Reggio, Priolo (componente direzione regionale Pd) ai deputati calabresi: “Sì alla partecipazione per il bene dell’Italia”

"Sono un elettore del PD, avendovi aderito per ragioni ideali sin dal suo nascere, che alle elezioni politiche del 2013 vi ha sostenuto perché poteste rappresentare in Parlamento la volontà dei nostri concittadini elettori. So che in queste ore vi accingete ad assumere decisioni forse decisive per la vita del Paese, per il futuro dell'Italia, ma, se riflettete bene e come é persino naturale, anche per l'Europa e le Organizzazioni sovranazionali delle quali l'Italia fa parte". Lo afferma Stefano Arturo Priolo - componente direzione regionale PD Calabria che aggiunge "So bene che questa mia personale convinzione potrebbe apparire, ma sono convinto che non é, persino esagerata.

Ma convinto come sono delle mie idee, penso di avere il dovere - potrei dire, ma non mi affascina, anche il diritto - di esprimere e dare alla stampa la mia sofferenza ed il mio appello, in assoluto rispetto della vostra libertà da vincolo di mandato, costituzionalmente protetta.

Sento di avere il dovere di farlo proprio perché in coscienza convinto che, in questo particolare momento, voi, singolarmente, non dobbiate essere lasciati soli a decidere sulle sorti del Governo che, ritiene suo diritto-dovere, dopo una lunga fase di gestazione, di porre in Parlamento, se sarà necessaria, la fiducia per cambiare una legge elettorale indegna, che ha condannato il Paese alla totale paralisi, che, non dimentichiamolo, ha relegato l'Italia, Paese fondatore della Comunità Europea - a fanalino di coda dell'Unione.

Avverto questo dovere, in particolare, verso chi di voi non essendo cittadino calabrese é stato eletto in Calabria, che in Calabria nel dopo elezioni non si é visto per nulla e, dunque, oggi, probabilmente, potrà provare disagio e difficoltà di conoscere il pensiero dei cittadini elettori che hanno concorso alla sua elezione.

Il mio pensiero condiviso da molti cittadini calabresi – prosegue – é che voi siate in forte difficoltà a decidere e che occorra che noi veniamo in vostro ausilio, per esservi vicini anche in questa circostanza. Personalmente posso permettermi di farlo perché vi é noto il mio nome ed a più di qualcuno di voi la mia identità. Fossi in voi farei un esame di coscienza ed al fine di decidere quel che é giusto per l'Italia darei voce ad alcune priorità:

a. affossare immediatamente il "porcellum" in maniera da poter avere, intanto, una legge elettorale decente, che abbia riscontri autorevoli in diversi Paesi europei di lunga tradizione democratica, destinata a dare stabilità al Paese, è un dovere, un obbligo morale oltre che politico, anche quando ci fosse di mezzo qualcosa di indigeribile, ma che é sempre possibile cambiare prima che spiri la legislatura e si pervenga a nuove elezioni. Si tratta dell'ultimo passo da compiere per guadagnare questo traguardo, ne va della credibilità del nostro Paese, in gioco sia in Europa che nel mondo; una credibilità smarrita da tempo, a causa proprio della incapacità dimostrata a realizzare le assolutamente necessarie riforme;

b. la motivazione che precede, se attentamente considerata e frutto di saggezza, protesa com'é a liberare energie nuove e prospettive di successo per andare avanti al servizio del bene per l'Italia, sarebbe di per sé sufficiente a votare definitivamente il testo già approvato dal Senato, che, dunque, diverrebbe legge dello Stato.

Ma accanto alla nobile motivazione che precede, mi permetto di offrirne alla vostra considerazione un'altra, complementare, che pretende con orgoglio di accompagnare il "bene dell'Italia". Una motivazione che come dirigente del PD mi preme sottolineare. Il nostro Partito, tutto il nostro Partito, seppure con qualche legittima sofferenza, deve sentire l'orgoglio dell'abolizione del "porcellum" e, sulla scia di questo successo, applicarsi e saper ritrovare, con l'ausilio della base del Partito, il cemento per guadagnare ed investire sul futuro dell'Italia la sua unità. Un orgoglio che abbiamo il dovere di dimostrare perché ce lo chiedono i senza lavoro, giovani e donne che malgrado la loro preparazione non riescono a trovare una occupazione, gli "ultimi" ai quali abbiamo il dovere di assicurare una vita appena dignitosa, e, a dispetto di chi la pensa diversamente, persino le frotte di bambini, donne ed uomini disperati, che scacciati dalle loro patrie sfidano la morte per attraversare il Mediterraneo e raggiungere le spiagge d'Italia, quasi fosse "la terra promessa".

Confidiamo di avere voce anche noi presso di voi – conclude Priolo – e che non dobbiate considerarvi soli, in questo momento difficile; provate a considerarci cittadini che hanno a cuore il futuro di tutti, la partecipazione responsabile e la voglia, malgrado ogni sofferenza, di esserci ancora".