“Un piano contro i pm Prestipino e Musarò”. Rivelazione choc del pentito Fondacaro

pristipino micheleUna strategia stragista, probabilmente di natura dinamitarda. Una novità per i canoni della 'ndrangheta che, invece, ha sempre scelto, nei decenni di controllo del territorio, di muoversi sotto traccia e di allacciare rapporti con le Istituzioni. Con i magistrati Michele Prestipino (nella foto) e Giovanni Musarò, però, questo non sarebbe stato possibile. E allora ecco il piano per attentare alla loro vita. La notizia, devastante e inedita, viene raccontata dal collaboratore di giustizia Marcello Fondacaro, che, all'interno del Tribunale di Palmi, ha fatto il proprio esordio in aula, deponendo nel procedimento contro l'avvocato Gregorio Cacciola, accusato per quanto accaduto nell'estate 2011, prima della morte della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola.

Dal racconto di Fondacaro: "Giuseppe Bellocco mi disse che stavano preparando un attentato per colpire il procuratore Michele Prestipino e lei, dottor Musarò; volevano farlo a Palmi, avevano chiesto e ottenuto il consenso della cosca Gallico. L'attentato doveva essere eseguito, fra il 2012 e il 2013, con uomini armati e con bombe lungo la strada per raggiungere il paese. Queste confidenze me le fece direttamente il figlio di Gregorio Bellocco, subito dopo la morte della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola e questa conversazione avvenne quando io andai in Calabria; mi trovavo insieme a Peppe Bellocco e a Francesco Cosoleto fra Palmi e Gioia Tauro".

Fondacaro, medico-imprenditore dei Piromalli di Gioia Tauro, ha deciso di collaborare con gli inquirenti da alcuni mesi. In aula ha confermato quanto detto già in fase di indagine sul conto dell'avvocato Cacciola, ma, soprattutto, ha svelato l'inquietante particolare: il progetto dinamitardo contro l'allora procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Michele Prestipino, e il sostituto procuratore della Dda, Giovanni Musarò.

Oggi trasferiti a Roma, ma per anni impegnati a Reggio Calabria nella lotta ai clan, soprattutto con particolare riferimento a quelli della Piana di Gioia Tauro. Proprio Musarò, negli scorsi anni, verrà aggredito al volto dal boss ergastolano Domenico Gallico, durante un interrogatorio in carcere.

Ecco, dunque, il piano dei Bellocco, pesantemente colpiti dalle indagini della Dda. Un'affermazione di potenza, quella di Bellocco: "Prestipino e Musarò dicono che lo Stato comanda a Rosarno, non hanno capito niente. A Rosarno comandiamo noi; neanche i Pesce comandano, solo noi" dice ancora Fondacaro, citando le affermazioni ricevute dal giovane Bellocco. "Bellocco mi disse che apparteneva da uno dei più potenti gruppi criminali di fuoco della Piana. Diceva che se volva scatenare una guerra, l'avrebbe fatta. Si vantava che avevano seicento uomini armati. A lui- ha proseguito Fondacaro - non facevano paura neanche i Piromalli".

Sarebbe stato, dunque, proprio Peppe Bellocco, figlio del boss Gregorio, attualmente latitante a confidargli il particolare. Latitante proprio in un'operazione, "Sant'Anna ", coordinata da Musarò.

"Peppe Bellocco - ha detto Fondacaro - mi disse che volevano ucciderli con uomini armati e bombe lungo la strada. Musarò lo volevano fare fuori perché aveva curato la collaborazione della cugina. Sapevano i modelli delle auto e il colore: grigio. Chiesero anche il permesso alla cosca Gallico di Palmi, che disse di sì. Me lo disse quando ritornai in Calabria, eravamo fra Palmi e Gioia Tauro. Maria Concetta Cacciola era già morta".

Una rivelazione choc, un piano mai attuato. Ma che tutto testimonia la fibrillazione della 'ndrangheta reggina.