Un anno di reclusione ciascuno per il professore Attilio Nesi e per l'architetto Carmen Francesca Giglio. Il Tribunale di Reggio Calabria presieduto da Natina Pratticò (Filippo Aragona e Alberto Romeo a latere) li ha condannati, disponendo comunque la sospensione della pena e la non menzione nel certificato del casellario giudiziale. I due avrebbero agito irregolarmente in occasione del concorso per un posto da ricercatore all'Università Mediterranea di Reggio Calabria. Il primo era infatti presidente della commissione e la seconda si sarebbe aggiudicata il posto in maniera illegittima, a discapito dell'altra concorrente, Vincenza Maria Nicosia, costituitasi nel procedimento tramite l'avvocato Sergio Laganà. Nesi avrebbe dovuto astenersi dal giudicare i concorrenti per il posto da ricercatore in quanto legato professionalmente alla Giglio, che risultò poi essere vincitrice del bando dell'Ateneo reggino. Nesi infatti era stato progettista di Piazza De Seta per conto del comune di Fuscaldo. Un incarico che gli era stato conferito dal dirigente dell'ufficio tecnico comunale Ezio Giglio, padre dell'architetto Carmen Francesco. Nesi e Giglio padre stipulano un disciplinare di incarico che obbliga all'inserimento nel gruppo di professionisti che si devono occupare della progettazione di "un architetto iscritto all'albo da meno di 10 anni per agevolare la crescita professionale dei giovani". Il professore Nesi decide di chiamare a collaborare alla progettazione della piazza proprio Carmen Francesca Giglio, figlia del dirigente dell'ufficio tecnico comunale. Tanto più che dopo aver fatto il lavoro per il comune di Fuscaldo (in provincia di Cosenza) i due s'incontrarono nuovamente in occasione del concorso di ricercatore, questa volta non da colleghi ma, rispettivamente, di residente della commissione e concorrente. La Giglio vincerà il posto, ma per il giudice ci sono almeno un paio di questione che non possono passare inosservate. Entrambe legate al fatto che Nesi avrebbe dovuto astenersi. La prima questione è relativa ai titoli della Giglio che sarebbero state stimate con un punteggio che va oltre il dovuto. E la seconda è relativa alla prova orale. Per il giudice infatti la vincitrice sarebbe avrebbe ottenuto un "giudizio sintetico espresso con aggettivazioni particolarmente generose", ottenendo così "un conseguente sovradimensionamento del voto finale". Il Tribunale ha inoltre condannato gli imputati, in solido, al risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, in favore della parte civile costituita, Vincenza Maria Nicosia, riconoscendole, a titolo di provvisionale, la somma di 20mila euro: un risarcimento che, di fatto, certifica come la legittima vincitrice del concorso sarebbe dovuta essere proprio la Nicosia.