"Non aveva chiesto ancora il trasferimento e già era sparita dall'organico dell'Unità operativa di dermatologia degli ospedali "Riuniti" di Reggio Calabria. Si era creato, pertanto, una carenza di personale tale da spingere ad estendere da uno a due i posti da assegnare nel bando di concorso. E l'azienda sanitaria, nonostante l'insufficienza di medici aveva accettato e autorizzato il trasferimento di un dirigente medico di primo livello alla direzione sanitaria del presidio Morelli".
E' solo uno degli aspetti dell'intricata vicenda sollevata da "Il Quotidiano del Sud", a firma del giornalista Michele Inserra. Una vicenda che ha visto protagonista l'Unità operativa di dermatologia degli ospedali Riuniti di Reggio Calabria, la stessa al centro dell'ormai noto concorso su cui la Procura vuole vederci chiaro.
E' partito venerdì scorso alla Corte d'Appello – sezione Lavoro - di Reggio Calabria quello che in apparenza sembrerebbe uno dei tanti procedimenti per mobbing avviato nei confronti di una istituzione, in questo caso verso l'Azienda sanitaria. Ma non è così. In primo grado era stato rigettato il ricorso della dottoressa Maria Cristina Luvarà. Il caso sollevato dalla professionista va inevitabilmente a incastrarsi con un'altra vicenda. Quella del concorso vinto da Valeria Falcomatà, la moglie dell'ex assessore regionale al bilancio e del consigliere regionale uscente Demetrio Naccari Carlizzi, e il conseguente scorrimento della graduatoria con assunzione del dottor Antonello De Caridi. Per i coniugi il pubblico ministero Mauro Tenaglia ha chiesto il rinvio a giudizio e il giudice deciderà il 25 novembre. Dal loro canto Naccari e la moglie hanno sempre respinto con fermezza le accuse nei loro confronti.
"Adesso l'attività investigativa su quel concorso è confluita nel procedimento per mobbing. Domenico Ruggiero, il legale che assiste la dottoressa Luvarà, nella sua relazione ha messo in evidenza più aspetti riguardante il primario facente funzioni Maria Carmela Arcidiaco, colei che ha denunciato il presunto concorso truccato vinto dalla Falcomatà, e il quadro ricostruito dall'autorità giudiziaria su Naccari Carlizzi. Un concorso all'Unità di dermatologia che gli investigatori definiscono "un inquietante spaccato circa i pesanti condizionamenti di natura politica nelle scelte organizzative interne e di nomine dirigenziali riservate ai vertici amministrativi della struttura ospedaliera". Venerdì davanti al giudice Raffaele Pezzuto sono sfilati diversi testi. Altri verranno sentiti il 9 gennaio prossimo" scrive Inserra sull'edizione odierna de "Il Quotidiano del Sud".
Il 10 maggio del 2009 l'Azienda ospedaliera Bianchi-Melacrino-Morelli con una nota (protocollo 12285 del 12.05.2009) trasmessa al direttore del Dipartimento regionale tutela della salute della regione Calabria richiedeva l'autorizzazione ad una ulteriore assunzione di dirigente medico di primo livello nell'unità di Dermatologia rispetto a quella già autorizzata in precedenza. Luvarà non aveva ancora presentato l'istanza di trasferimento per "motivi personali" (inoltrata poi l'11 maggio 2009) e già il suo nominativo era sparito dall'organico. "Si preannuncia ciò che poi sarebbe accaduto e cioè la richiesta di trasferimento della Luvarà, che viene accettata nonostante l'acclarata carenza di organico nel reparto di dermatologia, per cui non si capiscono le motivazioni del trasferimento di un dirigente medico di primo livello di dermatologia presso la direzione sanitaria del presidio Morelli - scrive l'avvocato Ruggiero nella sua memoria pubblicata da "Il Quotidiano del Sud" – Riassuntivamente la dott.ssa Arcidiaco dichiara l'esistenza di una manovra tesa a liberare dei posti in dermatologia al fine di permettere l'indizione dei concorsi per dirigente medico cui partecipava la dott.ssa Falcomatà ed il dott. De Caridi. Ovviamente la stessa si rappresenta estranea a tale manovra, circostanza radicalmente incompatibile con il suo ruolo di Primaria f.f. descrivendo il trasferimento della dott.ssa Luvarà come frutto di una determinazione volontaria, tacendo della condizione di incompatibilità in essere. Le dichiarazioni della dott.ssa Arcidiaco rendono chiaro il movente dell'aggressione ai danni della Luvarà, la volontà di espellerla ad ogni costo dall'organigramma di dermatologia, anticipando la sua esclusione ancor prima che venisse disposto (e non richiesto) il trasferimento".
