Reggio, Nordo (Reggio in Movimento): "Avremmo voluto parlare di falsi invalidi a 'Quinta Colonna' ma così non è stato. Città ridicolizzata"

"Nella tarda serata di ieri, lunedi 22 settembre, io e l'altro coordinatore di Reggio in Movimento ( www.reggioinmovimento.it )avremmo dovuto essere intervistati durante la diretta da Piazza Duomo della trasmissione televisiva "Quinta Colonna" in onda su Rete 4 e condotta da Paolo Del Debbio. Eravamo stati contattati con largo anticipo dal gentilissimo giornalista/preparatore Fabio Vercilli al quale abbiamo fatto presente sin da subito che eravamo ben consapevoli dei toni populisti e demagogici spesso usati nella trasmissione ma che, in qualità di candidati di Reggio in Movimento all'interno della lista Ethos, saremmo stati disponibili a dire la nostra sui temi che sarebbero stati trattati nel corso della trasmissione e che ci avevano detto essere soprattutto l'assenteismo e la questione dei falsi invalidi". Lo afferma in una nota Giorgio Nordo, candidato nella lista civica Ethos per Reggio in Movimento.

"Come d'accordo, abbiamo raggiunto il luogo della diretta un ora prima dell'inizio del collegamento ma quello che abbiamo trovato lasciava già presagire le dubbie modalità di svolgimento della stessa. Infatti, il settore pubblico della piazza riservata a tutti gli ospiti da intervistare era già integralmente recintata da un lungo striscione illeggibile e letteralmente presidiata da alcune decine di ex dipendenti di una nota catena reggina a suo tempo assunti per chiamata diretta e che da qualche mese, in seguito al loro licenziamento, hanno trasportato le loro pur legittime proteste sul campo politico decidendo di presentare una propria lista ed una propria candidatura a sindaco. In quelle condizioni, Giuseppe Canale, io ed alcuni dei nostri sostenitori abbiamo avuto difficoltà a individuare un pur piccolo spazio che non fosse già occupato e quando abbiamo fatto presente questa difficoltà oggettiva ai giornalisti della redazione locale ci è stato semplicemente detto di trovare uno spazio da qualche parte, anche dietro lo striscione, come se la distribuzione paritaria degli ospiti non fosse affar loro. Il colmo è stato raggiunto poco dopo, quando a trasmissione in corso, una affermazione razzista del leghista Matteo Salvini (che era ospite in studio) a proposito degli immigrati è stata acriticamente salutata dai presenti con un sorprendente applauso, del tutto ignari di manifestare così platealmente consenso ed approvazione verso la stessa parte politica FI-AN-Lega che adesso dicono di contestare e che ha accompagnato e sostenuto lo sviluppo del cosiddetto modello Reggio. Un gran pasticcio insomma.
Date le condizioni e le modalità di conduzione dei collegamenti infarcite di ammiccamenti e ridicolarizzazioni da parte di Del Debbio e degli altri ospiti in studio (non esattamente imparziali), Giuseppe Canale ed io abbiamo deciso di non associare la nostra immagine a quelle persone che con tanta veemenza ma estrema povertà di contenuti ritenevano di occupare esclusivamente la piazza, credendo di rappresentare un partito politico e rappresentando invece (ribadisco, sia pur legittimamente) solo i propri interessi di persone senza lavoro, credendo di rappresentare un corposo gruppo di sostenitori ed essendo invece, di fatto, i loro stessi ed unici votanti, credendo di poter guadagnare visibilità e credibilità in vista delle prossime elezioni ed esponendosi invece alla disapprovazione ed al pubblico ludibrio della maggior parte degli altri concittadini, facendo in definitiva non solo una gran pessima figura per loro stessi ma offrendo, in maniera certo inconsapevole ma ugualmente colpevole, una immagine becera ed ingenerosa di tutta la cittadinanza che è altro rispetto a loro, che non spinge per rivendicare un posto in prima fila per il proprio striscione, che non urla per spiegare le proprie ragioni (quando le ha) e, soprattutto, che non è animata da bassi istinti razzisti.
