La Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria ha confermato le condanne emesse in primo grado dal Gup di Reggio Calabria, Domenico Santoro, per gli imputati del processo per far luce sulla morte del piccolo Francesco Calabrò, deceduto in un incidente stradale avvenuto nei pressi della galleria di Spirito Santo. Sulla tangenziale reggina, il 29 maggio 2010 perse la vita un bambino di otto anni, Francesco Calabrò, che si trovava in macchina con la madre rimasta gravemente ferita e un altro passeggero. La Corte ha confermato le condanne di primo grado, disponendo la punizione a 8 anni di reclusione per Fabio Raco (difeso dall'avvocato Fabio Tuscano) e a 8 anni e 4 mesi per Giuseppe Catalano (difeso dall'avvocato Ugo Singarella). Un terzo soggetto, Angelo Barillà (difeso dagli avvocati Luigi Tuccio e Pasquale Foti) ha scelto il rito ordinario, attualmente in corso davanti alla Corte d'Assise di Reggio Calabria.
Dietro quello che sembrava un semplice incidente dopo l'intervento della polizia stradale, sarebbe affiorata una tragica realtà: secondo gli inquirenti, infatti, l'incidente fu la conseguenza di una rocambolesca gara clandestina svoltasi in pieno giorno, fra tre autovetture condotte da Angelo Barillà, Fabio Raco e Giuseppe Catalano. Raco è stato condannato a 8 anni, con revoca della patente e interdizione dai pubblici uffici, ancora più dura (8 anni e 4 mesi) la condanna nei confronti di Catalano.
Un'indagine che la Procura di Reggio Calabria svolgerà anche attraverso una relazione peritale sulle autovetture, nonché un sopralluogo lungo la galleria autostradale interessata per accertare tutti i minimi dettagli della dinamica dell'incidente che costò la vita al piccolo Francesco.