A questo punto – stando a quanto riportato da Michele Inserra per "Il Quotidiano del Sud" - entra in gioco nel processo per mobbing una registrazione che vede protagonista Valeria Falcomatà e inserita nel procedimento penale in corso riguardante Naccari Carlizzi. "Io penso...che il secondo è a serissimo rischio qualora...Eh se il commissariamento...e ci riesce a passare con uno...perché c'è questa situazione...una se n'è andata (riferendosi a Luvarà Maria Cristina), una è a mezzo servizio...il posto è stato bandito per uno..forse anche meno difficile per due...se arriva il commissariamento... se bloccano le assunzioni. Quindi per questo..No, Demetrio è sul rassicurante...Demetrio mi ha detto che anche se commissariano il primo non lo...il secondo...perché il secondo posto sarebbe un...un posto in più. Il concorso è bandito per uno...". L'avvocato Ruggiero riassume così il racconto della Falcomatà: "In buona sostanza l'esclusione dal'organigramma della Luvarà è esplicitamente ritenuto presupposto per l'indizione dei concorsi".
Inserra ripercorre dunque anche le fasi del trasferimento della dottoressa Luvarà: "Un profondo stato di disagio e stress psichico per le continue pressioni in merito alla presunta incapacità lavorativa". Viene riassunto così il clima di poca serenità che si vive nell'unità di dermatologia e che sarà il motivo della richiesta di trasferimento da parte della Luvarà. La professionista "ha maturato la decisione di trasferirsi in altro ambiente di lavoro, al solo ed unico fine di tutelare il proprio equilibrio psico-fisico".
Scrive ancora Inserra: "La prima raccomandata per richiedere il trasferimento dall'unità di dermatologia è datata 8 maggio 2009. Motivo della richiesta? Incompatibilità ambientale. Ma qualcosa non quadra. Luvarà l'11 maggio invia una seconda richiesta di trasferimento, questa volta "per motivi personali". A far luce su questo aspetto è ancora una volta il legale della dottoressa. "A seguito di tale richiesta (quella per incompatibilità ambientale, ndr) la ricorrente è stata convocata dal direttore sanitario aziendale Domenico Mannino, il quale ha comunicato alla ricorrente – accompagnata in detta circostanza dal sig. Giuseppe Romeo, dipendente in servizio presso gli uffici amministrativi della stessa azienda – l'inopportunità della motivazione a sostegno di tale richiesta. Difatti tale richiesta avrebbe richiesto un'indagine interna che, a causa dei noti problemi presenti in reparto, avrebbe avuto come unico effetto quello di inasprire ulteriormente gli animi. Pertanto, a mezzo di raccomandata dell'11/05/2009, la ricorrente ha inviato una seconda richiesta di trasferimento per motivi personali, su espresso suggerimento del dott.Mannino, una volta ricevute dallo stesso ampie rassicurazioni sul'accoglimento della richiesta così motivata". La Luvarà verrà, naturalmente, accontentata. Dal 26 giugno 2009 prende servizio alla direzione sanitaria del Morelli. Secondo il quadro descritto dalla Luvarà è la fine di un incubo e le sue condizioni di vita sono migliorate, soprattutto sotto l'aspetto psico-fisico. L'incantesimo si interrompe l'anno successivo. Ad agosto il commissario straordinario dell'azienda Bianchi-Melacrino-Morelli le comunica il trasferimento presso l'Unità operativa di Broncopneumologia "data la carenza di personale nel suddetto reparto e visti i rilievi mossi dall'assessorato alla sanità della regione Calabria al direttore generale Mario Santagati in relazione al trasferimento in direzione sanitaria". In particolare l'assessorato aveva contestato il trasferimento per essere avvenuto "nonostante il parere sfavorevole della dott.ssa Arcidiaco la quale aveva avanzato varie contestazioni tra cui il passaggio ad una branca non equipollente, l'assenza di titoli nel curriculum e la mancata indicazione della durata". Luvarà accettava il trasferimento "per evitare ulteriori attriti con l'azienda". Ma la storia non era ancora finita. La dottoressa resterà in servizio soltanto nove giorni nel reparto di Broncopneumologia. "Bellinvia le comunica che è stato duramente ripreso dall'assessorato alla sanità della regione Calabria per il trasferimento in quel reparto" scrive ancora l'avvocato Ruggiero. E le viene comunicata la nuova destinazione. L'8 settembre del 2010 le viene spedita una raccomandata dall'azienda. Per ironia della sorte finisce nuovamente all'unità di Dermatologia, da dove era andata via. E dove si era presentata una carenza in organico che aveva spinto a chiedere l'allargamento a due posti del bando di concorso per dirigente di primo livello. Per la Luvarà si ripresenta "il disagio psicologico sofferto in ambito lavorativo". A quel punto Luvarà, assistita dal proprio legale, presenta una istanza di trasferimento alla direzione sanitaria del Morelli e di risarcimento danni. Per l'azienda gli atteggiamenti vessatori denunciati dalla Luvarà in passato e a più riprese "non è detto che sussistano ancora oggi". Non se ne fa nulla, insomma. Il 13 maggio del 2011 Maria Cristina Luvarà rassegna le dimissioni "per giusta causa a tutela della propria integrità psicofisica" dopo aver prestato servizio per venti anni nel reparto. Dopo la sentenza di primo grado che rigettava l'esposto della Luvarà la vicenda è approdata in appello con nuovi elementi".
