Sono 13 le persone rinviate a giudizio dal Gup distrettuale Cinzia Barillà nell'ambito del processo "Deus" contro la cosca Crea di Rizziconi. Si tratta di Maria Grazia Alvaro, Clementina Burzì, Antonio Crea, Domenico Crea, Giuseppe Crea (latitante), Marinella Crea, Teodoro Crea (classe 1967), Teodoro Crea (classe 1939, detto "Il Toro"), Girolamo Cutrì, Giuseppe Lombardo, Osvaldo Lombardo, Domenico Russo e Vincenzo Tornese. Compariranno davanti al Tribunale di Palmi a partire dal prossimo 7 luglio. Altri tre imputati, Vincenzo Alessi, Domenico Perri, e Domenico Rotolo, hanno scelto invece, di essere giudicati con il rito abbreviato e per loro il 10 luglio si registrerà la requisitoria del pm antimafia Luca Miceli. Alessi e Rotolo hanno ricoperto rispettivamente i ruoli di consigliere comunale e assessore con delega allo sport e allo spettacolo del comune di Rizziconi.
L'indagine potrà arrivare a pieno compimento con gli arresti della Squadra Mobile grazie alla coraggiosa testimonianza dell'ex sindaco Antonino Bartuccio. Il primo cittadino si è opposto, con le proprie circostanziate denunce, allo strapotere criminale della cosca Crea: dalle sue dichiarazioni all'Autorità Giudiziaria scaturisce l'indagine "Deus", che porta agli arresti da parte della Squadra Mobile di Reggio Calabria, del Servizio Centrale Operativo e del Commissariato di Gioia Tauro, di sedici persone, tra cui tre ex politici che sarebbero stati l'avamposto in Comune dei Crea.
L'attività di indagine nasce nel 2010 e ha evidenziato come la cosca Crea di Rizziconi sia capace di esercitare sul territorio una vera e propria "signoria" non solo nell'esercizio delle tipiche attività criminali ma anche nel totale condizionamento della vita pubblica. Le attività investigative sono iniziate infatti all'indomani delle elezioni amministrative indette per l'elezione del Sindaco e per il rinnovo del Consiglio Comunale di Rizziconi, tenutesi il 28-29 Marzo 2010, cui partecipava una sola lista, essendone una seconda stata esclusa per irregolarità.
L'elezione di Bartuccio, dunque, si incastrerà in un periodo di vuoto di potere a Rizziconi.
Quando però capi e affiliati saranno scarcerati, la cosca Crea proverà nuovamente a mettere le proprie mani sulla Cosa Pubblica. Così, dunque, ricorrendo a minacce ed a veri e propri atti intimidatori, la cosca riuscirà a provocare il sostanziale isolamento del sindaco, all'evidente scopo di annullarne l'azione politica non gradita, determinando, altresì, attraverso le dimissioni dei consiglieri comunali, lo scioglimento degli organi di governo locali.
Tra i soggetti coinvolti figura Teodoro Crea cl. '39, alias "'u Murcu" o "'u Toru" o "Dio onnipotente", capo storico della famiglia, coinvolto nel processo della "Mafia delle tre province" in qualità di boss incontrastato di Rizziconi ed in altri successivi che ne hanno confermato tale ruolo, unitamente a buona parte del suo nucleo familiare: la moglie Clementina Burzì, i figli Giuseppe cl. '78, attualmente latitante inserito nell'elenco dei ricercati pericolosi, e Marinella cl. '76, nonché la nuora, moglie del figlio latitante, Maria Grazia Alvaro che, tra l'altro, appartiene all'omonimo casato mafioso, operante a Sinopoli (RC) e zone limitrofe, federato ai Crea ed al potente casato dei Piromalli di Gioia Tauro. Nel corso dell'operazione sono stati arrestati per il reato di associazione mafiosa non solo i componenti dello stretto nucleo familiare del boss Teodoro Crea, ma anche altri esponenti di spicco della 'ndrina, quali Antonio Crea, detto "'u Malandrinu", Domenico Crea, detto "Scarpa lucida" e Teodoro Crea, detto "'u Biondu", tutti legati da vincoli parentali con il capo dell'organizzazione mafiosa.
