di Claudio Cordova - A volte ritornano. E il settore da depredare è sempre lo stesso, quello dello smaltimento dei rifiuti. E' la cosca Alampi, originaria di Trunca, ma da sempre attiva anche in altre zone di Reggio Calabria e del suo hinterland, anche grazie all'ausilio di professionisti al suo servizio. E i "colletti bianchi" non mancano neanche nell'indagine "Rifiuti SpA 2", ideale seguito dell'inchiesta con cui, alcuni anni fa, verrà svelata la straordinaria capacità del clan di infiltrarsi nei pubblici appalti con riferimento al settore ecologico. Commercialisti, manager imprenditoriali, ma anche avvocati e politici. Sono 24 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip ed eseguite dal Ros dei Carabinieri: associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, nonché i delitti - aggravati dalla finalità di agevolare associazioni mafiose - di intestazione fittizia di beni, sottrazione di beni o cose sottoposte a sequestro, truffa aggravata i reati contestati. Contestualmente è stata data esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo di beni per un valore di circa 18 milioni di Euro.
L'indagine, dunque, ha messo al centro dei propri accertamenti, la famiglia Alampi: "Il volto imprenditoriale della 'ndrangheta" lo definisce il Generale del Ros, Mario Parente.
Protagonista principale è l'imprenditore Matteo Alampi, già coinvolto nell'indagine "Rifiuti" di qualche anno fa. L'uomo, scarcerato da pochi mesi, è stato arrestato, insieme alla moglie, Maria Giovanna Siclari, nella cittadina di Villefranche sur mer, vicino Nizza, grazie alla collaborazione del collaterale organo di polizia francese.
L'indagine si pone quale continuazione dell'attività denominata "Rifiuti Spa" che, nel 2006, aveva accertato l'esistenza di un accordo trasversale tra le cosche Libri-Condell, finalizzato alla ripartizione dei rilevanti vantaggi economici ricavabili dalla gestione fraudolenta delle discariche presenti nel territorio regionale. In tale contesto, l'imprenditore Matteo Alampi, ritenuto esponente di spicco dell'omonimo sodalizio e titolare della società "Edilprimavera", era riuscito ad avviare in Calabria diversi impianti per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, facendo fronte ai requisiti tecnici espressamente richiesti dai relativi bandi di gara, attraverso l'unione societaria con l'imprenditore veneto Sandro Rossato CL.'51 (tra gli arrestati di oggi), con esperienze e qualifiche nel settore specifico. In particolare il binomio Alampi - Rossato aveva costituito numerose società, tra cui la "Rossato Sud", per opere di bonifica, protezione ambientale, smaltimento e recupero dei rifiuti, aggiudicandosi, attraverso il sistematico ricorso ai tradizionali metodi di intimidazione mafiosa, diversi appalti per la gestione di alcune discariche in provincia di Reggio Calabria.
L'indagine si era conclusa con l'emissione di 14 misure cautelari a carico di altrettante persone, tra i quali lo stesso Matteo Alampi, successivamente condannato dalla corte di appello del capoluogo reggino, alla pena di 10 anni di reclusione per associazione mafiosa e altri reati. L'iter processuale aveva visto altresì la confisca della società "Edilprimavera" e l'iniziale sequestro della Società "Rossato Sud Srl". L'attività investigativa dopo le condanne ha seguito il processo di riorganizzazione del sodalizio attraverso la riacquisizione delle imprese sottoposte a misure patrimoniali e comunque sottratte alla disponibilità gestionale della cosca. In tale ambito, la riaffermazione degli interessi economico- imprenditoriali del sodalizio ha coinciso con il dissequestro della "Rossato Sud", che sarebbe divenuto, pertanto, lo strumento degli Alampi per continuare ad infiltrare il remunerativo settore degli appalti ecologici.
A distanza di anni, dunque, il meccanismo si ripropone, con modalità e personaggi in parte diversi. In tale quadro sono stati raccolti significativi elementi sull'evoluzione della cosca Alampi: dai trascorsi legati alla partecipazione del capo bastone Giovanni Alampi cl.'46 al summit di Montalto del 1969, ai più attuali conferimenti di cariche di 'ndrangheta al decano della famiglia.
In particolare, secondo l'indagine coordinata dall'Ufficio retto da Federico Cafiero de Raho, sarebbe stata riscontrata una definita e collaudata organizzazione strutturale e funzionale, in ragione dell'esistenza di mezzi, supporti logistici e strumenti a disposizione della cosca, con la definizione di ruoli e specifiche mansioni; una strategia criminale a livello imprenditoriale, con un potere di penetrazione e collusione nella pubblica amministrazione, per aggiudicarsi gli appalti di maggior interesse, tra cui i lavori di ricopertura della discarica di località Marrella del Comune di Gioia Tauro (RC) e la bonifica del sito della discarica di Calanna (RC); una forza di intimidazione ed un controllo del territorio mediante l'esplicazione di un proprio potere coercitivo ed estorsivo, forte dei legami diretti con le più significative cosche del "Mandamento di Centro", tra cui quelle riconducibili ai Condello ed aiRosmini. In tale ambito sono state documentate le fittizie assunzioni, in seno alla "Rossato Sud", di Francesco Domenico Condello, figlio di Pasquale Condello, "Il Supremo", e di Diego Rosmini, figlio di Demetrio cl. '53.
