di Claudio Cordova - Una pronuncia che rischia di essere devastante come una bomba e di aprire scenari clamorosi nel panorama economico di Reggio Calabria. La seconda Sezione Civile del Tribunale di Milano ha revocato la sentenza dichiarativa dello stato di insolvenza della GDM Spa e ha disposto la prosecuzione della procedura di concordato preventivo. Una sentenza, quella emessa a cavallo di Ferragosto dai giudici Caterina Macchi, Guido Macripò e Federico Rolfi che cancella con un colpo di spugna la dichiarazione di insolvenza emessa dal Tribunale di Milano il 9 febbraio 2012, che aveva di fatto aperto la gestione commissariale di Marcello Parrinello, che porterà, infine, alla vendita di numerosi punti vendita a marchio "Quiiper". Quella sentenza di inizio 2012, infatti, aveva estromesso il gruppo dell'imprenditore Carlo Montesano dalla gestione dei supermercati: la GDM, infatti, era egemone nel settore della grande distribuzione cittadina, ma non solo. Da quella decisione scaturiranno poi le trattative che porteranno alla cessione di diversi punti vendita Quiiper, che assumeranno il marchio Auchan.
GDM aveva depositato presso il Tribunale di Milano nel lontano aprile 2011 il ricorso per l'ammissione alla procedura di concordato preventivo, formulando un'articolata proposta di natura liquidatoria. Una procedura che verrà revocata nel febbraio 2012 con la nomina a commissario giudiziale di Giovanni Massoli, indicato dal Ministero dello Sviluppo Economico: una serie di aziende, nonché il pubblico ministero, avevano infatti depositato ricorso per la richiesta di fallimento della GDM.
Parrinello verrà nominato commissario straordinario nell'aprile 2012 e si costituirà nel giudizio davanti al Tribunale di Milano.
L'oggetto della controversia è costituito dalla richiesta di revoca della sentenza di accertamento dello stato di insolvenza, fondata sulla deduzione di vizi del decreto con il quale il Tribunale ha revocato l'ammissione di GDM al concordato preventivo. GDM aveva proposto un concordato prospettando mediante la liquidazione del proprio patrimonio, il soddisfacimento integrale delle spese e dei crediti: un soddisfacimento prospettato mediante la realizzazione di un piano imperniato sui cardini essenziali della prosecuzione temporanea dell'attività di impresa, che vedeva in forze a quel momento ben 708 lavoratori, in vista dell'individuazione di un soggetto imprenditoriale disponibile a rendersene cessionario, della cessione del magazzino, della liquidazione di un articolato patrimonio immobiliare, del realizzo di crediti, della cessione della partecipazione totalitaria nella GEDEP SpA (che a sua volta controllava altre due società), titolare della proprietà di un'altra parte del patrimonio immobiliare facente capo al gruppo.
Il fabbisogno era stimato in quasi 80 milioni di euro, mentre l'esposizione debitoria complessiva superava i 110milioni di euro.
La terna commissariale, tuttavia, non riterrà supportata da un idoneo riscontro documentale l'effettiva erogazione a GDM di un mutuo ipotecario da parte di Banca Italease. La terna contesterà anche l'esistenza di un contenzioso con l'Agenzia delle Entrate non enunciato nel ricorso per sottostimare il fabbisogno concordatario e, infine, segnalerà anche la sussistenza di altre controversie giudiziali pendenti, con dipendenti e con un fornitore, non indicate nella proposta.
Il Tribunale di Milano, però, aderirà alle argomentazioni poste sul tavolo dalla GDM: "L'insolvenza appare ricollegarsi a fattori esogeni, legati sia al mercato geografico di riferimento e alla non prevedibile decisione assunta da Carrefour nel 2010 di uscire completamente dall'area dell'Italia meridionale, sia alla progressiva contrazione dei consumi determinata dalla crisi generale che ha investito ogni settore economico e produttivo a partire dagli anni 2009-2010".
Una pronuncia che potrà essere appellata, ma che apre nuovi scenari. In primis la possibilità che il Gruppo Montesano chieda i danni per quanto accaduto negli ultimi anni. E non si tratterebbe di cifre di poco conto.