Dai 15 anni di primo grado ai 13 in Appello. Condannato anche in secondo grado Angelo Barillà: la Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria lo ha ritenuto responsabile del reato di omicidio colposo nonché di aver effettuato una gara in velocità, aggravata dall'aver provocato la morte di una persona e le lesioni di altre due, nel corso della quale, il 29 maggio del 2011, perse la vita Francesco Calabrò che all'epoca aveva solo otto anni.
Il processo si è celebrato per far luce sulla morte del piccolo Francesco Calabrò, deceduto in un incidente stradale avvenuto nei pressi della galleria di Spirito Santo il 29 maggio 2010. Il bambino di appena otto anni si trovava in macchina sulla tangenziale reggina con la madre rimasta gravemente ferita e un altro passeggero.
Barillà è una delle persone coinvolte: altri due imputati, Fabio Raco e Giuseppe Catalano, sono stati condannati in Appello a 8 anni di reclusione, avendo scelto il giudizio abbreviato.
Dietro quello che sembrava un semplice incidente dopo l'intervento della polizia stradale, sarebbe affiorata una tragica realtà: secondo gli inquirenti, infatti, l'incidente fu la conseguenza di una rocambolesca gara clandestina svoltasi in pieno giorno, fra tre autovetture condotte da Angelo Barillà, Fabio Raco e Giuseppe Catalano.
Il sinistro è avvenuto nei pressi dello svincolo di Spirito Santo; quel tranquillo pomeriggio di domenica la "Yaris", su cui viaggiavano insieme madre, figlio e un'altra passeggera, venne letteralmente investita da una scheggia impazzita. Era l'auto di Barillà che aveva ingaggiato con altri due mezzi una corsa clandestina. Il piccolo Francesco pur essendo stato trasportato d'urgenza agli ospedali "Riuniti" di Reggio Calabria morì poco dopo. Un'indagine che la Procura di Reggio Calabria svolgerà anche attraverso una relazione peritale sulle autovetture, nonché un sopralluogo lungo la galleria autostradale interessata per accertare tutti i minimi dettagli della dinamica dell'incidente che costò la vita al piccolo Francesco.