24 rinvii a giudizio e 3 patteggiamenti. Questo l'esito dell'udienza preliminare del procedimento "Ceralacca". Il Gup Massimo Minniti, infatti, ha accolto l'impianto accusatorio del pubblico ministero Matteo Centini, mandando a giudizio 24 persone: per loro il processo inizierà il 30 giugno prossimo davanti al Tribunale Collegiale di Reggio Calabria. Il Gup, infatti, ha rigettato l'istanza delle difese, che volevano spostare il procedimento a Catanzaro. A processo, dunque, vanno Giuseppe Bagalà di Gioia Tauro, nato nel '57; Carmelo Bagalà di Gioia Tauro, nato nel '59; Francesco Bagalà di Gioia Tauro, nato nel '90; Giuseppe Bagalà di Gioia Tauro, nato nell'88; Mario Italo Torresani di Milano, nato nel '58; Domanico Lamonica di Catanzaro, nato nell'80; Antonio De Clariti Stresa di Reggio Calabria, nato nel '57; Luigi D'Amico di Reggio Calabria, nato nel '47; Francesco Bagalà di Gioia Tauro, nato nell'85; Massimo Siciliano di Dosio (Mn) nato nel '70; Marianna Montirosso di Squillace, nata nel '65; Maria Rosa Barranca di Squillace, nata nel '68; Giuseppe Riccio di Belvedere Spinello, nato nel '66; Giulia Francesco Giovanni Ricciuto di Pizzo Calabro, nato nel '70; Pietro Salvatore Teti di Soverato, nato nel '64; Michele De Siena Clericuzio di Catanzaro, nato nel '61; Francesco Cianflone di Serrastretta, nato nel '55; Andrea Romano di Siderno, nato nel '67; N. P. [OMISSIS PER DIRITTO ALL'OBLIO]; Beniamino Murdaca di Antonimina, nato nell'80; Franco Santagada di Villapiana, nato nel '65; Francesco Mingodaro di Parghelia, nato nel '62; Vicenzo Bagalà di Gioia Tauro, nato nel '91; e Antonio Scaramuzzino di Lamezia terme, nato nell'81.
Hanno invece patteggiato Isidoro Gagliardi di San Giovanni in Fiore, nato nel '69; Luigi Cosentino di Cosenza, nato nel '68: entrambi hanno accettato una pena di 2 anni di reclusione (pena sospesa) e Francesco Bagalà di Gioia Tauro, nato nel '77 (5 mesi e 10 giorni).
Il processo "Ceralacca" si snoderà in due tronconi. L'indagine "Ceralacca", curata dalla Guardia di Finanza, svelò un sistema di appalti truccati piuttosto consolidati alla Provincia di Reggio Calabria. I funzionari pubblici avrebbero consentito agli imprenditori di accedere alla cassaforte dove erano conservate le offerte delle varie ditte che partecipavano alle gare di appalto. Gli imprenditori prendevano tutto l'incartamento e lo portavano nei loro uffici dove, dopo avere rimosso la ceralacca sulla busta, controllavano le offerte degli altri e inserivano la propria che risultava quindi la migliore. Quindi richiudevano la busta e la sistemavano al suo posto in cassaforte. Così facendo, i quattro imprenditori riuscivano ad aggiudicarsi le gare di appalto.
Alcuni mesi dopo arriverà un'ordinanza di custodia cautelare per sedici persone. Nella rete della Guardia di Finanza di Reggio Calabria finiscono imprenditori, funzionari e pubblici dipendenti in Calabria, Veneto, Marche e Toscana, ed eseguite dalla Guardia di Finanza per appalti truccati e corruzione. Sequestrati beni e società per un valore di circa 40 milioni di euro.
I militari delle Fiamme Gialle hanno scoperto e sgominato un'associazione composta da imprenditori, funzionari e pubblici dipendenti. Oltre alle 16 ordinanze di custodia, i finanzieri stanno dando esecuzione a 45 perquisizioni, un'interdizione dall'esercizio di attività d'impresa ed al il sequestro preventivo di 12 società e beni per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro. I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti, corruzione e rivelazione di segreto d'ufficio. Le indagini, coordinate dal pm Matteo Centini, della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, rappresentano di fatto il seguito dell'operazione "Ceralacca", di alcuni mesi fa. Gli accertamenti hanno portato a rilevare l'esistenza di un vero e proprio cartello criminale, presente nella provincia di Reggio Calabria ed operante in tutta la Calabria, in grado di "pilotare" sistematicamente l'andamento e l'aggiudicazione di numerosi appalti pubblici.
L'indagine coinvolgerà anche alcuni dipendenti della Sorical, la società che si occupa dell'approvvigionamento idrico in Calabria: già dalle carte reggine emergerà uno spaccato piuttosto preoccupante. Dalla Procura di Catanzaro, competente per territorio, non sono però al momento arrivate le risposte che in tanti aspettavano.