Il funzionario dell’Anac: “Le irregolarità nelle carte della Edil Minniti”

reggiocalabria ospedaliriunitidi Claudio Cordova - Irregolarità o, comunque, documentazione difforme, che ha meritato prima l'attenzione di alcuni organi di controllo e, ora, quella della Procura della Repubblica. Continua a costruirsi in aula l'accusa contro Giovanni Minniti, il noto imprenditore della Edil Minniti, azienda che, per anni, lavorerà moltissimo nel settore sanitario, con riferimento soprattutto agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. In un'inchiesta di molti anni fa, denominata "Sanitopoli", Minniti verrà anche coinvolto insieme a personaggi del calibro del giornalista Paolo Pollichieni e dell'avvocato Aurelio Chizzoniti, nonché di alcuni soggetti ritenuti intranei alla 'ndrangheta.

Verranno tutti assolti.

Ora, però, Minniti deve difendersi dalle accuse del pm Stefano Musolino. I reati contestati riguardano gli appalti banditi dall'Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria. Reati, quelli ipotizzati dal pm Musolino, che sarebbero stati commessi tra il 2009 e il 2011. Vi è il reato di turbativa d'asta tra quelli contestati dall'accusa a Minniti. Tutti appalti riguardanti l'Azienda Ospedaliera Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria: vi è la procedura negoziata per l'affidamento del servizio di manutenzione globale degli immobili e degli impianti, ma anche l'adeguamento sismico del corpo "A" degli Ospedali Riuniti e, poi, infine, l'appalto per la Cardiochirurgia.

Sono tanti i capi d'imputazione formulati dal pm Musolino.

Minniti, al fine di predisporre un falso certificato di esecuzione lavori (CEL), apparentemente intestato e rilasciato dall'Azienda Ospedaliera reggina, avrebbe riprodotto le impronte recanti i simboli e le intestazioni dell'azienda stessa, della Regione Calabria, nonché impronte di timbro dell'Ufficio Tecnico dell'A.O. e (probabilmente dopo sua falsificazione) l'impronta di firma dell'ingegner Carmelo Giuseppe Fera, funzionario a capo dell'Ufficio Tecnico.

E così, avrebbe fatto apparire un CEL attestante che l'appalto per ristrutturazione e messa a norma degli impianti degli Ospedali Riuniti (per un importo superiore ai 9mln di euro) fossero stati interamente eseguiti dalla Edil Minniti. Ma c'è di più, con un altro CEL, quello relativo alla ristrutturazione del CMP di Lamezia Terme, apparentemente rilasciato da Poste Italiane, avrebbe tratto in inganno i funzionari della SOA Hi Quality S.p.A., organismo esercente una pubblica funzione per la classificazione delle imprese sugli appalti, ottenendo così due false attestazioni di qualificazione alle esecuzione di lavori pubblici, in cui si certificava la Edil Minniti quale impresa avente qualità tecniche in realtà non possedute.

Saranno, tra gli altri elementi, le dichiarazioni, tanto di Poste Italiane, quanto dell'ingegner Fera a incastrare Minniti, indagato insieme a un suo dipendente, Francesco Ferrara, che avrebbe reso false dichiarazioni al difensore, al fine di agevolare il proprio datore di lavoro.

I presunti falsi commessi dall'imprenditore Minniti sarebbero quindi il presupposto essenziale per i vari episodi di turbativa d'asta contestati dal pm Musolino. Tramite le certificazioni false, infatti, la "carriera" di Edil Minniti sarebbe stata di fatto drogata, permettendo all'azienda di vincere alcune importanti gare d'appalto. Minniti, infatti, avrebbe indotto in errore l'Azienda Ospedaliera che – confidando nella veridicità della qualificazione dell'impresa nella attestazione SOA, ottenuta tramite false certificazioni – gli aggiudicava l'appalto per la manutenzione degli immobili e degli impianti, permettendo quindi alla Edil Minniti di conseguire un ingiusto profitto.

Ma il dato più interessante arriva sul reparto di Cardiochirurgia, che da anni marcisce nella polvere. Anche in questo caso, con artifici e raggiri consistenti nel partecipare – in ATI con GE Medical System Italia S.p.A. – alla gara d'appalto per la realizzazione del reparto di Cardiochirurgia e Centro Cuore dei Riuniti, presentando i "soliti" documenti fasulli, sarebbe riuscito a vincere la gara, ottenendo, ancora una volta un ingiusto profitto.

Nel frattempo, peraltro, la ditta individuale Edil Minniti ha ceduto un ramo d'azienda alla Edil Minniti Srl: tale azienda, quindi, avrebbe continuato a lavorare, con un diverso assetto societario.

Vicende che Giovanni Minniti bollerà come "equivoco". La prova, quindi, si sta formando in dibattimento.

E, al cospetto del Tribunale presieduto da Natina Praticò, sfilano i testi dell'accusa. In primis un funzionario di Poste Italiane, che, rispondendo alle domande delle parti, racconterà delle presunte irregolarità riscontrate nel caso della Edil Minniti: "Non mi erano mai capitati casi del genere" dice. Arrivando addirittura a dire che, nell'ipotesi in cui le irregolarità documentali fossero state predisposte da dipendenti di Poste Italiane avrebbe come minimo proposto il licenziamento in tronco del responsabile o dei responsabili.

Pregnante, inoltre, la deposizione dell'ingegnere Danilo Infantino, un tempo in servizio all'Autorità che vigilava su appalti e contratti pubblici, ma oggi in forza all'Autorità Anticorruzione retta dal magistrato Raffaele Cantone. Proprio con riferimento alla vicenda delle Poste, Infantino rileverà come verrà riconosciuta una "colpa grave" in capo alla Edil Minniti. Infantino ripercorrerà le istruttorie fatte sul conto di Giovanni Minniti, rilevando le incongruenze e le difformità che sono oggetto dell'imputazione. Chi lavora con appalti e contratti pubblici, infatti, deve avere certificazioni di qualità. Certificazioni che, nell'ipotesi accusatoria, Edil Minniti avrebbe ottenuto manomettendo la documentazione: così avrebbe potuto continuare a lavorare: "Abbiamo chiesto alla SOA la revoca dei certificati e comminato una sanzione pecuniaria" spiega Infantino.

Il sistema di controllo, peraltro, si dimostra un cul de sac: nonostante le segnalazioni, infatti, Edil Minniti ha potuto continuare a lavorare con gli enti pubblici, accrescendo, quindi, il proprio "curriculum". Da qui l'attività fiorente, che la porterà a essere una delle aziende più note del panorama reggino.