di Claudio Cordova - Assolti perché il fatto non costituisce reato. Lascia l'amaro in bocca per l'imprenditore Antonino De Masi (nella foto) la sentenza emessa dal Tribunale di Reggio Calabria contro i manager e i vertici di alcuni tra i più importanti istituti di credito accusati di usura proprio nei confronti dell'imprenditore della Piana di Gioia Tauro. Il processo, che danzava sul sottile filo della prescrizione (i fatti contestati si riferivano ai periodi 1999/2002) ha visto invece l'assoluzione dei Direttori Generali della ex Banca di Roma Unicredit, Pietro Celestino Locati, Vincenzo Tagliaferro, Alessandro Maria Pozzi, Matteo Arpe e Roberto Marini.
Una sentenza che arriva a distanza di circa quindici anni dagli eventi e che impone, ancora una volta, una riflessione sulla durata dei processi. In questo caso il protagonista è Nino De Masi, l'imprenditore della Piana di Gioia Tauro che ha sfidato lo strapotere delle banche: dalle sue denunce sono scaturiti dei procedimenti penali con l'imputazione di usura, proprio a carico di manager e vertici di alcuni tra i più importanti istituti di credito.
Il Tribunale ha assolto gli imputati dopo aver ascoltato gli interventi del folto collegio difensivo composto da Aldo Labate, Nicola Apa, Mauro Carelli, Sergio Spagnolo, Giovanna Corrias Lucente, Alicia Frish, Simone Ciotti e Fabrizio Brunetti. Accogliendone, quindi, i rilievi.
Nino De Masi, imprenditore che oltre alle banche ha anche denunciato la 'ndrangheta, era costituito come parte civile tramite l'avvocato Antonio Mazzone e nelle scorse udienze si era opposto alla dichiarazione di prescrizione, anche alla luce del fatto che lo stesso De Masi avrebbe pagato le banche fino al 2011/2012 (e i conti sarebbero tutt'oggi aperti). Una sorta di consumazione del reato "frazionata", dunque.
Il Tribunale, in realtà, pur riconoscendo la prescrizione dei reati, ha emesso sentenza d'assoluzione per i banchieri. Il procedimento scaturisce dal primo processo tenutosi a Palmi che ha visto la sentenza definitiva della Cassazione, che, pur confermando il reato di usura, si era concluso col proscioglimento dei Presidenti Geronzi, Abete, Marchiorello per "errore scusabile" e per la mancanza di dolo specifico.
Con la sentenza assolutoria non si ferma comunque la lotta di De Masi: la partita si giocherà ora per stabilire la responsabilità civile delle banche.