La Corte d'Appello di Reggio Calabria, presieduta da Giuliana Campagna, ha confermato l'assoluzione già emessa in primo grado nei confronti dell'ex numero due della Direzione Nazionale Antimafia, Alberto Cisterna. La Corte, dunque, ha confermato quanto già deciso dal Gup Cinzia Barillà in primo grado. Cisterna era accusato di aver calunniato l'allora dirigente della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Luigi Silipo. Il magistrato, oggi trasferito a Tivoli dopo il caso Lo Giudice, rispondeva di un esposto presentato nei confronti di Silipo, redattore di un'informativa sui presunti contatti tra l'ex numero due della Direzione Nazionale Antimafia e Luciano Lo Giudice, considerato l'anima imprenditoriale dell'omonima cosca di 'ndrangheta. Un'informativa, quella realizzata da Silipo, che avrebbe contenuto diversi errori e incongruenze, che porteranno Cisterna all'esposto nei confronti dell'allora funzionario reggino, oggi capo della Squadra Mobile di Torino. Con l'archiviazione delle accuse nei confronti di Silipo (le imperfezioni sarebbero state degli errori materiali nella redazione dell'atto) la Procura della Repubblica di Reggio Calabria sceglierà di procedere nei confronti di Cisterna per il reato di calunnia. In primo grado, il pm Matteo Centini aveva invocato due anni di reclusione nei confronti del magistrato: nell'esposto, infatti, Cisterna aveva accusato Silipo di aver inserito in maniera voluta e dolosa le imperfezioni.
In appello, invece, era stato lo stesso sostituto pg Alberto Cianfarini a chiedere l'assoluzione di Cisterna.
Un caso che si intreccia con la deposizione del magistrato della DNA, Roberto Pennisi, che racconterà dopo molto tempo (e senza mai aver presentato una denuncia in merito) di aver incontrato casualmente Silipo e di aver "incassato" l'ammissione: Pennisi dichiarerà di aver appreso alcuni mesi prima da Silipo la circostanza secondo cui l'allora vice di Renato Cortese alla Squadra Mobile di Reggio Calabria, sarebbe stato costretto a formulare le accuse contro Cisterna, compendiate nell'informativa incriminata. Una rivelazione che Silipo gli avrebbe fatto, quasi in lacrime, in un incontro occasionale in aeroporto. "Non ho mai subito pressioni né da magistrati, né da altri nello svolgimento delle indagini delegate sulle attivita' di riscontro alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Nino Lo Giudice" dirà qualche giorno dopo lo stesso Silipo. Poi il confronto in aula, nel corso del quale i due sono rimasti fermi sulle proprie posizioni.
Una deposizione, quella di Pennisi, che spingerà il pm Centini a chiedere la trasmissione degli atti in Procura per falsa testimonianza. Pennisi è tuttora indagato, ma per ora la Procura retta da Federico Cafiero de Raho non ha preso alcun tipo di provvedimento.