di Claudio Cordova - Gli applausi ironici, misti a insulti, rivolti dagli imputati al termine della lettura del dispositivo all'indirizzo del pubblico ministero Roberto Di Palma sono il segno più tangibile della vittoria della Procura di Reggio Calabria sulla famiglia Ascone di Rosarno. Il Gup di Reggio Calabria, Antonio Scortecci, ha infatti accolto totalmente l'impianto accusatorio portato avanti dal pm Di Palma, comminando pene molto dure nei confronti degli imputati del procedimento "All inside 3", che vedeva alla sbarra i membri della famiglia Ascone, da anni attiva a Rosarno, appena un gradino sotto le storiche famiglie di 'ndrangheta dei Pesce e dei Bellocco. Se i primi tronconi del processo "All inside" avevano messo nel mirino il clan Pesce di Rosarno, il terzo filone ha analizzato le dinamiche criminali che ruotano attorno al gruppo degli Ascone. Tutti gli imputati rispondevano del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, ad esclusione di Giuseppe Bonarrigo e di Orlando Galatà.
E sono diciassette le condanne disposte dal Gup Scortecci sui diciotto imputati portati a giudizio dal pm di Palma. Condanne dure, nonostante il rito abbreviato consideri lo "sconto" di un terzo della pena. Si va da un minimo di quattro anni a un massimo di dodici anni e otto mesi di reclusione, per un totale di oltre 130 anni di carcere.
Da sempre è stata considerata una famiglia satellite o comunque all'ombra dei più potenti clan di Rosarno, i Pesce e i Bellocco. Adesso l'operazione "All inside 3" prova a definire – per la prima volta dal punto di vista giudiziario – il gruppo degli Ascone come cosca di 'ndrangheta.
E in primo grado ci riesce con successo.
La requisitoria del pm Di Palma, si era protratta per circa sei ore, contestualizzando il periodo in cui si incastreranno le indagini della Dda di Reggio Calabria. Fatti che prendono le mosse dagli omicidi dei fratelli Cannizzaro e dall'omicidio Sabatino. Dinamiche che hanno spinto gli inquirenti a investigare il contesto criminale di Rosarno, arrivando ad arrestare numerosissime persone. E anche oggi, prima della lunga camera di consiglio, è stato confronto serrato in aula, con le repliche dello stesso pm Di Palma alle arringhe difensive e le controrepliche degli avvocati, cui spettava l'ultima parola.
Il nodo del contendere è proprio quel capo A della rubrica: l'associazione mafiosa, l'esistenza, quindi, di un clan di 'ndrangheta staccato dai Pesce e dai Bellocco, quello degli Ascone, appunto.
Un'indagine nata nel 2006 a seguito dell'omicidio di Domenico Sabatino, ritenuto organico ai Pesce. Dinamiche criminali, equilibri precari sempre pronti a cambiare. Secondo le indagini, infatti, i Pesce ei Bellocco costituiscono tuttora i due poli intorno ai quali gravitano altre cosche, ad esse collegate sia da legami di parentela che da cointeressenze affaristiche. È emerso che non si tratta di poli contrapposti, ma ognuno dei due sodalizi costituisce baricentro di interessi di tipo economico e criminale e, anche in presenza di sovrapposizione di interessi, le due articolazioni territoriali della 'ndrangheta si sono adoperate per evitare che si creassero fratture ed anzi sono intervenute per ricomporre gli attriti creatisi tra le cosche satelliti. In quest'ottica si inquadrerebbe il ruolo degli Ascone e dei Sabatino. La contrapposizione tra queste due famiglie avrebbe anche indotto i Pesce a effettuare le azioni di fuoco nei confronti degli Ascone, a loro volta vicini ai Bellocco. La faida con i Pesce scoppierà nell'agosto 2007, anche se ad aprire la mattanza sarà l'omicidio dei fratelli Maurizio e Domenico Cannizzaro, ritenuti vicini ai Bellocco e agli Ascone e uccisi nel febbraio 1999. Tali uccisioni scateneranno una lunga serie di eventi sanguinosi, dall'attentato a Cosma Preiti, vicino ai Pesce, all'uccisione di D'Agostino ed al tentato omicidio di Francesco Giovinazzo, culminando poi nell'agguato a Domenico Sabatino e nel tentato omicidio ai danni di Vincenzo Ascone, sul lungomare di Nicotera. Domenico Sabatino verrà freddato nell'ottobre 2006.
Insomma, secondo gli inquirenti, la scia di sangue sarebbe stata una vera e propria faida di 'ndrangheta, effettuata da persone pienamente inserite nell'associazione mafiosa. I termini utilizzati, emersi nel corso delle intercettazioni, sono inequivocabili: si parla del "battesimo" di Vincenzo Ascone, si delineano le figure apicali caratterizzate da capacità decisionale, con specifico riferimento a Domenico Bellocco, Antonio Ascone e ad suoi figli Michele e Vincenzo; vengono indicate le alleanze tra le famiglie (e i relativi legami di parentela e/o di comparatico), vengono circoscritti i territori assoggettati al loro controllo, emerge la spartizione degli interessi economici sul territorio. In tal senso, infatti, l'indagine avrebbe permesso anche di scoprire le principali attività illecite degli Ascone: dal traffico di sostanze stupefacenti, fino al reinvestimento nell'acquisto di mezzi di trasporto (una circostanza, quest'ultima, che il Gup non ha riconosciuto).
Ancora una volta, peraltro, emergerà il ruolo delle donne, Carmela Fiumara, in particolare. La donna – madre di Vincenzo Ascone – si sarebbe lamentata del fatto che il figlio fosse disarmato al momento dell'agguato subito a Nicotera, la seconda – secondo le intercettazioni – avrebbe minacciato di pentirsi, raccontando tutto agli inquirenti, qualora non venisse vendicata la morte del figlio, Domenico Ascone, ucciso a Rosarno il 14 agosto 2007.
Nel dettaglio, il Gup Scortecci ha disposto 17 condanne su 18 imputati, assolvendo il solo Orlando Galatà, che comunque non rispondeva di associazione per delinquere di stampo mafioso. Ecco il dettaglio delle condanne: Alessandro Ascone (7 anni 9 mesi e 10 giorni), Antonio Ascone (10 anni), Francesco Ascone (9 anni), Gioacchino Ascone (7 anni e 4 mesi), Michele Ascone (10 anni e 4 mesi), Salvatore Ascone (11 anni e 8), Vincenzo Ascone (12 anni e 8 mesi), Giuseppe Bonarrigo (4 anni), Damiano Consiglio (7 anni e 4 mesi), Carmela Fiumara (7 anni), Francesco Fiumara (7 anni), Vincenzo Fiumara (6 anni e 4 mesi), Damiano Furuli (8 anni), Rocco Furuli (6 anni e 4 mesi), Angelo Giordano (7 anni e 4 mesi), Aldo Nasso (8 anni e 8 mesi), Rocco Scarcella (7 anni).