di Claudio Cordova - Si sarebbe tolto la vita impiccandosi nel carcere di Arghillà, a Reggio Calabria, Giuseppe Panuccio, ergastolano per la "strage del Quiiper", avvenuta il 30 marzo 2008, in cui persero la vita in tre: i coniugi Guido Panuccio e Cinzia Richichi e della loro bimba, la piccola Olga.
Una tragedia che andò a colpire una delle famiglie più in vista di Reggio Calabria. Diverbi e screzi, anche di una certa gravità, che avevano caratterizzato i rapporti dei fratelli Panuccio già da qualche tempo: due anni prima della domenica di sangue, infatti, Giuseppe Panuccio, il presunto omicida, era stato arrestato per avere minacciato i congiunti con una pistola calibro 7,62 al termine di una lite per la divisione del patrimonio di famiglia. Panuccio fu anche sottoposto a perizie di natura psichiatrica nel corso del procedimento che si concluse con la condanna al carcere vita.
Guido Panuccio morì sul colpo, raggiunto al capo, al corpo e agli arti dai proiettili, mentre Cinzia Richichi fu immediatamente trasportata d'urgenza in ospedale, ma si spense poco dopo il ricovero. La donna tentò in tutti i modi di difendere la propria bambina, Olga di appena cinque anni, facendole scudo con il corpo, ma le pallottole riuscirono comunque a colpire la piccola: la bimba lottò tra la vita e la morte per alcuni giorni, prima di arrendersi al tragico destino. Le indagini della Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta da Renato Cortese, non riuscirono tuttavia a rintracciare l'arma del delitto, nonostante le indicazioni di Panuccio, reo confesso, che si consegnò agli agenti della Questura, accompagnato dal proprio avvocato, poche ore dopo l'eccidio.
Panuccio si sarebbe tolto la vita impiccandosi. Anche se sulle dinamiche ancora va fatta chiarezza. Tuttavia emerge, nuovamente, la difficile situazione esistente all'interno del carcere di Arghillà.