Reggio, chiesto oltre un secolo di carcere sulla cosca Tegano

lombardogiuseppe ildispaccioNonostante, neanche un mese fa, la Corte d'Appello abbia demolito l'impianto accusatorio della sua indagine, il pm Giuseppe Lombardo insiste nell'accusa del processo "Archi-Astrea" e invoca oltre un secolo di carcere per i presunti affiliati alla cosca Tegano che, nella sua impostazione, avrebbero colonizzato la Multiservizi, la società mista del Comune di Reggio Calabria che sarà tra le principali cause dello scioglimento del Comune. Nello specifico il pm Lombardo ha chiesto la condanna a 22 anni di carcere e 15 mila euro di multa per Michele Franco, a 18 anni e 10 mila euro di multa per Antonio Polimeni mentre 12 anni di carcere e 15 mila euro di multa sono stati chiesti per Giovanni Tegano. Per Giuseppe Silvio Candido sono stati invocati 16 anni di carcere e 10 mila euro di multa per Carmelo Barbaro 10 anni e 15 mila euro di multa. Chiesti dal pm antimafia 9 anni e 15 mila euro ciascuno per Rosario Rechichi, Roberto Emo e per Maurizio e Antonino Lavilla mentre 8 anni e 15 mila euro di multa son ostati invocati per Antonio e Giovanni Richichi.

Il 20 giugno scorso, nel processo di secondo grado celebrato con rito abbreviato, la Corte d'Appello ha spazzato via le dure condanne emesse in primo grado, in sede di giudizio abbreviato. Tra le persone assolte, infatti, figurano nomi di grande rilievo: Giuseppe Tegano (fratello del boss Giovanni Tegano) che in primo grado era stato condannato a 16 anni di reclusione. Assolti anche Francesco e Pietro Labate, ritenuti organici all'omonimo clan operante nel quartiere Gebbione, che in primo grado avevano rimediato 20 anni di reclusione ciascuno. Spazzati via anche i 10 anni inflitti in primo grado per Pasquale Utano, legato da vincoli di parentela proprio con i Tegano: per i quattro, la Corte ha disposto l'immediata scarcerazione, se non detenuti per altra causa. Non è un'assoluzione, ma fa grande rumore anche la nullità della sentenza dichiarata nei confronti di Giovanni Zumbo, il commercialista-spione che avrebbe avuto un ruolo fondamentale negli intrecci societari con cui – secondo l'accusa – i Tegano si sarebbero infiltrati nella Multiservizi.