Pur escludendo le aggravanti mafiose, la Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria ha confermato l'ergastolo già inflitto in primo grado nei confronti di Alessandro Rodà e Francesco Talia ritenuti responsabili dell'omicidio di Giuseppe Sculli, avvenuto il 16 febbraio del 2007 a Bruzzano Zeffirio. Dopo aver ascoltato, nelle scorse udienze, l'accusa e le difese, rappresentate dagli avvocati Carlo Morace e Francesco Floccari, la Corte ha dunque confermato il carcere a vita per Rodà e Talia.
Niente ribaltamento della sentenza, dunque. Del resto, sul conto dei due pesano le dichiarazioni, già registrate in primo grado, della moglie di Sculli, Domenica Cuzzupi. Solo smontando la teste-chiave, le difese avrebbero potuto ottenere una condanna diversa dal "fine pena mai" pronunciato dalla Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria.
Un omicidio che gli inquirenti avevano fin da subito ricondotto ad ambienti mafiosi, nell'ambito dei labili equilibri della criminalità organizzata dell'area jonica della provincia di Reggio Calabria. La cosca Talia-Rodà di Bova Marina, infatti, è una delle consorterie più note di quel territorio e, anche a detta della teste Cuzzupi, a Sculli era imputato (in termini mafiosi, s'intende) il delitto di Giuseppe Talia (ucciso insieme ad Antonia Lugarà nei pressi del cimitero di Bruzzano Zeffirio): "Ma noi non avevamo nulla da nascondere – aveva detto in primo grado la Cuzzupi - perché mio marito lavorava e non aveva niente a che fare con quell'omicidio".