistrati e degli esponenti delle forze dell'ordine, che sono i veri protagonisti del documentario, ma non avevo mai avuto il privilegio di stare così vicino alle forze dell'ordine in fase operativa. Poi i bunker per me erano una novità assoluta – ha aggiunto –  che mi hanno permesso sì di avere un senso abbastanza inedito della quotidianità di un boss latitante". Quasi tutte le forze dell'ordine che hanno collaborato alla realizzazione di Mafia Bunker, dalla Polizia di Stato ai Carabinieri alla Guardia di Finanza, al Gruppo Eliportato Cacciatori sia per questioni di sicurezza che di autorizzazioni per l'accesso ai bunker, ma il loro lavoro è al centro di tutta la realizzazione: "Abbiamo assistito in tempo reale alla perquisizione notturna da parte dei Carabinieri della villa stile Scarface di un componente -secondo gli inquirenti - della cosca Bellocco di Rosarno – racconta Dickie – e siamo stati presenti con la polizia a Casapesenna, in provincia di Caserta, quando hanno trovato un bunker sotto una villa che era stato usato da Michele Zagaria. I finanzieri – aggiunge –  ci hanno anche permesso di seguire le loro operazioni sullo straordinario aereo spia che è a loro disposizione".

Dickie racconta al Dispaccio alcuni particolari dei bunker che verranno raccontanti nel documentario, come quello del boss dei casalesi, Michele Zagaria, "il più straordinario a livello di sofisticazione tecnologica. Come forse si sarà visto al momento dell'arresto – racconta –  era nascosto sotto un'intera stanza scorrevole all'interno di una villa. Ci siamo entrati e abbiamo visto il binario e il meccanismo idraulico che permettevano alla stanza di spostarsi per dare accesso al bunker. Non è il tipo di lavoro che puoi chiedere al muratore di turno... Ma forse più scioccante è stato l'intero sistema di bunker che si trova sotto Platì. Stiamo parlando di centinaia di metri di cunicoli, praticamente una città parallela".

Non solo bunker però. Uno spazio è stato ritagliato anche per il Porto di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, ma soprattutto per il luogo culto della 'ndrangheta calabrese, il Santuario della Madonna di Polsi. "Era un segreto di Pulcinella in Calabria che la 'ndrangheta faceva le sue riunioni lassù – afferma Dickie – io stesso ho trovato carte d'archivio degli anni '90 dell''800 che parlano molto chiaramente di riunioni di affiliati di tutta la provincia di Reggio a Polsi in occasione della Festa della Madonna. L'operazione Crimine, che nel 2010 ha finalmente dimostrato esattamente che cosa fanno i boss a Polsi, è al centro del nostro racconto".

Un racconto scandito, oltre che dagli approfondimenti dello stesso Dickie, anche dall'intervento della magistratura, e di alcuni ospiti "protagonisti. Parliamo di Michele Prestipino, della Dda di Reggio Calabria, e di Catello Maresca, della Dda di Napoli. Ma anche del pm Alessandra Cerreti, in relazione all'operazione "All Inside" contro la cosca dei Pesce – uno dei bunker esaminati è quello di Ciccio Pesce – e del capo della Squadra Mobile Renato Cortese.

Ma per la situazione calabrese, come racconta Dickie "è stata molto importante anche la testimonianza di Gaetano Saffioti, imprenditore edile di Palmi che si è ribellato al pizzo. Nella versione inglese, Saffioti è un po' il vero eroe della storia".

Dickie, parlando di Mafie Bunker, racconta di una diversa visione d'insieme dello strano fenomeno dei bunker di mafia. "Anche se non sono una novità assoluta al livello storico – afferma –  i bunker di mafia -- e spesso non ci si rende conto che c'è stata un'epidemia di costruzione di nascondigli negli ultimi anni -- ci racconta moltissimo sullo stato attuale del potere mafioso".

Una storia innovativa tutta da raccontare, quindi, stasera su History Channel, per una nuova prospettiva sul mondo ancora parzialmente sconosciuto della mafia.