Parla Pasquale Inzitari: "Nessun patto con la Polizia per catturare Teodoro Crea"

inzitaripasqualedi Claudio Cordova - Nonostante siano vicende che gli hanno segnato la vita riesce, tutto sommato, a mantenere una certa calma. Non senza, però, qualche contraddizione. Pasquale Inzitari testimonia nel procedimento "Devin" sugli ormai noti fatti che ruotano attorno al Porto degli Ulivi, il centro commerciale di Rizziconi, per cui lo stesso Inzitari è stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Alla sbarra vi sono i membri della storica famiglia Crea: Teodoro Crea, detto il "Toro", è i figli Domenico e Giuseppe (latitante). Il politico-imprenditore risponde alle domande del sostituto pg Alberto Cianfarini e degli avvocati Francesco Albanese e Lorenzo Gatto: "Ho ricevuto una richiesta estorsiva dai Crea per il Porto degli Ulivi. Mi chiamarono e dopo il secondo incontro andai a denunciare tutto alla Dda insieme agli altri soci. Abbiamo acquistato dei terreni per la realizzazione del centro, uno intestato a Giuseppe Crea l'altro a Immacolata Catananti, cognata di Teodoro Crea, e un altro intestato ad Antonino Crea. Abbiamo pagato nel 2000, tre miliardi. Tutto è stato saldato 2004. A fine 2004 ci hanno convocato e tramite un foglietto ci hanno chiesto di pagare 800mila euro e questa è una richiesta estorsiva".

"Devin". De Marte, Vasta, Inzitari. Erano loro i tre soci dell'azienda. La mente, però, sarebbe stata proprio Inzitari, anche in virtù della propria esperienza politica (sarà candidato anche al Parlamento). Sarà proprio su sua iniziativa che il Consiglio Comunale cambierà la destinazione d'uso dei territori sui quali sorgerà il Porto degli Ulivi. Una scelta che Inzitari rivendica: "Il giovamento non ce l'avevano i Crea, ma tutta Rizziconi".

Parla con sicurezza, Inzitari. L'unico cedimento emotivo arriva quando l'uomo ricorda la morte del figlio Francesco , ucciso all'età di 18 anni. Una delle diverse tragedie della famiglia, avvenute dopo le manovre che porteranno alla cattura del boss Teodoro Crea. Su tutte l'uccisione del cognato di Inzitari, quel Nino Princi fatto saltare in aria con la sua auto a Gioia Tauro. Sia Princi che Inzitari, stando alle ricostruzioni, avrebbero avuto un ruolo nella cattura del boss, collaborando con la Squadra Mobile di Reggio Calabria, nelle persone degli ex dirigenti Salvatore Arena e Luigi Silipo, per condurre, tramite una serie di informazioni confidenziali, gli inquirenti alla cattura del "Toro". Anche se Inzitari, rispondendo alle domande dell'avvocato Gatto si scalda per smentire l'accaduto, pur non negando alcuni abboccamenti: "Non c'era nessun patto con la Polizia" ripete più volte il testimone, al cospetto della Corte presieduta da Tommasina Cotroneo.

Nega di aver avuto un ruolo per la cattura del "Toro", anche quando l'avvocato Gatto mostrerà in aula un filmato della Polizia, di cui alcuni soggetti, tra cui Inzitari, sarebbero stati a conoscenza. Nega Inzitari. Fatto sta che, da quella collaborazione (che forse sarebbe dovuta rimanere segreta) per la famiglia Inzitari saranno solo guai. Giudiziari e personali: dalla condanna definitiva alle uccisioni di Princi e del figlio. Fatti di sangue, questi ultimi, su cui aleggia ancora un alone di mistero.