Reggio, chiesta in Appello la conferma della condanna per la "talpa" Zumbo

zumbogiovannidi Claudio Cordova - La Procura Generale di Reggio Calabria ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado nell'ambito del procedimento "Piccolo Carro", in cui era imputato, tra gli altri, Giovanni Zumbo, il commercialista-spione al servizio delle cosche. Toccherà ora alla Corte d'Appello stabilire se confermare o riformulare la sentenza con cui il Tribunale presieduto da Olga Tarzia ha inflitto sedici anni e otto mesi di reclusione alla "talpa" Giovanni Zumbo, undici anni e sei mesi al boss Giovanni Ficara e quindici anni e otto mesi a Demetrio Praticò.

In primo grado, dunque, fu totalmente avvalorato l'impianto accusatorio portato avanti dal sostituto procuratore della Dda, Giovanni Musarò. Un impianto accusatorio che solo per una parte si è soffermato sulle condotte degli imputati nel giorno della visita del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il 21 gennaio 2010, allorquando i Carabinieri ritroveranno un'auto carica di armi ed esplosivo a poche centinaia di metri dall'aeroporto "Tito Minniti".

Nel lungo dibattimento, infatti, il pm Musarò si sforzerà di ricostruire tutti i legami della "talpa".

Zumbo, infatti, fornirà la "soffiata" ai Carabinieri sull'auto-arsenale: uno stratagemma elaborato dal boss Giovanni Ficara che avrebbe voluto accollare la responsabilità al cugino Pino, con il quale da tempo vi erano dei dissidi per ragioni d'affari. Un'auto che i Carabinieri rintracceranno grazie allo zampino della "talpa" Zumbo, che fornirà la notizia all'appuntato Roberto Roccella con cui avrebbe portato avanti un rapporto confidenziale. Ma Zumbo sarà anche l'uomo che, nella casa di Bovalino del boss Giuseppe Pelle, alla presenza dello stesso Ficara, rivelerà particolari d'indagine sulla maxioperazione "Crimine", molti mesi prima che questa venga portata a compimento, il 13 luglio 2010, allorquando in manette finirà anche lo stesso commercialista.

Un personaggio da romanzo, Giovanni Zumbo.

Per anni, infatti, sarà custode giudiziario per conto dei Tribunali, allorquando amministrerà anche beni sequestrati a cosche storiche come i Molè di Gioia Tauro. Ma anche in quel caso, il commercialista-spione si muoverà agevolando in un certo senso gli ex proprietari, quindi la 'ndrangheta. Tra Tribunali e politica (lavorerà anche nella segreteria del politico Alberto Sarra), Zumbo avrebbe dunque allargato la propria rete di conoscenze. La sua figura, peraltro, emerge anche nelle vicende che hanno portato allo scioglimento della Multiservizi, la società mista del Comune, secondo la Dda infiltrata dalla cosca Tegano anche grazie all'attività di Zumbo e della sua famiglia.

Quanto alla condanna nel procedimento "Piccolo Carro", sullo sfondo delle indagini e dell'attività in aula resteranno sempre i rapporti dell'uomo con i Servizi Segreti.

Per diversi anni, infatti, Zumbo lavorerà in maniera ufficiale con gli 007, come testimoniato in aula anche dal funzionario Corrado D'Antoni, ma anche dallo stesso commercialista in casa Pelle: "Ho fatto parte di... e faccio parte tuttora di un sistema che è molto, molto più vasto di quello che [...] ma vi dico una cosa e ve la dico in tutta onestà: sunnu i peggio porcarusi du mundu e io che mi sento una persona onesta e sono onesto e so di essere onesto... molte volte mi trovo a sentire... a dovere fare... non a fare a fare, perché non me lo possono imporre, ma a sentire determinate porcherie che a me mi viene il freddo!". Poi il rapporto si sarebbe interrotto, salvo riallacciarsi sul finire del 2009, a pochi mesi dal ritrovamento dell'auto e dalle confidenze in casa Pelle. Lo stesso Zumbo, peraltro, tranne qualche confusionaria affermazione, effettuata sia tramite il proprio memoriale, sia attraverso dichiarazioni spontanee, manterrà sostanzialmente il segreto sui suoi rapporti con l'intelligence.

A provare ad evitare la condanna per Zumbo, Ficara e Praticò, saranno ora gli avvocati difensori: Emanuele Genovese, Alessandra Nocera, Francesco Calabrese e Vincenzina Leone.