E di mezzo si mette anche un presunto caso di malasanità in cui sarà indagata la dottoressa Luvarà: "E anche questa circostanza, secondo la professionista, è stato il motivo di attriti all'interno dell'unità di dermatologia. E' il 28 ottobre del 2008 quando alla Luvarà viene notificato un avviso di garanzia per omicidio colposo. Una paziente, N.P., 35 anni, era deceduta "per metastasi multiorgano da melanoma". Una conseguenza dovuta all'asportazione di una lesione cutanea. Ma c'è un giallo nella faccenda. La Luvarà sostiene di non essere mai intervenuta sulla paziente deceduta. "In tale occasione – scrive il suo legale – la dottoressa ha appurato che dai registri di reparto presenti in archivio non vi era nulla di riconducibile ad un suo eventuale operato e/o coinvolgimento in relazione alle cure prestate alla paziente in questione. Quest'ultima in realtà era stata valutata unicamente dal dott.Michele Filocamo come riportato nei suindicati registri, su cui non vi era traccia di interventi di altro genere. Inoltre reperiva impegnative relative ai pazienti visitati dalla dott.ssa Falcomatà Valeria all'epoca dei fatti neo-specialista dermatologo frequentatrice volontaria del reparto, quindi non autorizzata a firmare documentazione sanitaria ufficiale".
Tutte "anomalie" messe in risalto nelle carte dell'odierno procedimento per mobbing. E sempre secondo il racconto della Luvarà nessuno sosterrà la sua versione dei fatti, abbandonandola al proprio destino. "Si noti che – scrive ancora l'avvocato Ruggiero – in sede Aziendale mai è stata condotta una verifica del caso di malasanità attribuito alla dott.ssa Luvarà sia ai fini di verifica degli standard di sicurezza, sia ai fini dell'attribuzione della responsabilità disciplinare".
"Sulla faccenda il gup di Reggio aveva deciso il non luogo a procedere nei confronti della Luvarà. Il pm e la parte civile avevano fatto ricorso in Cassazione. In questo caso i giudici avevano annullato con rinvio la decisione del gup di Reggio Calabria e ora il procedimento è in corso davanti ai giudici della Corte di Cassazione" conclude Michele Inserra nella sua ricostruzione dei fatti su "Il Quotidiano del Sud".
Rettifica:
Il Dott. Michele Filocamo è completamente estraneo al caso del decesso della paziente.
In data 6 u.s. è stato pubblicato sul nostro giornale un articolo nel quale, in relazione alla vertenza fra la Dott.ssa C. Luvarà e l'Azienda Ospedaliera di Reggio di Calabria, veniva menzionato un presunto caso di malasanità che aveva condotto alla morte, il 28 ottobre 2008, della paziente N.P. di 35 anni, deceduta presso gli Ospedali Riuniti di Reggio di Calabria "per metastasi multiorgano da melanoma" in conseguenza all'asportazione di una lesione cutanea.
In tale articolo, ripreso anche da altri quotidiani, si è affermato che la detta paziente "era stata valutata unicamente dal Dott. Michele Filocamo".
Essendo la affermazione completamente destituita di fondamento, per come documentalmente accertato anche a seguito di lettera di richiesta di rettifica, si precisa che il Dott. Michele Filocamo non è in alcun modo coinvolto nella vicenda del decesso della paziente N.P.
Si porgono le nostre scuse al Dott. Michele Filocamo, noto e stimato medico in servizio presso gli Ospedali Riuniti, per l'articolo nel quale è stato ingiustamente menzionato e coinvolto in fatti e vicende da cui è completamente estraneo.