Attraverso queste figure, la cosca Crea sarebbe riuscita a controllare, negli anni, ogni singolo respiro di Rizziconi. Inoltre, nel corso delle indagini, è stato possibile far luce sulle truffe aggravate contestate a Giuseppe Crea cl. '78, il quale, nonostante lo status di latitante dal 2006, attestava di essere un imprenditore agricolo, senza ovviamente che a ciò corrispondesse l'effettiva attività di coltivazione della terra, così procurandosi un ingiusto profitto, consistito nell'indebita erogazione da parte dell'A.G.E.A. (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) dei contributi comunitari relativi al P.S.R. (Piano di Sviluppo Rurale) per un totale di € 188.884,66. Analogo reato è stato contestato al padre Teodoro Crea, alla madre Clementina Burzì ed alla sorella Marinella, che si procuravano i contributi dell'A.G.E.A. per un totale di € 48.408,59.
I Crea, uno dei casati storici della 'ndrangheta, che mettono le proprie mani sulla Pubblica Amministrazione. E' significativo, infatti, quanto accaduto in occasione del rinnovo dei servizi di vigilanza (del valore di ben 300.000 euro annui) presso la centrale elettrica a turbogas costruita a Rizziconi dalla Ansaldo Energia di Genova per conto del consorzio Rizziconi Energia; in tale vicenda, le indagini hanno evidenziato che la cosca Crea, nella persona del latitante Giuseppe Crea, aveva manifestato la ferma intenzione di scalzare la ditta EUROPOL di Reggio Calabria per farvi subentrare la SECURPOL di Osvaldo e Giuseppe Lombardo (padre e figlio) di Villa San Giovanni (RC), i quali sono stati arrestati (ma poi rilasciati) per concorso esterno in associazione mafiosa per aver contribuito al perseguimento delle finalità della 'ndrina Crea, con specifico riferimento all'assegnazione di appalti nel settore della vigilanza privata. Per tale vicenda, il 28 agosto 2011, erano stati esplosi alcuni colpi calibro 12 contro la guardiola in cui stazionavano gli addetti alla vigilanza della centrale elettrica; stesso episodio, di gravità maggiore, si verificava a circa tre mesi di distanza dal primo, segnatamenteil 20 novembre 2011, allorché attraverso un kalashnikov venivano indirizzati diversi colpi sempre contro la garitta utilizzata dalla guardia giurata in servizio di vigilanza presso la centrale elettrica (in quest'ultima nell'occasione venivano sequestrati trenta bossoli calibro 7,62X39).
Ma il dato più inquietante dell'indagine svolta dai pm Michele Prestipino e Alessandra Cerreti arriva dal tentativo dei Crea di condizionare la vita del Comune. Tra gli arrestati, infatti, vi sono dei personaggi che negli anni svolgeranno il ruolo di amministratori pubblici. Sono l'ex assessore, con delega allo sport e allo spettacolo, Domenico Rotolo. Gli altri due, entrambi ex consiglieri comunali, sono Vincenzo Alessi e Girolamo Cutrì. Tutti e tre gli ex politici, secondo l'accusa, sarebbero partecipi della cosca Crea. Rotolo avrebbe svolto funzioni di trasferimento di comunicazioni tra Antonio Crea e il sindaco Bartuccio in merito alla necessità di mantenimento di una dipendente, nell'incarico di segretaria del Comune, e alla volontà dei Crea di far destinare un terreno a loro confiscato ad attività sportive piuttosto che ad alloggi popolari, e ancora per avere contribuito con le proprie dimissioni, allo scioglimento del Comune di Rizziconi. Cutrì, già consigliere comunale di Rizziconi, sarebbe stato emissario della cosca, e avrebbe tentato, intervenendo sul vice sindaco, di condizionare l'esito del bando di concorso comunale per l'assunzione con il ruolo di geometra. Alessi, consigliere comunale all'epoca, anch'egli secondo l'accusa diretto esecutore della volontà della cosca, avrebbe contribuito con le proprie dimissioni allo scioglimento del comune di Rizziconi.
L'indagine dei pm Prestipino e Cerreti ha anche rivelato che la cosca Crea, attraverso minacce anche implicite, nonché con violenza sulle cose, consistita nel taglio di un albero sulla via d'accesso all'abitazione di Domenico Russo, era riuscita nell'intento di costringere il Consigliere Comunale Michele Russo a presentare le proprie dimissioni, alle quali si aggiungevano quelle di altri consiglieri comunali, il che determinava lo scioglimento del Consesso Civico; ciò è avvenuto senza alcun tipo di particolare clamore, in ossequio ai diktat della famiglia mafiosa dei Crea.