"Paese che vai...". Morano Calabro, un presepe naturale

moranocalabro vistadi Pasquale Cotroneo - "Si staglia superbo, gigante, con facciate di luci, col cuore pulsante", incastonato dentro una collina alle pendici del Pollino, nella provincia Cosentina, con case e viottoli che come un cono risalgono fino alla cima, ricoperto di neve e abbellito da mille luminarie, soprattutto nel periodo natalizio. L'odore è agre, come quelle delle olive schiacciate nei frantoi, il sapore è quello dei tempi antichi. Se ti fermi per un attimo, estraniandoti dal mondo e dalle nuove tecnologie potresti anche "sentire" il fabbro che lavora all'incudine, la lavandaia alla fontana, il suono della lira proveniente dall'osteria, il rumore dei buoi e delle pecore che si dirigono ai pascoli, e per finire il calore di un focolare acceso e della tradizionale cucina calabrese sulla brace. Sembra una cartolina, un'iconografia religiosa, invece è Morano Calabro, un presepe naturale.

Se viste da sotto le case sembrano tutte attaccate l'una all'altra, tanto che secondo alcune teorie l'etimologia del nome Morano proviene appunto dal verbo Greco "mettere insieme". Tuttavia questa ipotesi, sembra alla luce di nuove scoperte, meno plausibile, così come quelle che affermano che fosse abitata dai Mori, o che il nome provenga dai gelsi mori, che abbondano nell'agro circostante, e si è più concordi nel sostenere che il paese sia sorto in epoca romana.

Riuscito a resistere agli attacchi dei Saraceni, fu poi feudo dei Sanseverino di Bisignano, mecenati che, sentendosi molto legati alla città, la arricchirono e la abbellirono lasciando ai posteri la maggior parte del patrimonio culturale moranense, tra cui il Castello, e il monastero di San Bernardino da Siena.

moranocalabro castelloIl castello, posto in cima al paese, sulla punta del cono rovesciato, domina tutta la vallata dell'antico fiume Sybaris, circondato da un fortilizio di epoca romana, ispirato alla struttura del Maschio Angioino. Il monastero di San Bernardino, invece, rappresenta l'esempio migliore di architettura francescana in Calabria. Sulla destra del complesso è possibile osservare la chiesa, col suo portico in pietra di tufo. Gli interni invece sono molto semplici, come da tradizione francescana. Il monastero e il chiostro sono sorretti da 24 colonne, e all'interno si possono trovare opere d'arte e manufatti pregiati risalenti alla metà del 1500.

Poco sotto il Castello è possibile trovare la Chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, famosa per le opere d'arte e i sarcofaghi presenti all'interno, ma soprattutto per le statue in marmo di Carrara scolpite da Pietro Bernini, padre di quello che sarà uno degli artisti Italiani più importanti.

Al di fuori dell'antica cinta muraria si espandono invece la Chiesa del Carmine e la Collegiata di Santa Maria Maddalena, caratteristica per le maioliche che ricoprono il campanile e la cupola, e anch'essa per le numerosissime opere d'arte presenti all'interno.

Nel cuore del centro storico si erge poi la Chiesa di San Nicola di Bari, punto di arrivo e ripartenza delle arterie provenienti dal quartiere Giudeo, sulla piazzata di cui prende il nome, davanti alla più antica fontana moranense e davanti all'antico seggio dell'Universitas.

A pochi chilometri dal centro abitato, Il Monastero del Colloreto, di cui oggi rimangono solo i resti, che si trova immerso in una boscaglia, poiché la volontà iniziale era quella di una costruzione secondo lo stile di vite eremita.

Famosi sono poi la frazione di Campotenense, e il monte Sassòne. La prima è celebre per la battaglia che fu combattuta nel 1806 da Borbonici e Napoleonici, e vinta da quest'ultimi. Oggi è la metà più gettonata per gite fuori porta, scampagnate, grazie ad un una notevole area pic-nic, in cui si possono assaggiare carni, latticini, e funghi caserecci. Il monte Sassòne, invece, posto a 4 km dal paese dovrebbe rappresentare l'antica Xifèo o Lymphaeum di cui parla lo storico Tito Livio, affermando che sia stata scenografia delle guerre puniche. Qui si ergeva inoltre una lunga cinta muraria di oltre 1500 metri, di cui oggi rimangono pochi resti. Inoltre il monte è conosciuto per i ritrovamenti fossili, oggi custoditi all'interno del Museo di Reggio Calabria. Abitato da circa 4000 abitanti il paese si ravviva d'estate, per i turisti provenienti da ogni parte, e ancor prima nel mese di Maggio, mese in cui si svolgono la celebre festa patronale e la festa della bandiera, in onore delle battaglie contro i Saraceni. Dal 2003 ha avuto la denominazione di centro tra i borghi più belli d'Italia, e rappresenta al tempo stesso il centro del Parco del Pollino, un'occasione per immergersi nella natura, nella tranquillità, nella religiosità, a poca distanza dalle piste sciistiche.