di Benedetta Malara - "Chi fa campagna elettorale e si candida in una lista diversa del Nuovo Centrodestra non è del Nuovo Centrodestra".
Bando all'ipocrisia, nella presentazione del programma elettorale del Nuovo Centrodestra alle prossime comunali c'è spazio anche per una battuta sui "dissidenti".
In breve, poche ore prima della presentazione, una parte significativa dei candidati Ncd ha orchestrato una "fuitina" verso le liste civiche: Michele Marcianò, Pasquale Naso e Giuseppe Agliano sono candidati con "Reggio Futura", mentre Franco Germanò fa da capolista in "Sud". Una diserzione di alcuni storici scopellitiani che non è passata indifferente, una mossa su cui non è ancora stata data alcuna spiegazione ufficiale, ma che sa di "braccio di ferro" tra Scopelliti – che sembrava essere scomparso dalla scena politica, ma che evidentemente muove ancora le decisioni dei suoi – e il coordinatore regionale del partito Antonio Gentile, profondamente avversato dagli scopellitiani.
Stamattina era prevista una conferenza stampa proprio degli Scopelliti's, rinviata proprio per la concomitanza con la presentazione di Ncd, cui hanno preso parte i senatori Nico D'Ascola e Giovanni Bilardi, insieme al Presidente II Commissione Permanente del Consiglio Regionale della Calabria, Candeloro Imbalzano.
Per una lettura certa del comportamento degli "ex" Ncd occorrerà attendere quindi martedì, nel frattempo però per chi è rimasto fedele al partito non ci sono dubbi: "La militanza in liste diverse da quelle di appartenenza è una situazione incompatibile con l'appartenenza ad un partito – ha detto D'Ascola – questa situazione di ambiguità non fa il bene della politica. Non sono di certo così ipocrita dal dire che chi si candida in un altro partito fa parte del partito, io proprio non ce la faccio".
Una rottura che sembra insanabile, specie nell'ottica – un domani – di dover tornare a governare la città. Una prospettiva che sembra essere certa per il Nuovo Centrodestra, che con Forza Italia e Fratelli d'Italia ha trovato un accordo sul nome di Lucio Dattola: un professionista, un amministratore, un uomo di esperienza.
Ma, soprattutto, un volto pulito.
Non avendo fatto parte dell'ambiente politico negli anni passati, in un periodo in cui la sfiducia nella politica tocca nuove e alte vette, l'accordo su un "tecnico" è stato quasi necessario. Una delle vecchie glorie del consiglio comunale avrebbe potuto decretare una sconfitta in partenza.
Adesso, invece, il centrodestra è convinto di potersela giocare contro il giovane e figlio d'arte Giuseppe Falcomatà. Con una lista in cui 30 candidati su 32 non sono "politici di professione" e con una eguale presenza di uomini e donne, la vittoria sembra possibile.
Il terreno di scontro è sempre lo stesso: la promessa di un riscatto. E le carte, anche quelle, sono sempre le stesse: trasporti, turismo, terzo settore, mobilità, periferie.
Imbalzano tira fuori le cifre: la città di Reggio Calabria avrebbe infatti milioni di euro "indebitamente congelati e mai spesi" provenienti dalla Regione Calabria, dal "Decreto Reggio" e da altre fonti, che potrebbero – se investite a dovere – invertire la rotta sulla questione economica. "Le risorse non sono state spese – ha detto Imbalzano – quindi noi al sindaco diremo – ma credo che il dottore Dattola abbia le idee molto chiare – che la prima cosa è mobilitare le risorse, cantierizzare ciò che si può. Penso alla fiera di Arghillà, al Museo del mare, alla metropolitana leggera. Abbiamo centinaia di milioni, il vero problema è riavviare il sistema produttivo della città".
E ancora, abbattimento delle tasse "insostenibili e ingiustificate, perché il debito è stato enfatizzato oltre ogni limite (quello delle casse comunali, stimato in più di 100 milioni di euro, nda) erano quattro soldi ed è stato usato sempre come alibi" e lotta alla povertà con l'inserimento dei giovani nel lavoro grazie a dei fondi regionali.
Anche D'Ascola prosegue con il rilancio territoriale nell'interesse dei cittadini, perché "la politica è un intermediario tra i cittadini e lo Stato, il suo compito è basarsi sulle esigenze sociali. E quindi puntiamo sul rilancio del mercato agroalimentare, sul porto di Gioia Tauro che ha bisogno di alta velocità e alta capacità, che non è cresciuto perché nessuno ha pensato di collegarlo alla ferrovia, perché qualcuno ha ritenuto di dover tagliare l'intero meridione. Un rilancio importante che passa anche dal raddoppio delle linee ferroviarie in Sicilia – nell'ottica di Reggio Città Metropolitana – e in mezzo inevitabilmente ci resta il Ponte sullo Stretto e il ponte viene da sé".
Il Nuovo Centrodestra ci tiene a sottolineare il proprio lavoro in un'ottica di discontinuità, ma da cosa? Rinnegare il "Modello Reggio" sarebbe un passo decisamente azzardato, per cui si media con un lieve "abbiamo scelto di archiviare i percorsi pregressi – ha detto Bilardi – come un modello che rappresenta una fase storica della nostra città e che oggi non è più adeguato perché i cittadini ci hanno chiesto di voltare pagina, ma questo non significa abiurare quello che c'è stato prima".
"Noi abbiamo esposto dei punti strategici – ha concluso Imbalzano, non i libri dei sogni che espongono gli altri. I libri dei sogni si sono sempre visti ad ogni inizio di campagna elettorale, poi più niente".