C'era tanto da dire e, se si fossero create occasioni diverse con un rispetto dei tempi meno cabarettistico di quello che in effetti è stato, Giuseppe Canale ed io avremmo avuto tanto da dire, a proposito della vile e vuota campagna mediatica sui falsi invalidi, un ignobile espediente, col quale da oltre quattro anni, lo Stato, in spregio dei diritti costituzionali (ed in particolare modo degli artt. 32 e 38) tende a criminalizzare il welfare con il nemmeno tanto occulto piano di ridurlo o abbatterlo. Avremmo detto, ad esempio, che a fronte di una statisticamente irrilevante percentuale di persone realmente denunciate per truffa ai danni dello Stato negli ultimi quattro anni (solo 301 persone, ossia lo 0,06% di coloro che in Italia percepiscono una indennità o una pensione per invalidità) quasi tutti gli invalidi sono stati sottoposti in massa ad una serie di nuovi controlli medici con procedure talmente severe da risultare umilianti al punto che, l'anno scorso, persino l'allora presidente dell'INPS, Antonio Mastrapasqua, sollecitato da un giornalista, si è sentito di dover chiedere pubblicamente scusa per le aberrazioni e i disagi causati ai disabili con queste verifiche che, in alcuni casi limite hanno prodotto l'abbassamento della percentuale di invalidità di un solo punto percentuale (ad esempio dal 75% al 74% o dal 100% al 99%) esattamente quel tanto che basta per la perdita del diritto a pensioni di invalidità che in molti casi ammontano ad appena 270 euro mensili.
Avremmo chiesto conto del perché questa pericolosissima "dimostrazione per induzione" consistente nell'usare la presunzione di colpevolezza di pochi per addossare genericamente una colpa all'intera categoria degli invalidi non possa essere considerata un totale rovesciamento dei diritti costituzionali, mentre, di converso, non fa scandalo, anzi viene presentato come una normale conseguenza della crisi in atto il reato omissivo dello Stato nei confronti dei tantissimi veri invalidi a cui le prestazioni mediche e pensionistiche vengono negate, ritardate o vincolate innaturalmente alle disponibilità di bilancio dei comuni come se non fosse ugualmente o ancor più criminoso togliere un sussidio a chi ne ha diritto per legge. Avremmo chiesto in quale remoto anfratto della carta costituzionale viene stabilito quello che adesso i giornali e le televisioni presentano come una ineluttabile conseguenza di questa vera o supposta situazione emergenziale, quand'è che è stato stabilito che i diritti reali di malati, invalidi, pensionati e lavoratori possono essere compressi a piacimento sulla base di momentanee necessità economiche. Perché questo metodo infame viene calato dall'alto sempre sulle categorie più deboli e non viene applicato, per analogo, nel caso opposto ad esempio decidendo di ridurre proporzionalmente l'importo delle bollette e degli altri servizi essenziali ai disoccupati e ad altre categorie di indigenti?
Questo e tanto altro avremmo detto se ne avessimo avuto la possibilità. Possibilità che, forse deliberatamente ci è stata negata dalla redazione, perché piuttosto che correre il rischio di affrontare argomenti concreti occorreva invece presentare ad arte la nostra città come una grossolana kasbah popolata da una umanità vociante che pretende diritti che non gli spettano e nel farlo hanno avuto l'aiuto inconsapevole del Movimento dei Reggini Strumentalizzati sul quale pesa, almeno in egual misura la responsabilità di quanto è successo ieri sera.
Poteva andare diversamente, qualcuno ce l'ha anche rimproverato insistendo perché fossimo intervistati comunque ma non era una occasione idonea, non c'era una platea adatta e non c'era nemmeno l'ombra del rispetto di regole di espressione libere e democratiche. Non era per noi, insomma, ma avremo modo di farci ascoltare e leggere con più calma e tempi idonei alla riflessione. Come stiamo facendo qui. In questo momento".