Torna in libertà Caterina Fontana coinvolta nell'ambito dell'operazione nota come "Araba Fenice". La Fontana era stata raggiunta da misura cautelare agli arresti domiciliari a seguito della contestazione del reato di intestazione fittizia di beni aggravata dall'art. 7 della legge antimafia.
In seguito alla conferma della ordinanza da parte del Tdl proponeva ricorso alla Suprema Corte il suo difensore l'avvocato Emanuele Genovese che eccepiva la violazione dei principi di diritto che sottostanno al tipo di contestazione mossa alla Fontana; in particolare il penalista eccepiva che il Tribunale non aveva considerato che non tutte le intestazioni fittizie sono illecite ma solo quelle finalizzate ad a eludere la normativa in materia di misure di prevenzione patrimoniale; nel caso di specie emergeva la non idoneità della condotta in mancanza di elemento doloso .
La Suprema Corte ha recepito il ricorso proposto dall'avvocato Emanuele Genovese annullando l'ordinanza del Tribunale disponendo un nuovo riesame. Con un'ordinanza apposita, il Tribunale della Libertà ha dunque analizzato nuovamente il caso, disponendo la liberazione della donna.