I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Reggio Calabria hanno localizzato e tratto in arresto Antonino Zampaglione, 66enne, originario di Montebello Jonico, latitante dall'anno 2012 poiché destinatario di un'Ordinanza di esecuzione per la carcerazione emessa dall'Ufficio Esecuzioni Penali della Procura Generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Reggio Calabria, riconosciuto colpevole dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso operante in Melito Porto Salvo e dell'omicidio volontario di Antonino Pangallo commesso a Montebello Jonico in data 06 febbraio 1990.
Nello specifico, nel corso del controllo del territorio, lo Zampaglione veniva sorpreso dai militari all'interno di una controsoffitta di un'abitazione di proprietà della famiglia Calabrese sita a San Roberto (RC).
L'esordio criminale di Zampaglione ha origini molto risalenti, e corrisponde a una denuncia in stato di fermo di P.G. per riciclaggio di 11 banconote di £100.000, provenienti dal pagamento del riscatto per il sequestro di persona in danno di Maria Sacco, avvenuto a Milano il 09/11/1978.
Successivamente, corrente l'anno 2011, a esito dell'attività investigativa svolta dal Comando Provinciale Carabinieri di Torino il latitante veniva colpito dall'ampia operazione di polizia convenzionalmente denominata "Minotauro": a Zampaglione veniva contestata la commissione di ingenti traffici di droga.
Lo stesso, infine, è stato condannato alla pena definitiva di reclusione di 28 anni, con residuo da scontare di 24 anni, 9 mesi e 15 giorni, nell'ambito dell'operazione "Rose Rosse" condotta dal Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria relativa alla Cosca Iamonte operante in Melito di Porto Salvo. L'omicidio si incardina nelle dinamiche criminali che segnano da decenni l'area del litorale jonico: in questo caso l'onta perpetrata nei confronti di Domenico Pio, suocero di Zampaglione, veniva dal latitante e dai due cognati – tutti pienamente inseriti nel contesto della cosca Pangallo-Alampi-Pio-Zampaglione – lavata col sangue. Nello specifico, l'omicidio Pangallo era stato mandato e autorizzato da Natale Iamonte, capostipite della cosca, di cui Zampaglione era un fiduciario di assoluta affidabilità.
Grazie alla capacità di osservazione dei militari della Compagnia Carabinieri di Reggio Calabria, era possibile seguire un movimento ritenuto d'interesse operativo: per tali ragioni un'autovettura con a bordo tre soggetti veniva seguita da Catona sino a San Roberto, ove, all'esito di una perquisizione domiciliare, venivano identificati e tratti in arresto il latitante e tre soggetti per procurata inosservanza di pena:
1. Calabrese Francesco, reggino 43enne, coniugato, disoccupato;
2. Calabrese Fortunato, 49enne, fratello predetto, coniugato, operaio A.V.R.;
3. Ciolacu Elena, rumena 33enne, convivente predetto Fortunato, casalinga.
Al termine delle formalità di rito, il latitante e i tre fiancheggiatori sono stati associati presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria - San Pietro.