E' emerso, in particolare, come Matteo Alampi, dal carcere, impartisse precise direttive ai più stretti familiari, anche attraverso i legali di fiducia, sulla gestione degli affari e sulle modalità di riorganizzazione del circuito imprenditoriale. Segnatamente, le indagini avrebbero documentato ogni fase del programma delittuoso, perfezionatosi attraverso l'inserimento di prestanome e la nomina di nuovi referenti tecnici nella Società "Rossato Sud Srl", e nelle altre imprese controllate attraverso il "Consorzio Stabile Airone Sud": ed in particolare con la nomina dell'ingegnere Lauro Mamone cl.'57 e di Domenico Alati cl.'73, rispettivamente in qualità di amministratore e direttore tecnico della società. Soggetto assai noto a Reggio Calabria, Mamone era già emerso (senza mai venire indagato) nelle indagini sul conto della Multiservizi. Ma il clan Alampi avrebbe anche provveduto risanamento economico dei bilanci dell'impresa, con una mirata attività di saldo dei debiti e concomitante recupero dei crediti, anche con il sistematico ricorso ai tradizionali metodi di intimidazione mafiosa nei confronti di fornitori e clienti. Tramite la complicità dell'amministratore giudiziario, il commercialista Rosario Spinella, la cosca avrebbe inoltre operato il progressivo svuotamento dei beni materiali ed immateriali della società "Edilprimavera", utilizzata esclusivamente per il nolo a freddo dei mezzi d'opera a vantaggio della "Rossato Sud" e del "Consorzio Stabile Airone Sud". Ancora una volta, dunque, un amministratore giudiziario coinvolto nelle indagini di mafia, perché avrebbe permesso al clan di rimettere le mani su aziende sequestrate: "Quello della selezione degli amministratori giudiziari – afferma il procuratore Cafiero de Raho – è un problema serio. Servono professionalità ed etica, ma ancora siamo lontani dal raggiungimento dell'obiettivo.
Le indagini avrebbero evidenziato come gli amministratori delle citate società siano ricorsi costantemente all'emissione di sovrafatturazioni relative alle nuove commesse aggiudicate, per la realizzazione di ingenti provviste in nero destinate alla cosca Alampi: "I fondi neri sono necessari per gestire i rapporti con le altre cosche" dicono gli inquirenti. Le indagini avrebbero anche evidenziato interventi illeciti relativi all'aggiudicazione dei lavori per la bonifica e la successiva riapertura della discarica sita nel Comune di Calanna (RC), ottenuta con la compiacenza dell'ex sindaco, Luigi Catalano, che – dagli elementi acquisiti – emergeva aver fatto redigere dall'ufficio tecnico comunale un bando di gara, con parametri concordati con i vertici dell'impresa mafiosa. Catalano sarà arrestato dagli uomini del Ros ad Assisi, in Umbria, dove era impegnato nei lavori di ristrutturazione di alcuni alberghi.
L'interesse della cosca Alampi per gli appalti ecologici ha riguardato anche il complesso delle attività gravitanti intorno al termovalorizzatore di Gioia tauro (RC), all'epoca gestito dalla "Veolia Servizi Ambientali Tecnitalia Spa". All'interno di tale struttura, ed in particolare della Termo Energia Calabria SPA"[1], l'organizzazione aveva inserito un proprio referente, rivelatosi decisivo per l'aggiudicazione dei lavori di ricopertura della discarica "Marrella" di Gioia Tauro (RC), in favore delle imprese controllate dalla cosca.
Nella gestione della citata commessa, peraltro, emergevano accordi con associati di altri locali, in particolare con la cosca Alvaro detti "Testazzi-Cudalonga" di Cosoleto e Gallico di Palmi in relazione alla fornitura dei materiali di copertura ed al relativo trasporto per il conferimento in discarica. Le indagini hanno anche evidenziato l'esistenza di accordi tra gli Alampi ed i titolari della Società Filtrans, riconducibile alla cosca Ficara, per appropriarsi di rilevanti somme di denaro ai danni della stessa Veolia, attraverso un collaudato sistema di false fatturazioni per prestazioni in subappalto.
Infine, ma tra gli spunti principali dell'indagine, il contributo che due noti penalisti reggini, gli avvocati Giuseppe Putortì e Giulia Dieni, avrebbero fornito al clan, portando ordini e programmi da parte fuori dal carcere da parte di Matteo Alampi agli uomini del clan. I due sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. Un reato rideterminato dal Gip Barbara Bennato: la Dda aveva chiesto l'arresto per il reato di associazione mafiosa pura.
Nel quadro della complessiva attività il GIP del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro preventivo di 5 aziende:
- "ROSSATO SUD S.R.L." e "CONSORZIO STABILE AIRONE SUD", sedenti a Reggio Calabria e direttamente riconducibili alla cosca ALAMPI;
- "IMPRESA INDIVIDUALE DI GALIMI GIUSEPPE", con sede a Palmi (RC), gestita dall'omonimo nucleo familiare organico alla cosca GALLICO di Palmi (RC);
- "CO.GE.MER S.R.L." e "P&O S.R.L.", rispettivamente sedenti in San Ferdinando (RC) E COSOLETO (RC), e riconducibili alla cosca ALVARO di Cosoleto (RC).