Da macellai a gotha della ‘ndrangheta: scarcerato dopo 21 anni il boss Iamonte

iamontenataledi Claudio Cordova - Su di lui anche Wikipedia ha dedicato una pagina con diverse informazioni. Un "privilegio" che solo i più celebri criminali italiani possono vantare. Natale Iamonte, classe 1927, è quindi riconosciuto, anche dalla famosa enciclopedia online come un boss di altissimo livello. La sua pagina personale, però, deve essere al più presto aggiornata.

Dopo 21 anni di reclusione, di cui gran parte trascorsa in isolamento, Iamonte viene scarcerato per motivi di salute.

Torna a casa dopo 21 anni. Il magistrato di Sorveglianza ha disposto la scarcerazione del boss Natale Iamonte, pluriergastolano e detenuto dal 1993. Il boss di Melito Porto Salvo ha trascorso moltissimi anni in regime di carcere duro, il 41bis destinato solo ai grandi capi. L'ultimo periodo di detenzione, Iamonte lo ha trascorso a Milano Opera, in un'area contigua a quella dove sta scontando il carcere a vita anche un boss del calibro di Bernardo Provenzano, la "primula rossa" di Cosa Nostra.

Ora, però, Iamonte torna a casa. Il Tribunale di Sorveglianza ha infatti accolto l'istanza dell'avvocato Maurizio Punturieri, scarcerando l'uomo, in carcere dai primi anni '90. Prima di tornare a casa, Iamonte, oggi 87enne, dovrà subire però delle cure particolareggiate per curare i propri problemi anemici.

Iamonte sta scontando diversi ergastoli, alcuni per la cosiddetta "faida di Pellaro" tra i Barreca e gli Ambrogio. Sarà il celebre collaboratore di giustizia Filippo Barreca a inchiodarlo alle proprie responsabilità, accusandolo di essere il mandante degli omicidi in danno degli Ambrogio. Su di lui pende anche una condanna definitiva come mandante dell'omicidio dell'avvocato messinese Nino D'Uva, che avrebbe pagato con la vita il diniego di difendere Iamonte in un procedimento in cui uno dei magistrati impegnati era genero del penalista.

Una delle tante brutte storie in cui sarà implicato il boss Iamonte.

A fine anni '80, Iamonte sarà mandato in esilio nel nord Italia, lì, però, riuscirà a metter su un impero, che solo diversi anni dopo la magistratura sarà capace di scoprire e di sequestrare: di diversi miliardi delle vecchie lire il sequestro operato dalle forze dell'ordine dei beni ritenuti di proprietà di Iamonte in Brianza.

E' proprio l'anziano patriarca Natale Iamonte ad aver fatto assurgere la famiglia di Melito Porto Salvo dall'umile rango di macellai a quello di gotha della 'ndrangheta, attraverso gli appalti pubblici (su tutti quelli per la costruzione della Liquichimica di Saline Joniche), ma anche grazie agli accordi con la mafia siciliana (in particolare i Santapaola di Catania) e l'ingresso nella massoneria deviata.