Qualche sconto di pena, ma l'impianto accusatorio dell'inchiesta "Barracuda" regge alla grande. Ieri la Corte d'Appello reggina, presieduta da Iside Russo, ha condannato tutti gl iimputati alla sbarra accusate a vario titolo quelle di associazione per delinquere finalizzata alle rapine agli anziani, rapina aggravata, lesioni aggravate e sequestro di persona. Nello specifico i giudici di piazza Castello
Tutti condannati in appello, seppur con qualche sconto di pena rispetto al primo grado, gli imputati del procedimento "Barracuda", scaturito da un'operazione che ha sgominato un'associazione per delinquere finalizzata a rapine agli anziani, rapina aggravata, lesioni aggravate e sequestro di persona. I giudici di Piazza Castello hanno condannato Giovanni Bellantoni a 6 anni e 9 mesi di carcere più 2100 euro di multa, in primo grado aveva ricevuto undici anni e sei mesi. A Salvatore Bonura sono stati comminati 7 anni di carcere e 2 mila euro di multa (11 anni in primo grado). Grande sconto di pena invece, per Carmelo Calù che passa da una condanna in primo grado a quattordici anni e sei mesi di reclusione ad una a 4 anni in Appello. Per Fabio Calù la Corte ha comminato 14 anni di carcere e 5 mila euro di multa ( 20 anni in primo grado). Antonino Caracciolo passa da ventidue anni e nove mesi a 18 anni di carcere e 8 mila e 100 euro di multa mentre Mirko Falcomatà da cinque anni di prigione rimedia 2 anni di condanna, e 400 euro di multa, con pena sospesa. Demetrio Monorchio è stato condannato a 10 anni e 3 mesi di carcere e 3 mila euro di multa (tredici anni e tre mesi in primo grado). Anche per Domenico Palmisano i giudici di Piazza Castello hanno diminuito la pena: l'imputato rimedia 19 anni e 9 mesi di carcere e 9 mila euro di multa a fronte dei ventisei anni e nove mesi in primo grado.
Accolte anche in appello, dunque, le risultanze investigative messe a frutto in primo grado dal pm Paolo Sirleo e in secondo grado dal sostituto procuratore generale Alberto Cianfarini.
Il gruppo era accusato di aver perpetrato nel corso del 2010, una serie di rapine nelle abitazioni, prevalentemente di persone anziane. Azioni crudeli e violente, quelle che l'associazione avrebbe messo in atto, non risparmiando le vittime, nonostante l'età avanzata. Un'organizzazione molto ben strutturata, in cui, secondo le indagini svolte dai militari dell'Arma, ciascun membro avrebbe avuto il proprio ruolo. Nel dettaglio sarebbero stati proprio i due fratelli Carmelo e Fabio Calù a guidare il sodalizio criminale, mentre Caracciolo sarebbe stato il leader operativo del gruppo.
Per Carmelo Calù, tuttavia, il Tribunale ha riconosciuto uno sconto di pena assai importante.
Le vittime preferite, secondo quanto accertato dai Carabinieri, erano in particolare anziani che vivevano da soli o, al massimo, con il supporto di un'unica badante. Facile, quindi, per il gruppo avere la meglio una volta penetrati in casa con un qualsiasi pretesto. A quel punto, infatti, le vittime sarebbero state imbavagliate e immobilizzate, in modo tale da non poter abbozzare neanche una minima reazione. E allora sarebbe scattata l'incetta di ogni tipo di bene, tra cui soldi, ma anche oggetti e preziosi. Un'indagine che ha avuto un esito positivo anche grazie alle intercettazioni captate dai Carabinieri, in cui gli artefici delle rapine commentavano tra loro le violenze messe in atto e le modalità con cui il colpo sarebbe poi andato a buon fine.