Storia di Alfonso Annunziata: un legame trentennale con i Piromalli di Gioia Tauro

gioiataurocentrocommercialeannunziatadi Claudio Cordova - Al momento dell'arresto, la Guardia di Finanza lo ha trovato in possesso di circa 600mila euro in contanti. I legami tra l'imprenditore Alfonso Annunziata e il potente casato dei Piromalli di Gioia Tauro vengono definiti dagli inquirenti "storici". Storici perché assai datati nel tempo. L'indagine "Bucefalo", coordinata dai pm Roberto Di Palma, Rosario Ferracane e Giulia Pantano, ha infatti il merito di attualizzare fatti che in passato avevano già portato Annunziata nelle aule di giustizia, pur facendolo uscire pulito.

Annunziata viene arrestato e sequestrato un vero e proprio impero, tra cui proprio il centro commerciale "Annunziata", riferibile al clan Piromalli.

Un primo elemento che deporrebbe inequivocabilmente a sostegno della sussistenza di uno storico legame tra la 'ndrangheta e Annunziata sarebbe rappresentato dalla vicenda dell'attentato dinamitardo subito dall'imprenditore nel 1987 a Gioia Tauro, presso il negozio di abbigliamento che possedeva in quel tempo. Annunziata andrà via, tornerà nella nativa Campania, ma prenderà, tramite lo zio Fioravante Bifulco, contatti con Giuseppe Piromalli, classe 1921, in quel periodo già detenuto. All'anziano patriarca, Annunziata chiederà il permesso di poter rientrare a Gioia Tauro. Una circostanza, quest'ultima, confermata anche dal collaboratore di giustizia Antonio Russo: "E' tutto il giro... è la 'ndrangheta questa, ecco come funziona la 'ndrangheta. Prima vi fanno il danno e poi vi pigliano con loro. Questa è la 'ndrangheta".

Sarà lo stesso Annunziata a ripercorrere tutta la propria vicenda in una conversazione ambientale intercettata con il proprio commercialista, Giuseppe Chiodo. Annunziata, infatti, ricondurrà l'attentato a una ripicca delle cosche rivali dei Piromalli, che invece ricevevano dall'imprenditore la classica tangente mafiosa. Nonostante la propria vicinanza al clan, Annunziata deve dunque pagare il pizzo. E sarebbe esplicativo anche il termine con cui l'imprenditore chiama la mazzetta sborsata: il "fiore", gergalmente usato tra gli ndranghetisti per indicare un "dono", un "omaggio" che viene offerto in segno di rispetto.

Gli inquirenti parlano di "familiarità" tra Annunziata e i Piromalli.

E sarà lo stesso imprenditore ad ammetterla in una conversazione con la moglie Domenica Epifanio, allorquando racconterà di aver incontrato "un paio di volte" Giuseppe Piromalli, classe 1921, durante il periodo della latitanza del boss (conclusasi nel 1984) mentre questi giocava a carte con gli amici. Già prima del 1987, anno del danneggiamento subito, Annunziata sarebbe stato un imprenditore vicino ai Piromalli.

Poi nel 1992 l'acquisto, dalla nota famiglia Musco, del terreno dove sorgerà il primo capannone dell'impero di Annunziata, finito sotto sequestro nell'indagine. Terreni acquistati per un valore superiore a quello indicato in atti, 410 milioni di lire, anziché i 230 ufficiali: "E' impensabile in tale territorio effettuare un tale acquisto di terreno se non si ha la protezione della cosca Piromalli" dice il collaboratore di giustizia Antonio Russo.

Un patto risalente nel tempo, dunque. Un patto di cui lo stesso Annunziata ammette l'illiceità in un colloquio con la figlia: "Voi non sapete quante cose... è vero che io gli tengo nascoste delle cose ma perché lei non le concepisce e tante cose, tanti dispiaceri che ho avuto e che mi sono tenuto dentro non gliel'ho detti proprio! E' non li sapete nessuno! Non li sai tu, non li sa mamma, non li sapete nessuno! E non li ho detti a nessuno proprio per non farvi preoccupare e per non farci dispiacere! E' vero che certe cose le faccio senza dirgliele ma perché sennò, non le potrei fare!". Il rapporto tra Annunziata e le cosche sarà oggetto quindi anche di liti e sfoghi con la moglie, Domenica Epifanio, che, per esempio, dirà: "Non mi voglio violentare più, mi sono violentata per quarantadue anni... quanto accontentiamo la mafia, quando accontentiamo a questo, quando accontentiamo a quell'altro... ora basta".

I due coniugi, poi, dimostreranno anche di essere in piena coscienza delle proprie condotte. La Epifanio, in particolare, commentando i sequestri subiti dagli imprenditori Mattiani, considerati soggetti economici del clan Gallico di Palmi, chiederà: "Alfonso, senti, ma a noi non ci possono contestare le stesse cose?". Ma Annunziata risponderà nettamente: "No! Perché noi dimostriamo e poi undici miliardi in contanti...". Ma la moglie replica: "E noi quanti ne abbiamo messi dentro... (inc.) a quanti miliardi...". La replica finale di Annunziata è rassicurante: "Ma noi a poco alla volta...".