La (ri)presa di Rosarno del boss Umberto Bellocco

belloccoumbertodi Claudio Cordova - La sua scarcerazione venne determinata dalla inaspettata assoluzione che il boss rosarnese aveva riportato in secondo grado nel processo "Cosa Mia", dopo che in primo grado era stato condannato a diciotto anni di reclusione per il delitto di associazione mafiosa con un ruolo di direzione. Appena scarcerato, però, Umberto Bellocco riprenderà le redini dell'omonimo clan di Rosarno. E la sua leadership era più che necessaria, dato che Bellocco verrà scarcerato in un momento di grossissima difficoltà per l'omonima cosca, i cui esponenti erano in quel momento storico per la maggior parte detenuti. Al momento della scarcerazione, quindi, il boss trovava una situazione ben diversa da quella che aveva lasciato ventuno anni prima: la cosca Bellocco si era indebolita e progressivamente aveva lasciato più spazio ai PESCE (pure duramente colpiti dalle operazioni "All Inside" e "Califfo"), con i quali aveva sempre diviso il territorio rosarnese.

Anche per tale ragione la liberazione di Umberto Bellocco, classe 1937, era accolta con entusiasmo all'interno della cosca e tutti i sodali in libertà immediatamente si recavano al cospetto del boss per ricevere direttive. L'indagine "Sant'Anna", coordinata dai pm Giovanni Musarò e Alessandra Cerreti, ed eseguita da Carabinieri del Ros e Guardia di Finanza, ha proprio il merito di cristallizzare le grandi manovre del boss Bellocco per riprendersi Rosarno.

Le intercettazioni ambientali, infatti, testimonieranno le strategie dell'anziano patriarca, ma anche la ricostituzione della cosca, attraverso la figura di validi giovanotti, nonché gli incontri con gli esponenti del clan Pesce, i propositi di incontro con il clan Crea di Rizziconi e la disponibilità di armi. Intercettazioni non facili da acquisire, dato che, all'interno dell'abitazione scelta da Bellocco come residenza verranno eseguiti diversi controlli. Il boss immediatamente subodorava di essere intercettato e, con il costante ausilio del nipote Umberto Emanuele Oliveri, eseguiva tre diversi servizi di bonifica (20.04.14, 21.04.14, 2.05.13), che alla fine consentivano di rinvenire la microspia:

BELLOCCO Mario: Vieni qua!

OLIVERI Umberto Emanuele: Zio!

BELLOCCO Mario: Questo coso...la... guarda!

OLIVERI Umberto Emanuele: La vedi? ...INC... non la togliere. Non la togliere perchè ...INC... Lo sai che ...INC...

BELLOCCO Umberto: Non la togliamo ...

OLIVERI Umberto Emanuele: Se non c'è, è inutile che...

BELLOCCO Mario: Quello che è, non la puoi togliere?

OLIVERI Umberto Emanuele: Se la tolgo, vengono e ne mettono un'altra, zio!

...Omissis...

(si sente il segnale "bip" dello scanner e due persone che bisbigliano, ndr)

BELLOCCO Mario: Uh...!

BELLOCCO Umberto: State attenti che stanno... stanno sentendo che la stiamo muovendo! Ed era sopra?! Vedi che c'è!

Nel breve periodo in cui gli inquirenti riusciranno ad ascoltare i ragionamenti di Bellocco, però, arriveranno indicazioni piuttosto interessanti. Umberto Bellocco, infatti, aveva deciso che era il momento propizio per riprendere in mano il comando della 'ndrangheta rosarnese e in ciò era affiancato sia dalle giovani leve (i nipoti Francesco Oliveri, Umberto Emanuele Oliveri, Domenico Bellocco cl. 87 e Giuseppe Ciraolo) sia da storici sodali (Salvatore Barone).

E' un vero e proprio lavaggio del cervello, quello che Umberto Bellocco fa a giovani e meno giovani: "Vedi quando si sognano di nominare i Bellocco, neanche si possono sognare cosa gli può succedere! non se lo sognano!". Il boss, infatti, rimarca più volte il fatto lui era libero ed i Pesce non avrebbero più potuto atteggiarsi a padroni, in quanto prima della sua carcerazione il boss indiscusso della 'ndrangheta rosarnese era lui: "Perché loro, devono stare con due piedi in una scarpa, come sono stati da sempre! quando sono arrivato io, ...INC... i Pesce erano assoluti! ...INC... sono finiti di essere assoluti, c'ero io, a Rosarno! e dietro me, c'erano loro!". .

Umberto Bellocco vuole dunque ristabilire lo status quo ante (cioè quello precedente alla sua carcerazione) e di modificare gli equilibri venutisi a creare nel tempo con la cosca Pesce, che aveva consentito ad un forestiero (precisamente ad un Piromalli al momento non identificato) di comandare a Rosarno: "Io, quando sono ...INC... in libertà, ho trovato tutte le cose in mano a questi signori qua! Addirittura, non solo in mano a questi cosi, e...si permettevano il lusso di mettere un "forestiero" qua a comandare dentro Rosarno, sempre a nome suo! io vado fino a dentro le case e gli dico, "avete finito di fare queste minchiate, oggi, è arrivato l'ombra della notte!" ...INC... "a Gioia ...INC... per Umberto Bellocco, qua!". Proseguendo, Bellocco raccontava di aver affrontato il gioiese e di avergli detto che a Rosarno non poteva comandare: Gli ho detto:"non sei niente!".Gli ho detto io:"Comanda a Gioia!". .

Più volte, i conversanti faranno riferimento alla possibilità di armarsi e di sparare, per riaffermare la propria leadership (BELLOCCO U.:"E se occorre per fare, per avere fuoco l'abbiamo!... ", BARONE S.:"Sì, sì ma già siamo coperti"). Parlando a Barone, Bellocco evidenzierà la necessità di riprendere in mano il comando della 'ndrangheta rosarnese: "Turi, anche perché noi senza offesa abbiamo cose eh...., che dobbiamo sbrigare qua hanno fatto insomma certe cose o volontariamente o involontariamente che hanno trascurato diverse". Affermazione condivisa da Barone ("Si, certo"); subito dopo il discorso si faceva ancora più esplicito (BELLOCCO U.: "Dobbiamo prendere in mano tutto!"; BARONE S.:"Tutto, tutto"; BELLOCCO U.: "Tutta la situazione"; BARONE S.:"Ma vedi che già ci siamo").