di Angela Panzera - "Più di una volta ho avuto come cliente un ragazzo omosessuale, ma non poteva dirlo a casa perché suo padre era in carcere per associazione mafiosa. È gay, però è fidanzato ufficialmente con una donna. Da noi in Brasile queste cose non succedono. Per una famiglia è normale avere un figlio omosessuale". Dall'altro lato del mondo forse lo è, ma a Reggio Calabria sono tanti i ragazzi che di giorno si comportano da eterosessuali e di notte pagano per avere del sesso con altri uomini. C'è chi preferisce gli uomini che hanno completato il loro percorso verso il cambio di genere, chi invece desidera andare a letto con chi quella strada ancora non l'ha compiuta tutta.
E ciò non vuol dire accontentarsi, ma bensì "pretenderlo". Sì perché pagare per avere un rapporto sessuale con una persona transessuale non operata ai genitali è una richiesta specifica.
A raccontarcelo è Cristina (nome di fantasia ndr,) trans brasiliana di 47 anni che vive in Italia da quasi un decennio e nella città dei Bronzi da quasi due anni. "Sono arrivata a Reggio Calabria quasi per necessità. Prima mi prostituivo a Messina, ma lì c'è troppa concorrenza. Ci sono uomini e donne che si prostituiscono per dieci euro, e così non si vive. A Reggio invece, si può chiedere di più, dai 40 ai 60 euro, dipende dal cliente. E poi non si sta in strada. Mediamente arrivo a guadagnare sui 3 mila euro al mese. Dipende da come va il fine settimana. Il sabato e la domenica arrivano uomini da tutta la provincia, soprattutto dalla Piana di Gioia Tauro, mentre durante la settimana gli appuntamenti sono riservati per gli habitué. C'è chi non ne può fare a meno, ormai è diventato necessario per alcuni". Cristina parla come se la sua attività fosse un mestiere come un altro. Senza lacrime e sorrisi, senza frasi di circostanza, senza- proprio come dice lei- " la solita storiella che ci vede costretti a prostituirci per le cure mediche che ci permettono il cambio di sesso. Certo c'è chi lo fa per questo, ma anche chi non sa fare altro. Io devo mantenere un figlio che si è appena iscritto all'università, dove lo trovo un lavoro? Mi piacerebbe avere un negozio di abbigliamento, ma secondo te è possibile che qui a Reggio Calabria qualcuno mi possa assumere come commessa oppure che qualcuno venga a comprare nel mio negozio? All'inizio del mio soggiorno in città ho fatto una passeggiata sul corso Garibaldi, ho visto che in un negozio di intimo cercavano personale, sono entrata per chiedere delle informazioni, ma mi hanno detto che non era vero. Ho risposto che fuori era appeso un cartello.« Ah sì è rimasto lì per caso», cosi mi hanno risposto delle commesse che neanche mi guardavano in faccia e che si sono subito prodigate per rimuoverlo dalla vetrina. Sono andata via senza pensarci su. Dopo qualche giorno sono ripassata da lì e quel cartello era nuovamente la".
Cristina è nata e cresciuta in un piccolo comune dello stato brasiliano di Bahia. " Mia madre era casalinga, ci racconta, mentre mio padre lavorava come muratore. Siamo 4 fratelli, due maschi e due femmine. Io sono la più piccola. Mi sono sempre sentita donna e quando l'ho capito veramente l'ho detto alla mia famiglia. Non è stato facile, ma neanche difficile. Mi aspettavo delle reazioni più complesse e dolorose, alla fine però è andata. È stato grazie agli amici però che ho avuto il coraggio di iniziare il cambiamento di sesso. In mezzo però c'è stato un matrimonio e un figlio. Lavoravo in una bottega, ma sono voluta andar via da la". Ecco che Cristina inizia a percorrere la sua strada, una strada che poi la porterà a prostituirsi Reggio Calabria e dal suo racconto ciò che emerge è che non è di certo l'unica che lo fa. " Ce ne sono tanti qui. Di solito affittiamo degli appartamenti in tre, quattro; gli affitti sono bassissimi e ci rientriamo alla grande con le spese. C'è anche chi affitta singole stanze in alcuni bed and breakfast, alcuni anche al centro della città. C'è infatti, chi adesca i clienti in un noto bar reggino per poi spostarsi a casa ed è per questo che è necessario avere le stanze al centro". I dettagli però non finiscono qua.
La domanda sulla tipologia della clientela è necessaria anzi Cristina non vede l'ora di dircelo.
"Molte sono persone che vengono definite «normali». C'è lo studente, l'impiegato, ma c'è anche chi fa il commercialista, l'avvocato e chi lavora in banca. C'è anche un professore universitario fra i miei clienti affezionati. Molti vogliono provare per «vedere come è», altri perchè lo hanno sempre desiderato, altri ancora perché sono omosessuali, ma non lo hanno detto a nessuno anche se si vede lontano un miglio che lo sono". Ma cos'è che spinge a pagare per andare a letto con una transessuale? La risposta è netta quanto ironica. "E che ne so io, la mente dell'uomo è strana. Ti dicono pure che se ti operi non tornano più. Anzi ancora ti chiedono di non avere rapporti protetti, per me non esiste. Non voglio ammalarmi, però non tutte fanno come me". Stando alle sue parole la loro è un' "attività in proprio", non c'è nessuno che sfrutta il loro corpo. "Le donne vengono sfruttate, a me nessuno è venuto mai a chiedermi niente e so che anche alle mie amiche non è mai successo. C'è chi però si mette in brutte cose, c'entra la droga, la cocaina. Ne fanno uso personale, ma poi devono ricambiare il favore e il prezzo diventa sempre più alto". "Perchè ad esempio non vi si vede al cinema, al ristorante», le chiediamo. "Angela - mi risponde decisa - la sera io lavoro non ho tempo per uscire".