Il processo "Meta" regge anche in Cassazione

roma cassazioneRegge anche al vaglio della Cassazione l'impianto del procedimento "Meta". Ad esclusione di due annullamenti, infatti, la Suprema Corte ha confermato le condanne emesse in secondo grado dalla Corte d'Appello di Reggio Calabria nell'ambito del procedimento ordinario. L'indagine "Meta" è l'inchiesta con cui il pm Giuseppe Lombardo ha ricostruito i nuovi assetti della 'ndrangheta cittadina. Già i giudici di secondo grado avevano confermato gran parte delle condanne disposte in prima istanza dal Gup Adriana Trapani nello stralcio degli abbreviati, apportando comunque diverse riduzioni di pena.

La Corte aveva dunque inflitto 6 anni di reclusione a Demetrio Condello, 10 anni e 2 mesi a Pasquale Buda, 6 ad Antonino Cianci, 5 anni e 10 mesi a Domenico Barbieri, 6 anni a Domenico Corsaro, 7 anni a Santo Le Pera, 7 anni a Francesco Priore, 7 anni a Domenico Cambareri, 1 anno e 8 mesi a Francesco Condello (pena sospesa), 1 anno e 8 mesi a Domenico Francesco Condello (pena sospesa), 4 anni a Giuseppe Greco classe 1960, 5 anni e 6 mesi a Vitaliano Grillo Brancati, 1 anno e 8 mesi a Salvatore Mazzitelli, 1 anno e 4 mesi a Giovanni Canale e 6 anni a Giandomenico Condello. Se in primo grado l'unico assolto era stato Rocco Creazzo, la Corte d'Appello di Reggio Calabria (Gabriella Cappello presidente, Daniele Cappuccio e Marialuisa Crucitti a latere) aveva disposto l'assoluzione e l'immediata scarcerazione per Rocco Zito (che in primo grado aveva avuto una condanna a oltre 13 anni) e Francesco Rodà, condannato in primo grado a 9 anni, ma poi assolto per un precedente giudicato.

In Cassazione si mantiene invariata l'impostazione del giudizio d'appello, ad esclusione di due posizioni. Annullata senza rinvio (per intervenuta prescrizione) la posizione di Giovanni Canale, assistito dagli avvocati Antonio Managò, Francesco Albanese, Antonio Cordova e Rosa Maria Messina. Venendo a "cadere" l'aggravante mafiosa nei confronti dell'uomo (gestore del locale "Pashà") la Corte non ha potuto non rilevare la prescrizione. Annullata con rinvio, invece, la condanna di Vitaliano Grillo Brancati.

Un procedimento, quello celebrato con rito abbreviato, che vedrà alla sbarra diverse persone, anche se i big della 'ndrangheta reggina sceglieranno il rito ordinario (che si è concluso in primo grado con pesanti condanne). Dopo la guerra di mafia che ha insanguinato Reggio Calabria dal 1985 al 1991, le cosche si sarebbero strette attorno a una pax, stipulata e mantenuta grazie al controllo totale dell'economia cittadina. Il blitz del Ros dei Carabinieri del giugno 2010 porterà in manette alcuni dei personaggi più importanti della 'ndrangheta di Reggio Calabria. A gestire le attività, un "direttorio" composto dalle grandi famiglie De Stefano, Tegano, Condello e Libri. Poi le altre famiglie "periferiche", che avrebbero comunque la propria fetta della torta. E proprio dalle investigazioni messe in atto per catturare Condello nasce l'indagine "Meta", che ha svelato un sistema criminale molto articolato: i reati contestati agli imputati dei due tronconi, infatti, vanno dall'associazione a delinquere, all'estorsione, passando per l'intestazione fittizia di beni patrimoniali e la turbativa d'asta.

In questo stralcio di abbreviati i personaggi principali sono l'imprenditore Domenico Barbieri, che sarebbe stato, anche tramite alcuni parenti, in contatto con alcuni esponenti politici della città, ma anche Santo Le Pera. La Cassazione ha confermato la condanna anche nei confronti di Salvatore Mazzitelli, il "Barone", il gestore del lido-discoteca "Calajunco", che sarebbe stato, in realtà, nella piena disponibilità del boss Cosimo Alvaro, uomo venuto da Sinopoli per allacciare rapporti proficui con imprenditori e politici.