Anche Reggio Calabria scopre l'Urban Fit

urbanfitAMazze da muratore, pneumatici di camion o di trattore, segnali stradali, oggetti di uso comune e le condizioni climatiche che la giornata concede. Niente aria condizionata, distributori di bevande energetiche o musica di sottofondo: non c'è nulla dell'ambiente asettico e confortevole delle mega-palestre di ultima generazione nell'Urban Fit, il nuovo metodo di allenamento che sta prendendo piede a Reggio Calabria. "Noi siamo chiari fin dall'inizio: qui si suda, ci si sporca. Ma anche questo fa parte di un modo di tenersi in forma che riporta la gente ad allenarsi all'aria aperta, a contatto con la natura". A parlare sono Claudio Aiossa e Demetrio Rosace, i pionieri che hanno importato questo nuovo metodo di allenamento a Reggio Calabria. "Questa disciplina, questo sistema di lavoro sta andando per la maggiore in tutto il mondo. In America funziona da tanti anni, nel nord Italia è una realtà consolidata".
A Reggio, per i nuovi "adepti" dell'Urban Fit, l'appuntamento è al parco Baden Powell, ogni martedì quando la sera inizia a calare e il caldo africano dell'estate reggina da un po' di tregua. "Noi abbiamo voluto studiare e riproporre questo metodo di attività all'aria aperta basato su percorsi, esercizi che aumentano riflessi e destrezza, aggiungendo anche qualche elemento di difesa personale". Si impara a reagire in situazioni di pericolo come incendi o incidenti, a trovare rapidamente vie di fuga in situazioni di panico ma anche a saper reagire a eventuali aggressioni. "Abbiamo deciso di inserire qualche tecnica di difesa personale – spiega Claudio Aiossa – per aumentare anche il grado di sicurezza e di urbanfit4autostima nelle persone che si cimentano con questa disciplina. Negli anni abbiamo notato che più le persone praticano esercizio, più prendono coscienza del proprio corpo e delle proprie potenzialità. E questo con l'Urban fit – che implica lavorare a corpo libero, con degli ostacoli, con situazioni che devi saper interpretare – succede ancor più rapidamente". Un metodo di allenamento dunque, dedicato a finess e forma fisica, ma che ha anche riflessi immediati sulla vita di tutti i giorni. "In più si lavora in gruppo, ci si diverte, si impara a stare insieme e si recupera il contatto con la natura e l'ambiente" sottolinea ancora Aiossa. Niente che abbia a che fare con la corsa quasi autistica – cuffiette alle orecchie e sguardo rivolto allo specchio – su un tapis roulant in palestra o con movimenti e torsioni dettati da attrezzi e macchinari.
E forse proprio per questo anche a Reggio, la proposta dell'Urban fit piace. Uomini e donne, anzi – dicono i due – "soprattutto donne stufe delle canoniche palestre" hanno iniziato a partecipare agli incontri di Urban Fit. "Sicuramente è un'attività per chi ha voglia di lavorare perché non siamo fermi davanti a un attrezzo, non siamo in una palestra con l'aria condizionata – sottolinea Rosace – bisogna sudare tanto, bisogna fare tanti sacrifici, insomma è
 un lavoro tosto. Ma lo si fa con piacere perché si lavora all'aria aperta, in gruppo". Si torna insomma a quello che era in origine l'educazione fisica, il progressivo sviluppo di corpo e muscoli secondo le proprie potenzialità e naturali propensioni. Con buona pace dei "pompati da palestra" e dei fanatici del bicipite a vista.

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