Processo "Urbanistica": chieste pene esemplari per le "mazzette" nel Comune di Reggio

reggiocalabria palazzosangiorgionottedi Alessia Candito - Pene esemplari e niente attenuanti. Non fanno sconti i pubblici ministeri Maria Luisa Miranda e Paolo Sirleo che hanno richiesto la condanna di tutti i soggetti alla sbarra nel processo "Urbanistica", nato da un'operazione della Polizia che scoperchiò il sistema di "mazzette" all'interno di alcuni uffici del Comune di Reggio Calabria.

Per Pino Melchini, dirigente presso l'Ufficio Programmazione dell'Assessorato ai Lavori Pubblici del Comune di Reggio Calabria, colui il quale è stato definito dai pm "il dominus assoluto nelle pratiche di edilizia privata", l'accusa ha chiesto dieci anni di reclusione. Otto anni sono stati richiesti per Pasquale D'Ascoli, Istruttore Tecnico presso il Settore Edilizia Privata dell'Ufficio Urbanistica del Comune di Reggio Calabria, otto anni anche per l'architetto Carmelo Lo Re, altro personaggio centrale nell'indagine. Pene inferiori sono state richieste per l'architetto Antonio Demetrio Artuso e Giovanni Tornatola (sei anni di carcere ciascuno), Francesco Calì (quattro anni), Marco Condò (tre anni e sei mesi), Antonino Smeraldo (due anni e sei mesi), Marilena Mastrandrea (due anni), Pietro Paolo Condò (un mese di reclusione e dodicimila euro di ammenda).

L'indagine eseguita dalla Squadra Mobile avrebbe permesso di svelare uno spaccato sconcertante di illegalità diffusa nella Pubblica Amministrazione reggina, in cui i soggetti coinvolti avrebbero fatto un vero e proprio mercimonio delle proprie funzioni, vedendo l'attività di gestione degli uffici tecnici del Comune di Reggio Calabria non come un momento di verifica al servizio dei cittadini, ma come "una famelica opportunità di guadagno" come sottolineato dal Gip Kate Tassone, che firmò l'ordinanza di custodia cautelare in carcere.

E anche nella propria requisitoria, i pubblici ministeri Miranda e Sirleo non hanno risparmiato parole dure nei confronti di un "sistema" che, a dire dell'accusa sarebbe stato basato sostanzialmente su tre punti: la gestione dell'attività di Melchini in maniera "para-istituzionale", l'esistenza di sottogruppi di interesse, anche contrapposti, e l'individuazione di ostacoli nei soggetti che, invece, tentavano di mantenere almeno una parvenza di legalità.

Un settore in totale anarchia, quello dell'Urbanistica, che aveva portato il Comune negli scorsi anni a istituire, sulla scorta di una denuncia dell'allora presidente del consiglio comunale, Aurelio Chizzoniti, una commissione d'indagine presieduta da Nuccio Barillà. Sia Chizzoniti che Barillà, peraltro, sono stati testimoni nel dibattimento.

Dopo la requisitoria adesso partirà la girandola delle arringhe difensive. La decisione del Tribunale, presieduto da Olga Tarzia, dovrebbe arrivare a metà luglio.