di Claudio Cordova - "Chiedo protezione per me, i miei figli, il mio compagno Umberto, perché ritengo che tutti e quattro, per come ho spiegato nelle mie dichiarazioni siamo a serio rischio di pericolo di vita". A parlare è Tiziana Ventura, ex moglie di Edoardo Mangiola, titolare del bar "Senza Tempo", ubicato a pochi metri dal Cedir di Reggio Calabria e coinvolto nell'indagine "Cosmos" sulle infiltrazioni della cosca Libri nei lavori di costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia.
Da diversi mesi la donna ha scelto di collaborare, insieme al proprio nuovo compagno, Umberto Paviglianiti. L'ambiente criminale sarebbe quello dei Libri, anche se in uno dei tanti verbali sottoscritti la donna precisa: "Nel corso della mia convivenza con Mangiola Edoardo lo stesso non ha mai fatto espliciti riferimenti ai suoi rapporti con ambienti di 'ndrangheta: ho rivalutato il tutto solo dopo aver letto il provvedimento cautelare". L'indagine "Cosmos", infatti, sostiene come Pasquale Libri, Claudio Bianchetti, insieme a Mangiola, si fossero associati tra loro al fine "di acquisire in modo diretto o indiretto il controllo e la gestione di attività economiche, di concessioni di autorizzazioni, di appalti pubblici e privati, di servizi pubblici e comunque per realizzare per sé e per altri profitti e vantaggi ingiusti: ciò, con particolare riferimento all'avvicinamento dei funzionari responsabili della ditta Bentini, aggiudicataria dell'appalto dei lavori di realizzazione del Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria".
E sono nomi ricorrenti nelle dichiarazioni rese dalla donna, i cui verbali (al pari di quelli di Paviglianiti) sono comunque infarciti di "omissis". Nomi che, in un modo o nell'altro, sarebbero tutti riferibili alla potente cosca Libri, nativa di Cannavò, ma nel "direttorio" delle grandi cosche di 'ndrangheta che governerebbero la città: "Una domenica dopo l'arresto di Edoardo – afferma Tiziana Ventura – è venuta a trovarmi Silvana Libri, moglie di Filippo Chirico, unitamente alla nipote Maria Laura Morabito, ed in quella circostanza, al di là di alcuni argomenti di conversazione, mi diede la somma di cinquecento euro quale pensiero per i bambini". Rapporti, quelli con la famiglia Libri, che la donna avrebbe portato avanti anche tramite un "san Giovanni", inizialmente accettato malvolentieri, con Demetrio Morabito, figlio di Angela Libri: "Dopo qualche discussione con Edoardo si è conclusa con una tipica frase reggina "i sangiovanni non si rifiutano mai", per tanto ho fatto da madrina a Demetrio, ma dovendo cresimarmi anch'io per poter partecipare alla cerimonia, ho scelto a mia volta di farmi cresimare con madrina la madre di questi, Angela Libri.
Nel racconto della donna spunta anche il nome di Domenico Ventura, attualmente alla sbarra per l'omicidio di Marco Puntorieri: "Silvana Libri mi si avvicinò e mi proferì una frase vicino all'orecchio che non ricordo per intero, ma nella quale ricordo esattamente le due parole che ora riferisco "amico Ventura". In quest'episodio ho colto l'esistenza di un nesso tra Ventura e la famiglia Libri". Così, dunque, sarebbero proseguiti i rapporti con i Libri che in più di un'occasione avrebbero elargito somme di denaro alla donna.
Un ambiente, quello della cosca Libri che, anche tramite le visite al bar "Senza Tempo", Tiziana Ventura avrebbe conosciuto bene. Per questo sulle oltre cinquanta foto mostrate dall'Ufficio di Procura riesce a riconoscere la maggior parte dei soggetti: da Filippo Chirico a Checco e Andrea Zindato, passando per Antonino Sinicropi, Salvatore Tuscano e Claudio Bianchetti.
Ma è soprattutto sul conto dell'ex marito che la donna è preparatissima, anche quando parla di due zaini, chiusi in un garage: "Ho verificato ed esistevano questi due zaini, uno piccolo e uno un po' più grande. Ho sbirciato all'interno di uno zaino ed ho potuto notare la parte posteriore di una pistola. Sono rimasta molto agitata della circostanza ed al successivo colloquio Edoardo mi ha detto [omissis] poiché non vedevo l'ora di sbarazzarmi di quelle situazioni che mi agitavano non poco, tanto è vero che quando ho parlato con [omissis] questi mi ha detto che sapeva dove si trovavano gli zaini, pertanto gli ho dato le chiavi dicendogli che non volevo saper niente di queste cose e quando lui con fare minaccioso mi chiese se avessi visto cosa vi era all'interno degli zaini ho negato facendogli quindi credere che non sapessi nulla". Una circostanza che la donna non denuncerà per paura: "Sono stata molto combattuta e frenata dalla paura che l'eventuale ritrovamento delle armi fosse a me addebitato e quindi sarei potuta essere oggetto di ritorsione. La stessa paura adesso che sto riferendo questi fatti anche se sono insieme alle forze dell'ordine".
Dichiarazioni che vengono rimpolpate da quanto affermato anche da Umberto Paviglianiti, che parlerà dell'idea di aprire un'autocarrozzeria e che, parlando con l'amico Claudio Bianchetti riceverà alcune particolari indicazioni: "Mi disse che era opportuno parlare di questa mia intenzione con Mangiola Edoardo, che era suo compare. Nessuno mi disse apertamente che il Mangiola era il referente di zona, ma per come ho successivamente compreso in virtù della sua frequentazione, posso oggi affermare che il Mangiola era referente di quella zona per la cosca Libri". Ma Paviglianiti parlerà anche della specifica circostanza riguardante le armi: "Un giorno mi recai con Edoardo nel complesso adiacente al bar ove l'uomo aveva la disponibilità di alcuni garage che doveva liberare. All'interno di uno di questi, nascoste tra uno scooter ed il muro, vi erano delle armi sistemate dentro uno zainetto. Il Mangiola aprì il contenuto e vidi chiaramente due pistole e un fucile a canne mozze. Vidi anche un panetto, ma non so precisare cosa potesse contenere. Nel rammentare altri dettagli, di presumibile rilievo una volta Edoardo mi portò in officina uno scooter Vespa di colore rosso, chiedendomi di verniciarlo con altro colore in fretta e furia, senza alcuna accortezza, ho quindi presunto potesse trattarsi di un veicolo utilizzato dal Mangiola per attività strane".
Per far capire alla Procura la caratura criminale del soggetto, Paviglianiti racconta un altro episodio ancor più specifico, un viaggio a Genova: "Quando partimmo da Reggio Calabria sapevo che dovevamo recarci in quella città per recuperare dei soldi che le varie ditte che usufruivano del servizio mensa presso il bar dovevano dare al Mangiola. In realtà, durante il viaggio che fu effettuato all'andata in aereo, appresi dallo stesso che ci stavamo recando a Genova per portare una "imbasciata" ad una persona calabrese che in quei giorni doveva essere scarcerata dalla casa circondariale di Parma. Ricordo che mi disse che questa persona era stata in carcere con un esponente della famiglia Libri, non ricordo con precisione se potesse essere Pasquale Libri, Filippo Chirico o qualcun altro". Alla fine Mangiola riuscirà a portare la "imbasciata" e Paviglianiti precisa: "Ci recammo in un paesino fuori Genova del quale non ricordo il nome ed Edoardo, dopo aver chiesto informazioni, mi portò in una abitazione doveva abitava il fratello della persona detenuta a Parma. Si appartò con il fratello e dopo aver parlato per qualche minuto andammo via. Mi disse che non avevano notizie del fratello scarcerato". Ancor più della moglie di Mangiola, Tiziana Ventura, è dunque Paviglianiti ad aprire un mondo sulle attività criminali dell'uomo e sulle dinamiche interne alla cosca Libri: "In una circostanza a mia domanda all'Edoardo in proposito alla conoscenza da parte di Filippo Chirico dei viaggi per droga che noi stavamo effettuando, il Mangiola mi rispose che non doveva dare conto a Chirico, in quanto questi a sua volta, per le cose proprie, non informava Edoardo". A Paviglianiti, Mangiola avrebbe anche proposto l'ingresso formale nella 'ndrangheta: "Mi disse che avrebbe avuto piacere di farmi "un fiore", seppure non sia stato esplicito ho compreso chiaramente che con detta espressione gergale questi vuole essere iniziarmi nel percorso della 'ndrangheta. [...] Io risposi seccamente ad Edoardo: "Tu così mi vuoi bene?" e l'uomo sorridendo mi rispose che ne avremmo parlato più in là".